Capitolo 21

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Crystal's Pov
Raggiungemmo una Porsche nera opaca parcheggiata a poca distanza dalla porta della villa. E quando mi sporsi per vedere se Sebastian avesse cambiato macchina vidi che non c'era nessuno seduto sul sedile del guidatore. Così capii che sarebbe stato Mattheo a guidare.

"Stai scherzando?" domandai vedendo che si voleva mettere alla guida.

"Che c'è ora?" sbuffò mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti.

"Non salgo in un'auto guidata da te" gli puntai un dito contro.

"Sai che guido meglio di tante persone che conosco" mi lanciò un'occhiataccia.

"Non so chi conosca tu, ma io non mi fido."

"Angelo, ho la patente per un motivo quindi o sali o ti porto di peso."

"Menomale che dovevi essere gentile."

"Lo sono stato. Ti ho avvertito" disse aprendo lo sportello della macchina e salendo sul sedile del guidatore.

Sbuffai e dopo attimi di esitazione aprii lo sportello e salii sul sedile del passeggero, "trattala bene quest'auto" borbottò Mattheo quando sbattei lo sportello della macchina.

"Te l'ha regalata paparino?" domandai allacciando la cintura.

"Mio padre non mi fa regali da un bel pezzo" lo guardai con la mascella serrata e gli occhi assorti da chissà quale pensiero.

"E comunque no. Me la sono presa da solo" si voltò verso di me lanciandomi un'occhiataccia per poi accendere il motore e ingranare la marcia.

"Rubandola?" provai a dire.

"Ho rubato la carta di credito di mia madre" uscimmo dal vialetto e poco dopo Mattheo accelerò notevolmente sfrecciando per le strade di San Francisco.

"E l'ha mai scoperto?" chiesi immaginandomi già la risposta.

"Ti sembro il tipo che si fa scoprire?" si voltò verso di me facendomi un sorriso sghembo.

"Sì, e anche tanto."

"Allora non mi conosci veramente."

"Perché è la verità. Non conosco quasi nulla di te" stavolta non mi rispose e si limitò a continuare a guidare con la massima velocità.

Restammo in silenzio ed io mi voltai verso il finestrino vedendo il panorama scorrere velocemente attraverso il finestrino.

Ancora una volta mi chiesi che diamine stessi facendo. Insomma. Non è il ragazzo che ho insultato quando è venuto a sbattere contro di me? Quello con cui ho litigato almeno quindici volte in un giorno? Perché diamine sono qui allora?

Forse mi voglio illudere che non sia come i miei genitori. Che non mi usi e poi mi butti in un cestino quando si sarà stufato di me.

Mattheo fermò l'auto davanti a un ristorante da cui potei dedurre fosse extralusso. Non solo dalle auto che erano parcheggiate fuori dal locale. Ma anche dal locale in sé che dava l'aria di un posto per ricchi.

Cosa che ahimè io e Mattheo eravamo. O meglio, lui poteva sperperare tutti i soldi che voleva, invece io ero bloccata da mia zia, quando a sedici anni per farle un dispetto ero andata a fare shopping e avevo sperperato un quarto del suo conto in banca.

Avevo persino comprato una gabbia per i criceti. E noi non avevamo dei criceti.

Sta di fatto che ha bloccato la carta di credito ed ora mi da soldi soli in contanti, che ovviamente spendo tutti per le caramelle alla fragola.

Uscimmo dal veicolo per avviarci verso il ristorante e quando entrammo dentro Mattheo parlò con il cameriere mentre io restai a fissare le persone vestite eleganti che erano intente a mangiare una porzione ridotta di cinquecento euro di antipasto.

NON TI SCORDARE DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora