Capitolo 12

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Crystal's Pov
Guardai ancora una volta Colin e mille ricordi mi attraversarono la mente, ma quando capii che erano solo ricordi scossi la testa e mi voltai, "andiamo Abigail" dissi con voce bassa fermandomi appena di fianco a lei.

Camminammo in silenzio per ritornare nella nostra stanza fino a quando non mi fermai appoggiandomi al muro. Mi tenni lo stomaco sentendo una fitta lancinante che mi fece piegare in due.

"Crystal, ti senti bene?" Abigail corse in mio soccorso e mi guardò preoccupata.

"Sto bene. Ho il ciclo e ho dolori dappertutto, ma sto bene. Passerà" dissi, ma ogni volta quel dolore non passava mai, restava lì.

"Anche a me capita di provare quel dolore, ma non a causa del ciclo."

"Sarai confusa su ciò che hai sentito ed anche spaventata."

"Perché dovrei essere spaventata?" domandò confusa.

"Ho quasi tirato un pungo a Colin e l'ho accusato di cose che non ha fatto. Io al tuo posto me ne sarei già andata" mi sedetti sul pavimento ormai stremata.

"Menomale che non sono te allora. Non ti invidio i crampi" cercò di smorzare la tensione e si sedette di fianco a me nel corridoio ormai vuoto.

"È stato quando avevo quindici anni" spezzai il silenzio che si era creato.

"Non devi per forza..." cercò di fermarmi, ma io scossi la testa.

"No, non l'ho mai detto a nessuno. E ho bisogno di parlare" mi guardai le mani che tremavano al solo ricordo dei miei incubi peggiori.

"Il giorno in cui è morto il nonno, mia zia mi ha proibito di andare al suo funerale e mi chiuse in casa. Non sono una che segue le regole come avrai notato, figuriamoci a quindici anni, fuggì dalla finestra per andare al suo funerale. Non so cosa farei se potessi tornare indietro sapendo cosa sarebbe successo dopo qualche ora. Forse non salterei fuori da quella maledetta finestra, o forse lo farei ma non andrei mai in quel bar. Quando arrivai alla chiesa i funerali erano già finiti, il cimitero era troppo distante per arrivarci a piedi nella notte, così entrai in un bar. Se avessi prestato più attenzione all'atmosfera del bar e non ai miei pensieri sarei scappata da lì, avrei sicuramente capito che non sarebbe andata bene" lei restò in silenzio senza dire una parola, forse per non interrompermi o perché non aveva nulla da dire.

Presi un respiro profondo e chiusi gli occhi. Sentivo ancora le mie urla e le lacrime che mi scorrevano mischiandosi con la pioggia.

"Fatto sta che rimasi lì, bevetti tanti bicchieri di alcool, ma non così tanti da non dimenticare il suo volto. Uscì dal bar e pioveva, pioveva tanto Abigail, ma a me non importava. Non mi importava che fosse notte e che ci fosse solo un lampione ad illuminare il mio volto. Volevo solo dimenticare, ma non andò così, non dimenticherò mai i loro volti. Erano in cinque. Cinque uomini che avevano bevuto, quanto bastava a detta loro dal non riuscire a ragione. Per me non è una giustificazione. Non lo è mai violentare una donna e dare la colpa all'alcool" finii la frase e presi un lungo respiro, come se raccontare quella notte mi avesse tolto tutto l'ossigeno che avevo in corpo.

"Crystal..." Abigail mi guardò nel tentativo di fermarmi, ma io continuai.

"Ancora oggi a distanza di due anni sento ancora le loro mani su di me. Piangevo e urlavo, ma non serviva a nulla, nessuno mi ha aiutato. Ho alcune cicatrici che non mi abbandoneranno mai nonostante nessuno le possa vedere. Una cosa che ho imparato quel giorno? Mai fidarsi degli uomini" finii e ci fu un lungo e assordante silenzio.

"Mi dispiace, mi dispiace così tanto che tu abbia dovuto subire tutto questo" voltai lo sguardo verso di lei e vidi delle lacrime che stava cercando di trattenere.

NON TI SCORDARE DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora