Capitolo 28

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Crystal's Pov
La cena finì e con essa anche la mia deliziosa pizza con le patatine. Con ancora il sapore dei bignè alla fragola in bocca uscimmo dal ristorante e vidi che ormai era notte e le stelle splendevano nel cielo di San Francisco. Restai immobile con lo sguardo puntato verso l'alto per guardare le stelle. Sentii qualcosa appoggiarsi sopra le mie spalle e quando abbassai lo sguardo vidi che era la giacca di Mattheo.

"Stavi tremando" si giustificò iniziando a camminare verso una direzione non ben precisa.

Sistemai meglio la giacca sopra le mie spalle e con una mano la tenni per fare in modo che non cadesse e poi seguii anch'io Mattheo verso la nostra passeggiata post-cena, come facevamo da quando uscivamo insieme. Lui fumava l'ennesima sigaretta della giornata, e io ne approfittavo per contemplare le stelle. Ci fermammo in una panchina illuminata dai lampioni e poco dopo che Mattheo si sedette su di essa ed io lo seguii a ruota sentendo i miei piedi chiedere pietà.

Come diamine fa mia zia a camminare su questi cosi per venti ore di fila e non sentirsi le gambe cedere? Credo sia un mistero che non scoprirò mai.

"Come sono oggi le stelle?" domandò dopo che il primo giorno in cui eravamo usciti insieme mi aveva beccato a fissarle.

"Potresti vederle con i tuoi occhi" risposi senza smettere di guardare in alto.

"Perché dovrei alzare la testa per vedere una stella se posso girarmi?" abbassai lo sguardo vedendolo buttare fuori il fumo.

"Senti, senti, Mattheo Nelson oggi è in vena di complimenti" lo presi in giro.

"Credo che te sto dedicando troppi, angelo" mi guardò con talmente intensità da farmi rabbrividire.

"Allora non farmeli" distolsi lo sguardo portandolo nuovamente sulle stelle.

"Poi come potrei vedere nei tuoi occhi quel bagliore di stupore?" lo sentii chiedere in tono divertito.

"Scommetto che questo l'hai detto a tutte" scossi la testa sorridendo in modo strafottente.

"Come hai fatto a scoprirmi?" abbassai nuovamente lo sguardo vedendo il sorriso divertito sul suo volto da dove appariva una fossetta.

"Ormai ti conosco. Ricicli le stesse battute a tutte" alzai gli occhi al cielo.

"Noto nel tuo tono una punta di gelosia" commentò schiacciando con la suola della sua scarpa il mozzicone di sigaretta.

"Puoi tenerti tutte le ragazze che fanno la fila per te. Io fossi al loro posto farei la fila per ben altro" risposi storcendo il naso.

"Una persona migliore di te" continuai a dire.

"Non esiste persona migliore di me."

"Sì che esiste e l'hai qui a fianco."

"Dev'essere davvero insignificante perché io non lo vedo" si guardò intorno cercando qualche altra persona, ma eravamo soli.

Io lo colpii dandogli un leggero pugno sul braccio intimandogli di smetterla di fare il cretino, "ahi" fece una smorfia e si finse colpito gravemente.

"Smettila di fare il tragico" alzai gli occhi al cielo e in pochi istanti mi ritrovai la sua testa appoggiata sulle mie gambe, mentre il corpo era disteso lungo tutta la panchina.

"Mi hai gravemente colpito" spalancò le braccia facendo finta che stesse per morire.

"Allora muori così la facciamo finita con questa ridicola sceneggiata" borbottai con uno sbuffo.

"Non sei affatto simpatica. Non ti mancherei se morissi?" domandò prendendo una ciocca dei miei capelli ricci per poi rigirarla fra le dita.

"Ovvio. I vestiti di marca e le cene mica si pagano da sole" risposi con ironia.

NON TI SCORDARE DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora