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Il volantino disegnato da Paride fu pronto giusto in tempo affinché Alice potesse farne alcune copie di straforo al lavoro. La ragazza stava giusto studiando con espressione allegra il disegno che Paride aveva fatto di lei e Tif, dove entrambe indossavano grembiuli e abiti da pasticcere e tenevano in mano un vassoio a testa contenente dolci dall'aria deliziosa. Ancora non aveva sentito Amodeo, così, spinta da un impulso, scattò una foto all'originale dei volantini e lo inoltrò al suo ragazzo.

Non osò aggiungere nessuna didascalia al messaggio, timorosa che lui potesse sminuire qualsiasi cosa gli avesse scritto. Cercò di non pensare più alla sua situazione sentimentale, raccolse i volantini fotocopiati, circa una cinquantina – tanto non pagava lei, ma l'azienda! - e ne lasciò una decina in sala relax, dove gli impiegati si fermavano durante le pause per mettere qualcosa sotto i denti. A tal proposito c'erano anche un paio di vecchi forni a microonde che però il più delle volte non funzionavano.

Mentre stava per rimettersi alla scrivania, Alice ricevette una risposta da Amodeo. Nonostante se l'aspettasse, ci rimase lo stesso male.

È evidente che non hai una cazzo di considerazione per te stessa. Non ho nemmeno voglia di chiamarti, sono troppo incazzato.

Alice dovette correre in bagno, prima di scoppiare a piangere di fronte a tutto l'ufficio.

Stringeva ancora il cellulare tra le mani, quando questo si mise a suonare.

Alice ci mise qualche istante prima di rispondere, cercando di darsi un contegno e recuperare il fiato corto, dovuto sia alla corsa in bagno che al pianto.

«Ohi» mormorò, concedendosi un sospiro di sollievo quando notò che si trattava di Tiffany.

«Cominciavo a credere che preferissi stare al telefono con quei cretini dei clienti piuttosto che parlare con la tua amica e socia!»

«Ero un attimo presa, stavo...»

L'altra la interruppe: «Quel Formaggioso di merda! Giuro che se lo prendo gli strappo le palle e gliele faccio ingoiare!» A volte Tiffany era piccola quanto sboccata nel parlare, ma Alice ci era abituata. Sapeva anche che l'altra avrebbe ripreso a raccomandarle di lasciare Amodeo, così si affrettò a cambiare argomento. «Ho i volantini pronti. Stasera esco alle diciassette dal lavoro. Che dici, passo dal negozio così ne lasciò un po' lì e poi vado a portarne qualcuno in giro?»

«Mi sembra un'ottima idea. Io ho già cominciato a spargere la voce di persona. Poi, mi chiedevo... ora che il Formaggioso è fuori dai giochi, che ne dici se andiamo a trovare i nostri nuovi vicini? Potremmo lasciare un volantino anche a loro.» Alice sentì Tif ridacchiare e borbottare qualcosa riguardo a un paio di mutande.

«Io e Amodeo non ci siamo lasciati» ribatté.

Fece finta di non sentire il "non ancora" di Tiffany, chiuse la chiamata, poi, prima di tornare alla sua scrivania, fece tappa alle macchinette e prese un Bounty che scartò e divorò ancor prima di essersi riseduta davanti al PC.

*

C'era una buona ragione per cui Tif chiamava Amodeo "Formaggioso": lui lavorava nell'onorato caseificio di famiglia, attività che mandavano avanti da quattro generazioni e che lui portava orgogliosamente avanti.

Solo che odorava di formaggio stagionato in qualsiasi mese dell'anno, e Tif aveva un rapporto complesso con quell'alimento in particolare, e ai tempi, quando ancora usciva con Amodeo, aveva provato a spiegarglielo.

No crudo, sì cotto.

No intero, sì grattugiato.

Poco, senza esagerare.

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