capitolo 11

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Rachele's pov:

"Sai che è da maleducati origliare Albòndiga?" la sua voce profonda mi inchioda sul posto.

Beccata!

"Io, non- non stavo origliando" cerco di giustificare l'evidenza, cosa al quanto impossibile, dato che i suoi zaffiri blu sembrano essere peggio del tribunale dell'inquisizione che mandava a rogo le  streghe durante i primi decenni del rinascimento.

"E allora cosa stavi facendo Albòndiga?" marca l'ultima parola, quel dannato nomignolo- a cui  ancora non riesco ad attribuire un cazzo di significato-, facendo schioccare la lingua sul palato.

"Ero venuta qui per stare da sola, magari contemplare la luna in silenzio " cerco di mostrare la mia solita sicurezza che  vacilla ogni  volta che mi è vicino "non pensavo ci fosse qualcuno".

"Allora vieni pure a contemplare la tua amata luna, dottoressa" mi osserva spudoratamente il corpo coperto da un pigiama grande tre volte  la mia taglia e la coperta blu sulle mie spalle, come se stesse cercando di immaginarselo nudo, al suo cospetto. "Qui c'è spazio per entrambi".

Titubante mi avvicino.

Non capisco perchè ogni volta che mi è attorno il mio corpo sembra  prendere vita.

Non so come definirlo, ma la presenza del tenente mi rende viva. Suscita in me delle  forti emozioni  ricordandomi che non sono un automa priva di vita, ma una ragazza che ha ancora molto da vivere. 

"Quindi la visita di June è andata bene?" domando stringendomi nella calda coperta che abbraccia le mie spalle delicatamente.

"mhmm" emette un suono gutturale equivalente ad un assenso, sfilando dalla tasca della tuta il pacchetto di sigarette.

"Ci sono novità presumo" dico cercando di intavolare un discorso.  Ho voglia di ascoltarlo. La sua voce profonda è un toccasana per il mio corpo. Lo rilassa.

"Si Albòndiga" mi guarda le labbra e d'istinto morde le sue "June sta rispondendo bene alle cure, che fortunatamente non stanno danneggiando nessun organo vitale, quindi mio fratello sembra stia mandando a fanculo tutta la merda che lo circonda, a piccoli passi". Sorrido d'istinto, contenta per il piccolo.

Dei brividi di freddo li percorrono l'addome scoperto. Siamo a Ottobre eppure si ostina a non indossare la maglia neanche quando esce in terrazzo a fumare.

E' infreddolito e i suoi capezzoli turgidi ne sono la conferma.

"Vuole un po' di coperta tenente?" offro un pezzo abbondante di stoffa al mio interlocutore che stranamente accetta senza fare  troppe storie.

Peccato però che è troppo alto e  non riesco ad avvolgerlo completamente.

"Da qui, ho un'idea" posiziona la sigaretta -accesa poco prima- tra le labbra rosee e carnose togliendomi completamente la coperta di dosso, mettendosela sulle ampie spalle. Non capisco cosa voglia fare e quando provo a chiederglielo mi prende per i fianchi e mi posiziona davanti a lui. Facendo aderire la mia schiena ai suoi pettorali più duri del marmo.

Nonostante l'aria  sia fredda il suo petto è bollente. Sento il suo calore attraverso gli strati di vestiti che indosso. E' un termosifone vivente.

Prende i lembi in eccesso della coperta e me li passa, così da racchiuderci completamente all'interno del tessuto caldo.

"Non avere paura piccola, rilassati non mordo mica" sussurra al mio orecchio "forse" conclude  sfregando il suo naso perfettamente dritto dietro esso, solleticando la pelle sensibile leggermente più in basso rispetto al lobo.

-In spite of everything-  -nonostante tutto-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora