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Alex prese un pan al ramerino a forma di teschio e lo studiò con approvazione, prima di morderlo, assaporando il gusto appena dolce mischiato all'aroma del rosmarino e al sapore acidulo dell'uva passa. Era semplicemente delizioso.

Tif lo sapeva bene, perché non solo aveva utilizzato rosmarino e uva passa provenienti dalla scorta personale di Duccio, ma anche l'olio d'oliva extravergine nell'impasto era fornito da uno dei produttori locali presenti alla festa.

«Trovo che sia ammirevole quello che fate tu e Alice» commentò Alex, mostrando una certa abilità nel masticare senza fatica nonostante i canini finti.

L'altra lo guardò con aria interrogativa. «Intendi riguardo al fatto che abbiamo deciso di avviare un'attività tutta nostra?»

Lui scosse la testa. «Non solo quello.» Accennò all'allestimento di dolci tra cui spiccavano ricette tradizionali che erano state stravolte per restare fedeli al tema della festa. «Mi riferisco a tutto questo. Avete osato, non solo mettendovi in gioco dal nulla, anche sperimentando ricette e sapori che per alcuni potrebbero sembrare fuori dal comune.»

Quella sera non solo Alice aveva bevuto un po', ma anche Tif, spinta dall'euforia del successo dei loro dolci. Perciò non si fece remore quando rispose ad Alex: «Credo che se si hanno le capacità ci si debba mettere in gioco. Se ti senti di fare una cosa non stare ad ascoltare chi cerca di buttarti giù. Secondo me tu sei una persona davvero in gamba, Alex, solo che sprechi le tue potenzialità perché non hai il coraggio di metterti in gioco e di importi.»

Il maggiore dei fratelli Leone non ebbe modo di ribattere perché Duccio aveva chiamato Tif, da qualche metro di distanza. La ragazza si allontanò quindi, barcollante per l'effetto dell'alcol e si gettò tra le braccia del suo bel pirata.

«Che dici, ce ne andiamo?» gli propose, dopo un lungo bacio sulle labbra.

«Mi sembra una buona idea» ribatté lui, che era il più lucido della coppia. «Magari Alice ha bisogno di un passaggio» aggiunse poi, alludendo alla ragazza che si agitava a ritmo di musica dall'altra parte della stanza, ad occhi chiusi e visibilmente ubriaca. Tif, che non era così ubriaca da rinunciare a un paio di giochetti tra le lenzuola con Duccio, storse un attimo il naso, poi si disse che tanto Ali era così andata che sarebbe crollata subito appena arrivati a casa.

Raggiunsero l'altra, poi, con l'aiuto del più sobrio che restava sempre Duccio, avvisarono i volontari che avrebbero custodito il buffet di dolci fino alla fine della festa, recuperarono le loro cose e se ne andarono. Duccio sembrava il capitano di una nave, soddisfatto, con al braccio le sue due concubine.

Per i tre però la festa non era finita lì.

Mentre prendeva posto sul posto accanto al guidatore, Tif dovette spostare una bottiglia di un misterioso liquore, che non riportava nessuna etichetta. Incuriosita, chiese spiegazioni a Duccio.

«Quello è un liquore che mi ha regalato Alex, è una sua sperimentazione. Un rum aromatizzato al rosmarino e cioccolato.»

Le orecchie di Tif si aguzzarono. «Davvero?» Dentro di sé pensò ancora che, se fosse sottostato alle direttive del padre, il talento di Alex sarebbe andato sprecato e lui non si sarebbe mai davvero realizzato.

Duccio annuì e svoltò, uscendo dal parcheggio. Sul sedile posteriore, Alice, che ogni volta che si parlava di Alessandro si sentiva in qualche modo coinvolta, intervenne: «Propongo di assaggiarlo come bicchiere della staffa.»

Duccio si disse d'accordo e anche Tif non fu da meno, sia perché era incuriosita di scoprire fin dove si fosse spinto Alex, sia perché con altro alcol in corpo Ali sarebbe finita KO e lei e Duccio avrebbero avuto campo libero.

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