-In spite of everything- -nonostante tutto-

capitolo 6

Gabriel's pov:

"Hola mamà (ciao mamma)" risposi alla telefonata dopo essermi lasciato alle spalle la polpettina nel suo nuovo studio.

"Hola a ti mi pequeño (ciao a te piccolo mio)" la voce calda, dolce e rassicurante dell'unica donna della mia vita, oltre mia sorella, che fa sentire a casa, riempie il silenzio creato e  mi fa sorridere il cuore. Non la sentivo da quasi una settimana e devo ammettere che mi è mancata parecchio.

" Tutto bene mamma? E' successo qualcosa? Adelina e June stanno bene?" domando preoccupato che possa essere successo qualsiasi cosa ai miei fratelli.

"Gabriel amor calmati" soffia dall'altro capo del telefono "stiamo tutti bene caro, ti ho chiamato perchè come ben sai tra pochi giorni è il compleanno di June e lui ... beh vorrebbe -"

"Mamma ho molto lavoro da fare non posso congedarmi per qualche giorno, mi spiace ma devo declinare il tuo invito, tramutato dalla richiesta di June per avermi lì il giorno del suo compleanno, li manderò qualcosa, come regalo di compleanno io-" non contenta di essere stata interrotta, mamma interrompe me, con i suoi modi delicati e gentili .

"càllate el macho cabrìo (zitto caprone)" sbuffa sicuramente pizzicandosi la punta del naso, come se dovesse giocare d'astuzia per placare una crisi di nervi in arrivo. "In realtà, quest'anno la richiesta di June consisteva nel venirti a trovare e stare per qualche giorno con il suo fratellone brontolone".

"June qui alla base?" dico grattandomi la nuca, spiazzato dalla richiesta di mio fratello.

"Cos'è sei diventato sordo a furia di ascoltare ogni giorno tutte quelle dannate armi da fuoco esplodere? Si Gabriel, ti prego non costringermi a darli l'ennesima risposta negativa" chiede quasi del tutto supplicandomi. "E prima che tu dica qualcosa, mi sono informata, e ho parlato anche con l' ammiraglio  Thomas, non ci sono missioni eminenti presenti sul tuo calendario, quindi por favor mi amor (per favore amore mio)".

"Va bene mamà, ma sette giorni, non di più, sai perfettamente che questo posto non è adatto a un bambino  come June, ci sono troppi rumori e questo potrebbe renderlo ancor  più irrequieto".

Infondo è un bene che sia June a venire qui da me. 

Mi appello ad ogni scusa possibile  per non tornare a casa mia. Non ci torno da anni ormai. Ci sono fin troppi ricordi impregnati in quelle quattro mura. Ogni volta che ci metto piede il passato è in agguato pronto ad  opprimermi. Non smetto di pensare. 

Non smetto di pensarlo.

Da quando quel fottuto giorno mi abbandonò esalando l'ultimo respiro prematuramente per colpa di una fottuta malattia  bastarda che lo ha consumato in neanche tre mesi, non riesco più a vivere spensierato. 

Fui l'ultima persona a udire la sua voce, profonda e roca, un po' simile alla mia. Ricordo ancora come - con la poca forza rimasta- afferrò la mia mano e la strinse nella sua e supplicandomi mi chiese di prendermi cura della nostra famiglia, della sua princesa, mia sorella Adelina, così la chiamava; della sua  reina (regina) ovvero la mia mamma, Esmeralda e di June il  pequeño de la casa, che sarebbe arrivato circa tre mesi dopo la sua dipartita.

Nulla fu più lo stesso quando dicemmo addio al suo corpo, pregando affinché la sua anima potesse raggiungere la felicità tanto attesa, dopo ciò che ha dovuto affrontare.

La mamma ha dovuto occuparsi di tutto, preoccupandosi di diventare la figura portante della casa, facendo anche da padre, per questo cercai di prendere le redini in mano, ma evidentemente sbagliai qualcosa, forse quel giorno non avrei mai  dovuto lasciarmi abbindolare dalla bontà che il mio cuore cercava disperatamente in ogni persona,  e probabilmente mi sarei risparmiato ben quattro anni di riformatorio, e sarei stato molto più d'aiuto alla mia mamma, che nonostante tutto non ha mai smesso di volermi bene, come solo una madre sa fare.