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Alice tutto sommato se la cavava alla grande. Era stata proprio una gran bella soddisfazione dare le dimissioni dal suo opprimente lavoro di operatrice telefonica, anche se le era dispiaciuto per Neri, visto che con buone probabilità non l'avrebbe più rivisto. La cosa l'aveva fatta frignare un pochino l'ultimo giorno di lavoro, dopo averlo salutato mentre se ne usciva per l'ultima volta da quella lurida porta di vetro. Era rimasta come al solito delusa dalle aspettative: si era figurata che all'ultimo Neri l'abbracciasse con passione, confessandole che lui era follemente innamorato di lei, e ci sarebbe stato poi un bacio da fuochi d'artificio, applausi e fischi d'approvazione.

Nulla. Dopo qualche mese, Alice aveva dovuto ammettere che, in effetti, forse forse Neri non era mai stato interessato a lei, e lei come al solito aveva ricamato un po' troppo sopra la sua gentilezza nei suoi confronti. Stava di fatto che dopo tre mesi non ne sentiva più la mancanza. Quella che la mandava davvero nel pallone era un'altra persona. Lorenzo era completamente sparito dalla circolazione e lei si disperava in quanto non ne sapeva il motivo.

Lo aveva offeso? Aveva cambiato idea su di lei? un alieno lo aveva rapito e sostituito con un automa?

Lei gli scriveva per sapere come andasse la distilleria, se volesse passare per un caffè o una birretta e farsi due chiacchiere, o se gli andasse di venire ad assaggiare la loro ultima creazione (di recente si erano lanciate sulle richiestissime cream tart decorate con macarons e fiori commestibili, e si erano sbizzarrite sui gusti più disparati). La risposta arrivava sempre tardi, stringata e molto vaga, declinando l'offerta perché era tardi, aveva altri impegni, oppure le faceva sapere più avanti. Senza però poi farle sapere nulla.

Alice bagnava il proprio cuscino con calde lacrime, dormiva e sognava Lorenzo, che magari tornava sorridendo da lei dicendo che non vedeva l'ora di provare il suo macaron rosa-pistacchio, oppure lei che lo cercava ma lui scappava via correndo per vicoletti tortuosi dove lei non riusciva a raggiungerlo mentre singhiozzava dietro di lui, per poi svegliarsi e cadere in cinque minuti di sconforto più nero, dove lei decideva che quella sarebbe stata una giornata no a prescindere.

Tutto pareva ricordarle Lorenzo: quel film di certo a lui sarebbe piaciuto, quella maglietta buffa lo avrebbe fatto ridere, oppure le sue nuove scarpe lo avrebbero fatto sbuffare e roteare gli occhi in alto. Tanti momenti senza di lui, vuoti grandi e piccoli, che le facevano sembrare la vita come una fetta di groviera bucherellata.

Dopo un altro di questi suoi sogni malinconici, Alice decise che ne aveva decisamente le tasche piene di quella sé stessa frignona.

Così si alzò e svuotò la stanza di ogni cosa che le ricordava Amodeo. Buttò pure la foto sul comodino che tanto le piaceva, e vedendo cadere la cornice nel cestino si sentì leggera.

Si preparò un caffè, uscì nell'aria frizzante del mattino di quell'inizio aprile e andò dritta dal parrucchiere.

Dopo sette anni tagliò la sua lunghissima chioma castano chiaro a favore di un caschetto sbarazzino che le sfiorava le spalle. Guardò stupita quell'Alice nuova allo specchio, e le piacque da subito. Per terra giacevano ciocche della vecchia Alice lagnosa, e lei la fissava senza alcun rimpianto. Pagò e se ne tornò a casa camminando a un metro da terra, sentendosi bella, libera e felice.

Tiffany rientrò in casa dopo aver dormito da Alex, e restò un attimo congelata al vederla trotterellare in giro con il suo nuovo look. Poi corse ad abbracciarla con foga e rimasero un po' strette, se la risero felici assieme e decisero di uscire a mangiare sushi.

Tornarono al loro laboratorio e lavorarono sulla pasticceria mignon per il tavolo dei dessert per il matrimonio imminente. In tarda serata tornarono a casa, Tif perché aveva una cena romantica con Alex. L'avrebbe portata in uno dei ristoranti più eleganti della serata e Alice l'aiutò a scegliere l'abito più bello del suo guardaroba, un tubino color lavanda che le modellava le forme sinuose alla perfezione e le acconciò i capelli in una crocchia, lasciando dei deliziosi boccoli a incorniciarle il viso. Poi, una volta che l'amica fu uscita, le guance imporporate per l'emozione, si infilò il pigiama e si accomodò sul divano, per gustarsi una commedia romantica in tutta tranquillità, con un piattino di alcune meringhe la cui forma Tif non era del tutto soddisfatta che avevano portato a casa per mangiarle ed evitare così di buttarle.

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