Capitolo 6

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Crystal's Pov
"Crystal, Crystal, Crystal" una voce familiare mi richiamò.

"Svegliati!!" sentì delle braccia che muovevano il mio corpo.

"Ancora cinque minuti" borbottai girandomi dall'altra parte del letto.

"Ti suona il telefono" sentì una vibrazione di fianco a me.

"Aspetterà" bionforcai sistemando meglio il cuscino sotto alla mia testa.

"È tua zia" capì solo in quel momento che la voce appartenesse ad Abigail.

"Aspetterà anche lei" dissi con la bocca contro il cuscino.

"Ti ha chiamato quindici volte" una luce forte puntata su di me mi costrinse a stringere gli occhi per il fastidio.

"Sti cazzi" li risposi ormai stufa di questa discussione.

"Crystal!!!" mi rimproverò alzando la voce.

Sbuffai e aprì gli occhi prendendo il mio IPhone e rispondendo alla chiamata, "Crystal! Ti ho chiamato quindici volte cosa diamine stai facendo?!" strillò talmente forte che dovetti allontanare il telefono dal mio orecchio per poter sentire ancora.

"Buongiorno anche a te zia" vidi con la coda dell'occhio Abigail guardarmi con preoccupazione.

"Stavi dormendo?" chiese con un sospiro.

"Da cosa lo deduci? Dal mio tono di voce assonnato o dalle chiamate perse?" domandai ironicamente facendola irritare.

"Sono le quattro del pomeriggio Crystal" mi rispose in tono contrariato.

"Solo? Speravo che fossero le undici di notte purché un altro giorno in questa maledetta scuola fosse finito" gli risposi con una nota di acidità.

"Non può essere così tanto male lì, io ci ho studiato e-" sbuffai per il discorso che mi stava per fare e la interruppi bruscamente.

"E hai trovato l'amore della tua vita, hai vissuto la tua bella vita nel lusso e hai avuto una bella carriera, ma ci sono altre cose oltre a queste per essere felici, per esempio fare in modo che tua sorella si occupi di sua figlia. Ah no, aspetta, mia madre è troppo occupata ad andare a letto con un ventenne piuttosto che occuparsi di me e mio padre preferisce gli yacht di lusso piuttosto che sua figlia. E mia zia, quella che mi ha cresciuto in questi ultimi anni, che ha visto il peggio di me, che ha impedito che suo padre, il mio unico nonno e l'unica persona che tenesse realmente a me mi vedesse un'ultima volta al suo funerale. Io non sono e non sarò mai come te" feci una breve pausa e ripresi subito dopo non lasciandogli il tempo di replicare.

"Perché io ho un cuore, tu hai solo il cervello. Ti manca un pezzo del corpo, zia" gli riattaccai in faccia e vidi Abigail guardarmi dispiaciuta.

"Discussioni di famiglia" tagliai corto e lei annuì non dicendo nulla.

Mi alzai di cattivo umore e misi il mio telefono in modalità silenziosa per evitare di vedere le innumerevoli chiamate e gli innumerevoli messaggi di mia zia che dicevano cose del tipo: non osare mai più riattaccarmi in faccia, oppure, rispondi alle chiamate.

Mi rinchiusi in bagno indossando dei semplici jeans con un top. Essendo domenica non avevamo lezioni quindi mi sarei intrufolata di nascosto nella mensa alla ricerca di cibo. Evitai di pettinare i miei capelli che essendo ricci si potevano pettinare solo da bagnati e uscì dal bagno con la consapevolezza di avere un peso nel petto che mi opprimeva.

E quel peso era la rabbia. La rabbia per i miei genitori che non si possono definire tali, per mia zia per avermi rinchiuso in questo collegio e per non avermi dato la possibilità di partecipare al funerale di mio nonno.

NON TI SCORDARE DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora