capitolo 30

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Rachele's pov:

Apro gli occhi lentamente e mi giro più volte su me stessa, beandomi del profumo -forte e virile- impregnato nell'abitacolo.

La tenda del tenente colonnello.

La tenda dell'uomo che è stato il mio primo in tante cose.

La tenda di un ragazzo ammazzato dal senso di colpa che chiede soltanto un po' d'amore.

Il posto accanto a me è freddo.
Segno che Gabriel  è uscito da molto.

Questa notte è stata inspiegabile.

Quando siamo tornati nell'accampamento dopo esserci mostrati all'altro nuovamente senza scudi e armature,  mi ha portato nella sua tenda.

Voleva dormire assieme a me.

Mi ha coccolata con una dolcezza disarmante.

Amo la sua dolcezza.
Amo i suoi gesti amorevoli che riserva soltanto a me.

Penso che mi stia viziando un po' troppo.
Sarà dura ritornare alla normalità.

È un pensiero egoista lo so... ma vorrei tanto che lui smettesse di ascoltare quelle voci infondate nella sua testa e lasciasse parlare il cuore.

Sempre se lui provi qualcosa ... per me.

Con rammarico, la mia coscienza fa appello al mio cuore ricordandomi di non creare aspettative perchè nonostante cerco di non ammetterlo, so per certo che Gabriel non cerca sentimentalismo.

A malincuore mi alzo.
Mi dirigo verso il mio borsone per prendere il cambio e cerco di tornare alla tenda dove ho pernottato per indossare i vestiti scelti.

Esco poco dopo sistemandomi meglio i pantaloni in lino bianco.

Come se fosse un canto ammaliante delle sirene, che portano alla deriva i marinai, i miei occhi vengono calamitati su di lui. Lo vedo in tutta la sua bellezza avanzare verso  il termos di caffè. Studio il suo corpo scolpito con il pantalone mimetico abbassato sulla vita con l'elastico dei boxer che evidenzia perfettamente il solco dei fianchi ben allenati; e poi il petto nudo e tatuato.

Poi le braccia e infine le mani.

Le sue mani...

"Mio Dio Gabriel, cosa hai fatto?" Corro in sua direzione, preoccupata.
Le nocche sono spaccate su entrambe le mani.

Sanguinano.

"Mi sono soltanto allenato Rachele" dice come se nulla fosse successo, come se le sue mani non avessero le nocche scorticate.

"Hai preso a pugni cosa esattamente?" Accarezzo piano le mani sfregiate, sotto i suoi tentativi di ritrarle dal mio tocco.

"Volevo soltanto scaricare la tensione e il tronco dell'albero mi è sembrata la scelta migliore".

"Cosa ti passa per la testa" inizio a blaterare ormai del tutto trasformata nella versione più cruenta di mia madre "hai bisogno di essere medicato" e solo allora mi complimento da sola con tanto di bacio sulla fronte per aver portato il mio kit delle emergenze.

Uomini ... eterni bambini capricciosi e disubbidenti.

"Non serve, sono solo dei piccoli tagli" cerca di svignarsela.

... anche saccenti, modesti e presuntuosi.

Aumento la presa sul suo polso con entrambe le mani. Con una mi è impossibile. E' troppo grande e virile "Serve invece".

****
"Ti fa male?" Chiedo quando poso il cotone impregnato di disinfettante verde sulle nocche della mano destra.

"Un po'" ribatte con un leggero fastidio nella voce.
Sarà sicuramente per il bruciore.

-In spite of everything-  -nonostante tutto-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora