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Natale era alle porte, e Tiffany non voleva farsi cogliere impreparata.

«Più cannella» sentenziò masticando il biscottino di pan di zenzero appena sfornato.

Alice sgranocchiò il suo con fare pensoso. «Beh, io trovo che a spezie vada bene, ma questo lebküchen andrebbe arricchito con una piccola dose di glassa al cioccolato fondente.»

«Cannella.»

«Dai, non iniziare con 'sta cannella! Mi pare ben equilibrato come sapore.»

Tiffany storse il naso e riempì di glassa la sua sac-à-poche. «Sarà» ribatté con un'alzata di spalle, decorando un biscottino scuro a forma di omino.

Alice sbuffò divertita. «Sei proprio una nazista della cannella. Ma senti, quando arrivano i tuoi?»

L'umore di Tiffany si riprese subito.

«Il 24 mattina, partono il 23 notte!» disse tutta felice. «Sono contenta che vengano, mi spiace non scendere giù dalla famiglia, ma ci tenevo a ultimare per bene questo buffet di dolci per il 26.»

«Che carini, adoro i tuoi genitori! Non vedo l'ora che mamma Rosa venga a coccolare un po' anche me.»

«I tuoi invece sono partiti ieri, vero?» inquisì Tif affrettandosi a togliere dal forno delle formine profumate di panforte e di piccoli zelten.

L'amica sospirò alzando gli occhi al cielo. «Ma chi li ferma più quelli. Basta, eh, dopo la pensione il babbo deve togliersi i suoi sfizi.» Misero in fretta le formine di panforte a prendere aria ora che erano ancora calde, adagiate su una griglia per raffreddarle con calma prima di spolverizzarle con lo zucchero a velo. Alice si chiese se fosse il caso di tenersi uno dei campioni di dolcetti da tirare fuori casualmente mentre passava Neri in ufficio, e offrirglielo con occhi adoranti... Oddio, peggio di una liceale giapponese sotto San Valentino.

«Povero il tu' babbo! Se la merita questa vacanze in crociera. Ci pensa la famiglia Tortora a farti festeggiare un Natale come si deve.» Tiffany si puntò il pollice sulle tette prominenti, facendola ridere di cuore e distraendola dai suoi pensieri monotematici.

Aprirono le finestre in quel freddo pomeriggio invernale per cambiare aria in casa, e a Tiffany cadde l'occhio sul cliente che usciva dalla Distilleria Leone. Si trovò a sperare di vedere Alex affacciarsi fuori, ma la porta di vetro rimase chiusa. «Ehi, Ali, prima di iniziare a friggere struffoli, turdilli e cartellate... ti andrebbe di scendere dai Leone? Mia nonna ha sempre usato un liquore all'anice ma mi sarebbe piaciuto qualcosa di particolare loro.»

«Ottima idea!» la appoggiò Alice illuminandosi tutta. «Mi stavo giusto chiedendo se Lorenzo fosse tipo da panforte o meno. Coraggio, zucchero a velo e li infiliamo in due pirottini colorati, così ci dicono la loro, che dici?»

«Approvo!»

«Ehi ragazze.» Lorenzo le salutò con un sorriso che gli creò una fitta ragnatela di rughe attorno agli occhi scuri dal taglio obliquo da gatto, ed Alice non poté che ricambiare contenta, annunciando con voce squillante: «Panforte!»

Tiffany fece ondeggiare il sacchettino in cui aveva infilato il tupperware con i piccoli omaggi, e con un'occhiata fugace cercò Alex.

Anche lui sorrideva gentile nel vederle, da dietro il bancone.

Era vestito in modo più semplice del solito: una t-shirt crema stemprata da una giacca in tweed grigio fumo, i ricci scuri attorno all'ampia fronte più scarmigliati del solito. Gli occhi scuri le guardavano con pacata gentilezza e per un attimo Tif ne fu quasi... ferita? Si riscosse e gli andò incontro con incedere sicuro.

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