capitolo 4

1.5K 58 44
                                    

Rachele's pov:

" ... Sofia ti prego, non lasciarmi!" grido con voce spezzata da un singhiozzo che fuoriesce prepotentemente dalle mie labbra.

"Apri gli occhi, ti prego guardami, parlami ti prego sorellona, ti prego!" cerco invano di fermare l'emorragia di sangue che esce abbondantemente dalle braccia di una piccola ragazzina ora inerme sul pavimento gelido del bagno.

I suoi occhi - un tempo  grandi e pieni di vitalità-ora sono chiusi contornati di viola, quelle labbra che ogni volta -anche nei momenti più seri- si piegavano per formare il sorriso più bello, rassicurante ed affettuoso che avessi mai visto e quelle guance paffute che si gonfiavano quando tratteneva le risate, contenute in un viso radioso e leggermente olivastro - molto più scuro del mio però- avevano lasciato spazio ad un colorito grigiastro. Segno che tutta la vitalità celata all'interno di quel corpo, di quell'anima e quell'essenza che apparteneva a mia sorella era stata risucchiata dalla morte, che bastarda si era presa  un pezzo del mio cuore.

Il respiro ormai è diventato  fin troppo corto, segno che sto per avere inizio un attacco di panico.

E' come se qualcuno mi stesse strangolando, cazzo.

***

 Mi sveglio improvvisamente, sedendomi sul morbido materasso, grondante di sudore. 

Di nuovo questo fottuto incubo. 

Passo distrattamente la mano sulla fronte bagnata e mi raccolgo i capelli in una crocchia disordinata.

Il dannato incubo di quella cazzo di notte, pare non volermi ancora lasciarmi andare.

Se chiudo gli occhi posso vedere ancora davanti a me   la mamma e il papà entrare in bagno dopo avermi sentita urlare, prendere il corpo di Sofia, cercando di fermare - o meglio provare anche loro- il flusso sanguigno e chiamare i soccorsi, che però arrivarono troppo tardi, dato che il destino aveva fatto già il suo percorso.

Ho bisogno d'aria.

Tutti questi ricordi non fanno bene alla mia salute mentale.

Con uno scatto veloce mi alzo dal letto pronta ad affacciarmi dal piccolo balcone nella stanza, ma non mi basta. 

Adesso la stanza mi sembra davvero molto piccola. Mi sento soffocare ancora di più

Devo cercare un posto abbastanza arieggiato. Forse sarà meglio andare sull'attico, osservare la luna o ascoltare il rumore delle onde del mare sfrantumarsi sulla battigia. Potrebbe essere un'ottima soluzione.

Controllo l'ora dal display della sveglia sul comodino, segna le tre del mattino. Perfetto! Non ci dovrebbe essere nessuno in giro. 

Mi sistemo pigramente il pantaloncino e la maglia over size che indosso, metto gli occhiali da riposo -  che uso specialmente quando leggo-  e scalza mi incammino verso l'attico mostratomi qualche ora fa dal tenente.

A passo svelto ma silenzioso, mi appresto ad uscire dalla camera, socchiudendo la porta, senza fare il minino rumore. Passo davanti alla camera dell'energumeno del mio capo, da cui però provengono dei suoni strani. Gemiti di piacere accompagnati da ringhi gutturali e qualche sonora sculacciata.

La donna ha una voce stridula, quasi familiare. 

Ma certo! E' la voce di Natalia. Dio che schifo!

Non sono nessuno per giudicare, ma cazzo un po' di contegno. Che le tappasse la bocca con qualcosa almeno.

Proseguo schifata per la mia meta (quasi correndo): la porta anti-incendio -l'entrata per l'attico-, cercando di non ascoltare più del dovuto quello che in questo momento sta avvenendo dietro quella porta di legno scuro.

-In spite of everything-  -nonostante tutto-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora