capitolo 32

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Gabriel's pov:

Timore.

Lo stato d'animo ansioso o sospettoso di chi considera la possibilità di un evento dannoso, doloroso o comunque spiacevole: aver l'animo diviso tra la speranza e il disagio.

Spesso inteso come sentimento di soggezione o di rispetto nei confronti di una persona autorevole.

Molte persone però confondono questa sensazione con la paura.
Ma sono due cose apparentemente diverse se pur alla base suscitano quasi le stesse sensazioni.

Il timore è una condizione molto comune e naturale, anzi necessaria, perché è quella che ci difende dai pericoli, dai rischi.
La paura è una forma un po' più intensa di timore, che ci assale soprattutto quando ci troviamo di fronte un pericolo e cerchiamo di reagire.

Queste stesse sensazioni le sto provando ora al cospetto della riccia.

Ho una brutta sensazione.

"Cosa?" La guardo interdetto "Spiegati meglio Rachele".

"Quando siamo tornati dalla foresta, all'interno della mia stanza, ho trovato un pacco che conteneva dei documenti, riguardanti il tuo passato tenente" risponde lei con voce piccola.

"Chi cazzo lo ha mandato" sbotto ormai accecato dalla rabbia, rivolgendomi però al mio amico rimasto fermo sul posto.

"Noi pensiamo sia stata Jhona" Anthony prende finalmente parola, scambiandosi un'occhiata complice con Rachele.

"Grandissima stronza" lo sapevo che non c'era da fidarsi di lei, porca troia.

Sferro un colpo sul sacco che fa cigolare la catena attaccata al soffitto, facendo spaventare la polpettina.

"Mcwhite potresti usare uno dei tuoi metodi per cercare di capire da dove siano state prese tutte quelle informazioni e soprattutto risalire oltre alla fonte anche al mittente?" Mi tampono la fronte con l'asciugamano e levo l'airpod dell'orecchio.

"È in cartaceo, sarà difficile, ma ci proverò" e senza aggiungere nient'altro lascia la stanza.

Ora rimaniamo solo io e Rachele.

Il fatto che lei sappia anche solo una minima parte della mia vita, del mio passato e delle cazzate che ho fatto mi rende timoroso. Del tutto nervoso.

Timoroso del suo giudizio.

Molte persone mi hanno parlato, facendomi sentire una merda.
Un ragazzo sbagliato. Mi hanno compatito, se pur cercassi disperatamente di sfuggire dalla pietà della gente.

Ho sopportato ogni tipo di giudizio, ma il timore che anche lei possa farlo mi devasta.

"Gabriel" inizia a parlare quasi impaurita nel farlo.
"Mi è sembrato giusto dirtelo affinché anche tu sappia" si avvicina lentamente entrando nel recinto delimitato da corde rosse e blu.

"Ho letto quei fogli -anche se non ho capito tanto, il linguaggio giudiziario è abbastanza complicato" sorride lievemente cercando di addolcire la situazione "... con l'unico scopo di capire il loro contenuto... e vorrei anche dirti che io non credo a ciò che i documenti raccontano".

"E perchè? Infondo 'carta canta' no? Mi vuoi dire che non credi a ciò che hai letto... per quale motivo preciso?" Ho bisogno di allontanarla. E per farlo, devo ferirla.

"Perchè so che dentro di te c'è del buono e io l'ho visto, anche se non vuoi ammetterlo".
I suoi occhi diventano lucidi.

"Ti sbagli!" Tuono atono "io sono ciò che hai letto".

-In spite of everything-  -nonostante tutto-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora