Capitolo 39

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Crystal's Pov
Lasciai la camera di Mattheo con il fiato corto e il cuore che mi rimbombava nelle orecchie.

Perché l'avevo detto? Perché?

Non ero neanche sicura che mi piacesse, ma quelle parole mi sono uscite con talmente tanta disinvoltura che sembravano essere uscite dal cuore.

Ma lui l'aveva spezzato. Aveva spezzato ogni briciola del mio corpo. Delle mie ali impedendomi nuovamente di volare.

Arrivai nella mia stanza con le mani tremanti e il respiro che iniziava a mancare. Mi appoggiai alla porta e scivolai su di essa sedendomi sul pavimento, temendo che se restassi ancora in piedi sarei caduta.

Le lacrime iniziarono a scendere riempiendo i miei occhi mentre in sottofondo sentivo degli oggetti frantumarsi dalla camera di Mattheo. Cercai di reprimere le lacrime con tutte le mie forze, ma non ci riuscii. Sentivo un vuoto talmente grande nel petto che solo le lacrime riuscivano a colmare.

Feci dei respiri profondi e solo un quarto d'ora riuscii a calmarmi e a smettere finalmente di piangere. Andai in bagno e mi guardai allo specchio. Appoggiai i palmi delle mani nel lavello e guardai il mio volto stremato.

Era uno schifo, gli occhi erano gonfi a causa delle lacrime versate, la pelle era più pallida di un lenzuolo e i capelli erano in disordine. Il mio sguardo scese giù nella clavicola dove vidi il segno violaceo che mi aveva fatto.

E mi sentii quasi una sciocca per averglielo detto, ma non potevo non farlo. Doveva saperlo. E io dovevo sapere cosa gli avesse fatto Colin di così tanto grave.

Non lo biasimo del perché del suo odio.

Non mi aveva detto l'età in cui Colin l'aveva scoperto, ma quando Nova è morta Mattheo aveva otto anni e Colin aveva pochi mesi in meno di lui. Quindi erano entrambi troppo piccoli per capire. Per capire che orrore stesse succedendo, o per fare qualcosa.

Ma ciò che è certo è che ora sarò io a fare qualcosa. A rendere giustizia a tutte le persone a cui ha fatto del male. Non solo per Nova e le altre, ma anche per me stessa. Per la quindicenne in quel vicolo che urlava e pregava che qualcuno venisse a salvarla.

Sentii qualcuno bussare alla mia porta, ma io non ci badai più di tanto, continuai a fissare il mio riflesso disgustata da esso. Dalla persona che sono e dal passato che mi ha caratterizzato.

"Crystal" sentii la voce di Lorin provenire dalla mia stanza.

Solo dopo essermi data una sistemata e aver ripetuto a me stessa di mantenere la calma andai da lui trovandolo seduto nel mio letto.

"Stai bene?" appena mi vide venne verso di me e mi prese il volto tra le sue mani guardandolo attentamente.

"Ti ha fatto del male?" domandò cercando i miei occhi.

"No" sospirai esasperata da questa domanda.

"Hai pianto?" chiese quando mi allontanai da lui.

"Cosa vuoi?" domandai seccata dalle sue continue domande.

"Devo andare a casa. Mio padre ha bisogno di me, credo ci siano nuove svolte sul caso. Ma prima volevo assicurarmi che stessi bene" mi lanciò un'occhiata preoccupata.

"Te l'ho ripeto ancora. Lui non mi farebbe mai del male" dissi in modo brusco.

Ero più che certa che Mattheo non mi farebbe mai del male. Lui non è come suo padre. E il fatto che Lorin non lo capisse mi dava fastidio.

"Riponi la tua fiducia nella persona sbagliata. Hai visto come ha ridotto la sua stanza?" mi guardò contrariato.

"Sì, c'ero anch'io quando è successo, ma lui, contrariamente a ciò che credi non mi ha toccato" incrociai le braccia al petto infastidita da questa conversazione.

NON TI SCORDARE DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora