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L'indomani, Tif si destò prima della sveglia, lasciò l'amica a sonnecchiare e in fretta e furia si fece una doccia rapida nel secondo bagnetto della casa, si asciugò la folta matassa di capelli e si prese l'incarico di svegliare tutti con urla e modi da kapò, tra mugugni assonnati e sbadigli, ma lei ormai era lanciata. Convinse tutti a saltare la colazione, che tanto l'avrebbero fatta direttamente in fiera, e con passo da maresciallo li condusse verso il furgoncino in quella fredda e nebbiosa mattina milanese. Così, mentre Alice ed i fratelli si prendevano almeno un caffè in uno dei baracchini fuori dai padiglioni, lei era già in postazione ad estrarre con delicatezza: vassoi di cioccolatini, i sacchetti dei biscotti e le tessere di presentazione in gran quantità.

Tiffany temeva non bastassero tutti gli assaggi che si erano portate, e si stava già preoccupando su dove fare la spesa per prepararne degli altri ed averne di freschi appena fatti, nonostante li avesse cucinati nemmeno ventiquattr'ore prima. Si erano portate da casa tutto il necessario anche per temprare il cioccolato per i cioccolatini, ogni aggeggio potesse servire. Alice si era permessa di chiedere se era proprio necessario portarsi dietro anche la spatola in silicone, ma lei era stata irremovibile, anzi, si era quasi arrabbiata con l'amica: possibile che non capisse la portata dell'evento? Aveva pure pensato per un secondo: "Sono davvero socia di Alice?", ma si era pentita all'istante di averlo anche solo formulato come pensiero. Lei era solo una che voleva fare bene il proprio lavoro senza avere alcun genere di sorpresa.

Alice non si era preparata a quella fiumana di gente che già premeva prima delle dieci dalle porte in vetro d'ingresso.

«Sono in mezzo a un'apocalisse zombie» farfugliò quando poi la folla si riversò in un'onda colorata e avida verso di loro appena si fecero le dieci esatte.

Lorenzo si era seduto dietro il banco dello stand e la fissava divertito. «Non ci eri mai stata?»

«Qui no, forse solo una volta quando la facevano in centro a Milano... erano gli obej-obej, onestamente avevo tipo sedici anni e non ricordo bene.»

«Ah, la vecchiaia!» la canzonò Alex suscitando risate attorno.

L'altra cosa con cui Alice dovette fare i conti, era anche la voracità di quella folla bramosa.

«Che bei biscottini!»

Sono cinque euro abbinati con un liquore a piacimento, o due da soli.»

«Ah, non sono assaggi?»

«No, signora.»

Tiffany si disperava per non aver pensato agli assaggi, ma Alex placò sul nascere la sua piccola crisi. «Sono cavallette, per dare loro un assaggio avresti dovuto portare chili e chili di biscotti. Per il prodotto che vendi, il gioco non vale la candela.»

Tiffany era felice di avere Alex come spalla, aveva fatto bene i conti con lui, e vedendolo sorridere affabile a tutte le persone che si avvicinavano anche solo per chiedere se ci fosse l'assaggio gratis, si convinse ulteriormente che la loro unione avrebbe fatto scintille...

"Unione? Collaborazione" si corresse lei da sola, mentalmente, ma non poté evitare di pensarselo nudo che la prendeva da dietro, ma ricacciò in un angolo della mente quella scena inaspettata con uno sbuffo divertito.

Lorenzo invece era meno presente e giù di tono, e Tif prese mentalmente nota di cazziarlo al momento opportuno, quel pigrone.

«Lore, tutto bene?» gli chiese invece Alice, in tono gentile andandogli vicino.

«Mah, sì, forse stanco per la guidata di ieri.»

«Ma tu hai la febbre.» Lei gli mise una mano fresca sulla fronte, e d'immediato Alex liquidò l'ennesimo "niente assaggi?" e anche lui gli poggiò il dorso della mano in viso.

RUM MATESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora