24.

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Il giorno dopo, alle diciannove in punto, il citofono di casa delle ragazze suonò e Tiffany andò ad aprire, incurante della sua t-shirt bianca con la scritta "T'aint right, t'aint fit, t'aint proper" tratta da una delle sue serie TV preferite, "Poldark", macchiata in più punti di cioccolato. Sia lei che Ali erano abituate a rimuovere anche le macchie più ostili dai propri abiti, passando la maggior parte del tempo ai fornelli. In alcuni casi un grembiule serviva a ben poco e quel giorno Tif non lo aveva proprio indossato.

«Buonasera!» esclamò Alex, porgendole un altro dei pacchetti eleganti della Distilleria Leone, che Tiffany afferrò e soppesò con un sorriso grato e soddisfatto.

«Altro materiale su cui lavorare, bene!» esclamò, poi si fece da parte per farlo passare. Lei era in ciabatte e la differenza tra loro era ancora più evidente dell'ultima volta che si erano visti. Perciò Tif non si lasciò sfuggire l'occasione di dare una bella rimirata al fondoschiena del bell'Alessandro.

«Che profumino. Questa non è di sicuro un dolce» commentò Alex raggiungendo Alice in cucina. La ragazza era di fronte ai fornelli e rimestava dentro una grossa pentola quella che per il momento era una semplice – seppur deliziosa – zuppa di verdure. Più tardi, infatti, l'intenzione era di far ripassare – o meglio ribollire – in forno in delle cocottine la zuppa, per ottenere il magico effetto finale.

Tiffany intanto scartava l'incarto con dentro altri liquori portati da Alex mentre canticchiava "Creep" dei Radiohead che suonava in sottofondo. Adorava cucinare con classici rock in sottofondo.

«Ciao, Alex. Pensavo che più tardi sarebbe venuta fame a tutti, così ho preparato della ribollita.» Alice sorrise in direzione del loro affascinante vicino di casa, cercando di non lasciarti intimidire dal suo sguardo scuro e diretto. Perlomeno i suoi vestiti non avevano ancora nessuna macchia di cibo e in previsione dell'arrivo degli ospiti si era rifatta l'acconciatura, un'alta coda di cavallo. Tiffany, che invece non poteva essere meno interessata a fare colpo, concentrata com'era a lavorare, aveva la folta chioma riccia tenuta indietro da una fascia. Poco femme fatale e più senso pratico.

«Lorenzo ci raggiunge dopo?» chiese Tiffany, che era impaziente di mostrare il proprio lavoro e quello di Alice ai Leone.

Alex scosse la testa, mentre faceva scorrere lo sguardo curioso sul tavolo della cucina dove erano sistemati gruppetti di cioccolatini ripieni di rum e tartufi liquorosi dagli abbinamenti più disparati.

«Mio fratello non sta bene, ha preferito non salire. Si scusa tanto, ma era collassato sul divano, mi sa proprio che si è preso l'influenza.»

A sentire quelle parole gli occhi verdi di Alice si spalancarono e il suo cuore accelerò i battiti. No, non c'entrava il fatto che Lorenzo fosse ammalato. O meglio, non era per lui nello specifico, ma fin da sempre aveva provato un inspiegabile moto di tenerezza nei confronti dei ragazzi ammalati. Le piaceva assisterli e faticava a tenere nascosta questa sua strana "passione". Infatti Tiffany ne era al corrente, quindi si aspettava la frase seguente dell'amica.

«Dici che potrei andare a portargli un po' di ribollita, più tardi? Qualcosa di caldo gli farà solo bene.» La sua voce si era fatta acuta e concitata.

«Certo. Sempre che tu non lo trovi addormentato.»

Alice avvampò. Quello che non aveva avuto il coraggio di rivelare neanche a Tiffany era che lei adorava guardarli mentre dormivano. Non ci poteva fare nulla, era più forte di lei.

Tiffany si accorse dell'impasse in cui si trovava l'amica, anche non conoscendone fino in fondo il motivo, così offrì a tutti un po' dell'aperitivo che aveva preparato per l'occasione, a base di rum, acqua tonica, succo fresco di arancia e aromatizzato con della cannella in stecche. Se c'era una spezia per cui Tiffany aveva una specie di ossessione, quella era la cannella. L'avrebbe messa ovunque, anche sul corpo di un amante prima di un rapporto...

Poi, finalmente le ragazze iniziarono ad illustrare le svariate qualità di cioccolatini preparati, la notte in bianco e le ore di permesso strappate al lavoro avevano lasciato i loro frutti, nonostante la stanchezza, che cedeva il posto alla soddisfazione dei risultati ottenuti.

Anche se, come suo solito, Tif non era del tutto convinta sulla maggior parte delle ricette, essendo estremamente esigente.

Partirono dai bonbon fatti con il rum bianco. Tiffany ne prese uno dalla forma ovale e lo passò ad Alex, invitandolo ad assaggiare, prima di svelargli tutti gli ingredienti. Lui assaporò piano, con gli occhi socchiusi, e alla fine si leccò le labbra con discrezione. «Mi ricorda un cocktail che bevevo anni fa, quando uscivo con gli amici ai tempi della scuola...» mormorò, pensieroso.

«Il Daiquiri. Infatti mi ci sono ispirata» convenne Tiffany.

Alex annuì. «Mi piace molto.»

Indicò il tartufo, posto accanto ai cioccolatini come quello che aveva appena provato e Tif gli fornì subito spiegazioni: «Quello è sempre con rum bianco, ma lo ha pensato Alice...» s'interruppe, per coinvolgere l'amica, che sembrava essere su un altro pianeta. Le diede di gomito, riscuotendola.

«Oh, sì. È un tartufo con succo d'arancia e zucchero di canna in superficie» spiegò in tono sbrigativo, cacciando in mano un tartufo ad Alex, che lo assaggiò, stupito del modo di fare sbrigativo.

Tif sbuffò: «Per l'amor del cielo, Ali! Su, vai a vedere come sta Lorenzo, qui ci penso io» sussurrò all'amica, approfittando della distrazione di Alex che stava gustando il secondo dolcetto.

«Ecco... io... la ribollita...» borbottò Alice, riferendosi al fatto che la zuppa non fosse ancora ultimata.

Tiffany le venne in contro: «Forse se Alex ti lasciasse usare il loro forno sarebbe meglio, non vorrai mica andare in giro con una terrina incandescente.»

L'altro, che aveva frainteso tutta quella sollecitudine, felice comunque che ci fosse una ragazza così attaccata a Lorenzo, si complimentò con Alice per quel tartufo al rum bianco e arancia, poi la ringraziò per i riguardi che mostrava nei confronti di Lorenzo. Alice si schernì, poi versò un po' di zuppa in una pentola più piccola, prese il mazzo di chiavi che Alex le diede per entrare in casa, e in men che non si dica fu fuori dall'appartamento, diretta a casa Leone.

Tiffany scosse la testa ridacchiando, senza però riuscire ad evitare di pensare che era difficile non affezionarsi ad Alice e che Lorenzo era sempre mille volte dell'odioso Formaggioso.

«Quindi, torniamo a noi» riprese la ragazza, andando a sedersi al tavolo della cucina, dove altri gruppetti di squisiti bonbon li aspettavano per essere assaggiati. Alla fine, nonostante i mille dubbi di Tiffany, Alex approvò tutti i gusti e i suoi preferiti si rivelarono gli stessi della ragazza. Ovvero il cioccolatino con rum vanigliato e cacao aromatizzato al pepe e il tartufo con cristalli di sale grosso in superficie.

«E questo cos'è?» Alex si era mostrato estremamente curioso e desideroso di conoscere ogni lato del processo di ideazione e realizzazione di ogni dolce. In quel momento stava indicando una ciotolina in vetro dove poco prima Tif aveva cominciato a sciogliere degli ingredienti per realizzare ciò che più stava a cuore sia a lei che ad Alex: il cioccolatino con il rum al cioccolato e rosmarino.

«Oh... ecco, forse potrai aiutarmi, vedi, ancora non è pronto...» esordì, ma l'altro stava già intingendo un indice nella piccola ciotola, dimentico di ogni norma del decoro. Alex assaporò il composto dalla punta del dito lentamente, senza staccare gli occhi da Tiffany, che ricambiò quello sguardo pensando a quanto fosse sexy.

Però stava pur sempre provando un intruglio di cui lei non andava affatto fiera, perché era incompleto. Recuperò la sua professionalità e spiegò: «Quello sarebbe per il tuo nuovo rum, al momento ho usato più che altro massa cento per cento di cacao e vorrei renderlo un po' più dolce ma senza esagerare. Ovviamente tutto il cioccolato usato qui è fondente oltre il settanta per cento» precisò, alla fine.

«Perché, sotto il settanta per cento è cioccolato?» ribatté Alex, strizzandole l'occhio.

Tiffany pensò che erano molti i punti su cui si trovavano d'accordo e che sarebbe stato un piacere sia per gli occhi che per la mente lavorare con lui.

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