Capitolo 46

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AVVERTENZE: QUESTO CAPITOLO TRATTA ARGOMENTI CHE POTREBBERO TURBARE LA VOSTRA SENSIBILITÀ. BUONA LETTURA :)

Colin's Pov
Stavo giocando con Mattheo in giardino a palla e mi stava battendo.

"Avanti Colin, prova a prendermi la palla" si fermò per permettermi di arrivare di fronte a lui.

Lo guardai con attenzione cercando di capire le sue mosse e quando provai a prendergli la palla da sotto ai piedi con una mossa mi schivò facendomi cadere a terra.

Sentii l'impatto e le mie mani e le ginocchia iniziarono a bruciare e dopo qualche istante vidi Mattheo raggiungermi, "ti sei fatto male?" chiese con aria preoccupata guardando il sangue che stava uscendo dal ginocchio destro e il livido che si sarebbe formato su quello sinistro.

"Sto bene" cercai di alzarmi, ma lui me lo impedii.

"Non ti muovere, vado a prendere il difettante" subito corse verso la villa per poi sparire dalla mia visuale.

Guardai le mie mani sbucciate che bruciavano come un fuoco rovente, ma poco dopo qualcosa attirò la mia attenzione. C'erano due persone in una camera. Si potevano vedere dalla finestra, visto che non avevano chiuso le tende. Se non sbaglio quella era la camera di Nova, la sorella di Mattheo.

E lo potei confermare quando la vidi camminare in direzione del letto. I suoi capelli castano chiaro erano lunghi, le piaceva portarli così. Indossava un vestitino color zaffiro che metteva in risalto i suoi occhi grigi, era scalza, camminava per la stanza con occhi assorti e potei notare persino che portava al collo il pezzo della collana che aveva in comune con Mattheo.

Poco dopo nella mia visuale apparve anche suo padre. La postura era composta, indossava una camicia di lino e dei pantaloni di seta, portava il solito orologio d'oro al polso, i suoi capelli erano neri e i suoi occhi marroni. Non assomigliava molto ai suoi figli, infatti la mamma diceva che loro avevano preso tutto dalla loro madre, Jade.

Potei vedere che stessero parlando di qualcosa, ma non potei capire di che cosa.

James, il padre di Mattheo, era il migliore amico di mio padre. Si conoscevano fin da quando erano piccoli. Avevano fatto tutto insieme. Elementari, medie, superiori e persino l'università. Quando le nostre famiglie si riuniscono raccontano sempre di come si sono conosciuti e di come io e Mattheo dovremmo percorrere la loro stessa strada. Diventare uomini di successo.

Ma avevamo solo otto anni e non ascoltavamo ciò che dicevano perché poco importava a quell'età. Noi volevamo vivere solo la nostra infanzia. Giocare, essere sgridati perché siamo andati a letto tardi per vedere i cartoni e sentire dire dai tuoi genitori di fare i compiti o se no non saresti andato a casa del tuo migliore amico a giocare.

Ma a nessuno ha avuto questa infanzia. I miei genitori non c'erano mai e se c'erano non erano comunque presenti.

A sentire James lui non si occupava molto di Mattheo e Nova. Ed è questo che accomunava le nostre vite. I nostri padri non si occupavano di noi. A malapena ci guardavano.

Io e Mattheo avevamo questo rapporto non solo perché i nostri padri erano migliori amici, ma anche perché nessuno dei due aveva realmente un padre.

Li guardai parlare di qualcosa per qualche minuto fino a quando il padre di Mattheo, James, non si avvicinò a Nova. La spinse sul letto facendola cadere in un solo gesto. Lo guardai mentre armeggiava con la cintura che teneva stretti i pantaloni costosi. In solo gesto rimase con soli i boxer e la camicia. Fissai gli occhi di Nova che erano sgranati, impressi di paura.

Guardai quella scena terrorizzato. Le gambe erano diventate molli, le mani tremavano, sentivo un groppo in gola che non riuscivo a sciogliere neanche quando deglutivo.

NON TI SCORDARE DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora