Capitolo 57

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Tutti hanno una madre e un padre, ma non tutti hanno una mamma e un papà.

Crystal's Pov
Budapest. Una città piena di ricordi. Ricordi felici come quando giocavo con il nonno nel giardino dietro casa, ricordi tristi come quando mia madre e mio padre non venivano a prendermi e ricordi che vorrei dimenticare come il 26 Novembre, la data della sua morte, la data del mio stupro e la data in cui la parte peggiore di me si innalzata uccidendo la parte migliore di me. Prima combinavo piccoli guai, poi ho iniziato a combinarne di più grossi facendomi espellere dalle scuole in cui mia zia mi portava. Prima ascoltavo l'opinione degli altri e poi dicevo la mia, ora non ascolto più nulla.

Fissai la tomba di fronte a me e mi inchinai appoggiando i gigli bianchi sopra la lapide grigia e fredda.

"Ciao nonno" iniziai sciogliendo il groppo che avvolgeva la mia gola e da cui non riuscivo a liberarmi da quando l'aereo è atterrato a Budapest.

"Sono quasi tre anni senza di te. Non dovrei trovarmi qui. In questa città che mi ha fatto male, che ha ucciso la parte migliore di me, che ha spezzato le mie ali impedendomi di volare. Mi ero ripromessa che un giorno, se mai sarei tornata qui ti avrei parlato, ti avrei raccontato tante cose belle, che ho ricucito le mie ali, che sono felice e che finalmente mamma e papà mi hanno accettato. Ma non posso dirtelo, ti mentirei soltanto e so che tu mi stai guardando in qualsiasi posto ti trovi. Non so se sarai felice di chi sono ora, non so se preferivi la Crystal che tu hai creato a tua immagine e somiglianza, non so neanche perché ti dico tutto questo quando è chiaro che tu non potrai mai sentire queste parole."

Chiusi per un secondo gli occhi e presi un respiro profondo prima di ritornare a parlare. Perché parlare di fronte alla sua tomba faceva male, tanto male.

"Devo ricominciare. Dopo quasi tre anni devo riprendere in mano la mia vita. Andrò a Roma, so che ami quella città e se ti stai chiedendo il perché di Roma sappi che lo faccio per te. è buffo. Tenevi a me e lo so per certo, ero tua nipote e cazzo, Lincoln Evans teneva realmente a qualcuno, solo che era solo un'illusione. Lo facevi per Vivian, mi hai preso sotto alla tua ala perché sono identica a lei, e quando l'hai incontrata hai pensato bene di usarmi come postino. E te lo dico con tutto il cuore, ti odio. Ti odio perché mi hai illuso di tenere a me, quando il tuo unico scopo era quello di arrivare alla donna che amavi confermando tutto ciò che gli altri hanno sempre detto di te."

Lo odiavo perché era colpa della sua azienda se il mio stupro era avvenuto, era colpa sua se avevo questo carattere, ma nonostante le sue colpe era comunque mio nonno.

"Ti odio, ma mi manchi. Ogni giorno senza di te sembra un giorno in meno senza ossigeno e nessuno può vivere senza ossigeno, tenti di respirare l'ultima boccata d'aria che ti è rimasta, consapevole che quello sarà il tuo ultimo respiro e morirai presto."

"Per me è questo il nostro rapporto, ma io non morirò, non per l'uomo per cui sono uscita quella notte, non per il nonno che non sei mai stato. Mi manchi è vero, ma ora ho capito che posso vivere senza di te."

Posso vivere senza di lui, perché io so badare a me stessa, io più di qualunque altro so cosa significa vivere senza qualcuno che ami.

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"Roma è fantastica!" guardai Abigail mentre gustava il gelato al cioccolato che avevamo appena comprato in una gelateria vicino all'albergo in cui stavamo.

"Ci credo, è il terzo che mangi oggi" la riprese Colin, mentre guardava con disapprovazione il cono nella mano di Abigail.

"Abbiamo capito che non sei un'amante dei dolci" intervenni gustando il mio gelato alla fragola.

NON TI SCORDARE DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora