capitolo 25

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Rachele's pov:

L'Afghanistan.

 Stato senza sbocco sul mare con capitale Kabul. Confina a ovest con l'Iran, a sud e a est con il Pakistan, a nord con il Turkmenistan, l'Uzbekistan e il Tagikistan e con la Cina nella regione più a est della nazione. Le lingue ufficiali del paese sono il pashtu e il dari.

La religione predominante è l' Islam.

Motivo per cui, la maggior parte delle volte che le soldatesse escono fuori per perimetrare la zone, indossano un leggero velo -in cotone o in seta- come segno di rispetto verso le donne del posto.

I file che Gabriel mi aveva mostrato quella sera non erano poi tanto utopici.

La situazione è abbastanza critica soprattutto per quanto riguarda la questione donne e bambini sia dal punto di vista culturale che medico.

L'intero stato è basato sul patriarcato con forte influenza maschilista.

Qui le donne hanno diritti pari a quelli di animali destinati alle tavole.
Vige sovrana la totale non preoccupanza riguardante il genere femminile.

Donne segregate in casa.
Nessuno spazio nella società.
Nessun partito governativo è dedicato loro.
Sono abbandonate a loro stesse.
Non possiedono neanche un dicastero dedicato alle loro problematiche.

Se sei donna e vivi da questa parte del mondo vieni automaticamente etichettata come un "problema da risolvere".

Per poter andare avanti e vivere apparentemente tranquilli: bisogna ricorrere al matrimonio -spesso fatto per convenienza- dove ti ritrovi a dover pregare un Dio, lì nascosto da qualche parte per poter trovare un uomo che non abbia l'età di tuo padre e che rispetti il tuo essere e la tua dignità. Riponendo in lui fiducia e chiedendo di comunicare con le parole e non con le mani.

Ed ora eccomi qua. In camera mia.
Indecisa su cosa mettere nel borsone che mi porterò dietro durante questa missione.

Il tenente è stato chiaro:
Solo lo stretto indispensabile che ci servirà per i pochi giorni di pernottamento nelle tende in cui alloggeremo per le prossime notti.

Infilo accuratamente diversi vestiti leggeri e freschi, che piego e inserisco nel fondo della borsa.
Poi dell'intimo -e ricordando quello che ogni volta mia mamma dice quando devo intraprendere un viaggio se pur breve, inserisco qualche cambio di riserva. Infondo non si può mai sapere cosa potrebbe accadere.

Ora che ci penso, mamma non sa di questa breve missione in esterna.
Era già titubante sul viaggio in campo nemico, figuriamoci se dovesse venire a conoscenza di ciò.
Potrei provocarle l'infarto, alla veneranda età di quarantasei anni.

"Albòdinga sei pronta?" Gabriel spalanca la porta non curandosi del forte fracasso che crea, profumando l'aria con il suo forte odore abbastanza piacevole.

Non lo guardo subito perché sono troppo impegnata a far pressione sulla cerniera che non vuole chiudersi.

"Avevamo detto stretto indispensabile"  cantilena il moro, venendo in mio soccorso.

Le sue grandi mani agguantano i due lembi che andranno poi chiusi dalla zip di acciaio e io nel frattempo provo a far partire nuovamente la cerniera.

Come per magia il borsone si chiude e le mani in tensione che mettevano in risalto ancora di più le vene sul dorso, spariscono dal mio campo visivo.

"Potevo farcela perfettamente da sola" dico con respiro ansante.

"Si certo piccola, ci credo" mi schiaccia l'occhio.

-In spite of everything-  -nonostante tutto-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora