capitolo 42

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Esmeralda's pov:

Morte.

La morte è la permanente cessazione di tutte le funzioni biologiche che sostengono un organismo vivente. Derivato sia da un evento specifico, sia da una condizione permanente e irreversibile.

Con la morte termina l'esistenza di un vivente, o più ampiamente di un sistema funzionalmente organizzato.

Almeno questo è quello che pensa la scienza.

Ma ci sono diversi pensieri che contraddistinguono il vero significato di morte.

Come ad esempio nella religione, dove ricorrente è l'accomunamento della parola morte a viaggio, in quanto per i fedeli di un credo, quella che noi temiamo, non è la fine, ma il fine per raggiungere la meta divina attesa a lungo durante la propria vita terrena.
Come pensava il mio Nathan.

La morte però è anche paura.

La morte è ignota, arriva inaspettatamente, perchè avanza verso di noi in punta di piedi senza emettere nessun suono.

Nessuno conosce ciò che si cela dietro di essa, cosa accade quando si oltrepassa il velo sottile del mondo terreno per entrare in quello ultraterreno.

Oggi però la morte tornerà dal luogo esatto da cui è venuta con un calcio in culo, perchè mio figlio sta resistendo alle cure.

Quando Thomas mi ha avvertito con una telefonata anomala nel cuore della notte- della situazione in cui versava il mio bambino, per poco non rischiavo di svegliare tutto il vicinato per il forte pianto.

"Gabriel e Rachele sono stati rapiti e noi stiamo facendo il possibile per ritrovarli" mi ha detto con tono calmo.

Sono scoppiata a piangere.
Soffocavo i miei singhiozzi nella mano stretta a pugno.

Mia figlia Adelina ha pianto con me, condividendo una parte di dolore quando le ho dovuto comunicare la sorte del fratello.

Non vivevamo più.
La paura era ormai sovrana in casa.

"Lo riporteremo da te sano e salvo ..." ha poi promesso concludendo la chiamata maledetta.

Settimane dopo un'altra chiamata legata a una speranza poco sicura mi ha fatto trattare in direzione dell'ospedale indicatomi da Thomas stesso.

Lo spettacolo che mi si paró davanti mi lasciò perplessa.

Fili, tubi sporgenti dalle narici che conducevano fino all'interno della bocca.
La carnagione cadaverica del mio bambino, mimetizzarsi con il lenzuolo bianco che lo copriva mi ha fatto collassare, nel giro di neanche due minuti.

Ho rivissuto per un attimo il tragico ricordo di mio marito.
Il mio Nathan.

Vedere mio figlio in quelle condizioni mi ha dilaniato l'anima.

"Coma balistico".

È così che hanno dichiarato la condizione di Gabriel, ormai steso in quel letto senza emozione da più di cinque mesi.

I dottori sono stati molto attenti a dare le cure che Gabriel necessitava e di certo il mio occhio vigile ha intimato loro di prestare completa dedizione.

La situazione critica di cui inizialmente si parlava ha causato notti insonne e crisi di panico.

Il Mount Sinai Hospital, è tra le cliniche più all'avanguardia di tutta New York e grazie anche alla posizione che Gabriel ricopre all'interno dello stato americano e alla buona parola messa dall'ammiraglio Jefferson, il reparto traumatologico specializzato soprattutto nelle ferite da arma da fuoco, monitora ogni ora la condizione di mio figlio.

-In spite of everything-  -nonostante tutto-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora