Capitolo 25

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Mattheo's Pov
Le urla. Gli occhi privi di vita. Le lacrime. Il tentativo di salvarla, e poi, il buio. Solo il silenzio e il buio. Aprii gli occhi di scatto. Il mio respiro era corto, la mia fronte era madida di sudore e sentivo un leggero fastidio alla gola segno che non ero guarito del tutto.

Dopo alcuni minuti che il mio respiro si era regolarizzato puntai i miei occhi su Crystal. La sua testa era appoggiata al mio petto e le sue mani mi stringevano lungo i fianchi. Accarezzai i suoi capelli rigirandomeli fra le dita. Mi piaceva quel colore rosso acceso che si poteva notare anche a miglia di distanza. Le spostai i capelli d'un lato. Nel suo collo erano ancora presenti i segni violacei che le avevo fatto l'altro giorno. Sorrisi al ricordo di lei incastrata tra me e il bancone. Lei che dice il nome ansimando mentre io le baciavo il collo.

La trovavo dannatamente attraente e più provavo a lasciarla andare più la volevo. Cosa che non riesco a spiegarmi. Ho centinaia di ragazze che farebbero la fila per me, ma mi ritrovo sempre a volere tra i piedi lei.

La mia fronte si aggrottò quando notai un tatuaggio sulla nuca. Dei serpenti con le bocche feroci circondavano il volto di una ragazza. I suoi occhi erano bianchi e insofferenti. Sembravano pietrificarti con uno solo sguardo. Delle lacrime scendevano dagli occhi e le labbra erano schiuse. Portava una mezza luna sulla sua fronte. Il tatuaggio era grigio e solo le labbra e la luna erano nere.

Capii che fosse Medusa. Sacerdotessa del tempio di Atena. Ma non capii perché portasse quel tatuaggio. O meglio, non volevo capirlo. Medusa era simbolo del potere femminile e della libertà. Principalmente viene ricordata come un mostro spietato che pietrifica le persone. Ma pochi ricordano il perché sia diventata un mostro.

Fin dall'inizio è stata vista lei come la colpevole e punita. Quando in realtà non aveva fatto nulla di male.

Molte volte non pensiamo al perché una persona si sia comportata in un determinato modo. Giudichiamo le sue azioni condannandola senza guardare le nostre azioni.

La storia di Medusa assomiglia così tanto alla sua storia. Alla storia di Nova.

Con lentezza Crystal aprii gli occhi sbattendoli più volte a causa della luce. Puntò i suoi occhi su di me e da così vicino potei osservarli meglio. Erano neri come l'abisso. La sua carnagione chiara era in contrasto con i suoi occhi e le lentiggine sparse sul suo viso la rendevano ancora più attraente.

"Che ore sono?" domandò con voce impastata dal sonno.

Mi sporsi per prendere il mio telefono dal comodino. Ignorai le notifiche che dovevo ancora leggere e i messaggi a cui dovevo rispondere e guardai l'ora vedendo che erano le due del pomeriggio.

"Le due" dissi facendola mugnare qualcosa di incomprensibile.

"Mi lasci andare?" chiese vedendo che non avevo intenzione di lasciarla andare.

"Sto ancora male" dissi e lei mise una mano sopra la mia fronte.

"Non hai la febbre" annunciò inclinando il capo per guardare con attenzione il mio volto.

"Però ho mal di gola e sento tanto freddo" mentii.

In realtà sentivo solo un leggero fastidio alla gola e stavo bene. Nulla in confronto alla notte scorsa, ma volevo avere Crystal intorno ancora per un po'. Sono sorpreso di come si è presa cura di me ieri. Mi ha aiutato persino quando ho avuto un attacco di panico. Questo mi dice tante cose di Crystal Evans cose che non sapevo ancora.

"Vado a dire ad Agatha di portarti le medicine" cercò di alzarsi e solo allora lasciai la presa sui suoi fianchi.

"Ed anche la colazione" aggiunsi.

NON TI SCORDARE DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora