Capitolo 60

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Perché l'amore più puro e dolce ha sulle labbra un bacio di desiderio.
-John Boyle O'Reilly.

Crystal's Pov
Brividi su tutta la schiena e la foresta amazzonica sul mio stomaco.

È quello che sentivo mentre io e Mattheo ci baciavamo.

"Mi sei mancata" borbottò mentre mi morse il labbro inferiore.

In tutta risposta continuai a ricambiare il bacio come se non fossero passati tre anni dall'ultima volta in cui ci siamo visti. Come se non fosse passato così tanto tempo da quando sentivo quella sensazione espandersi su tutto il corpo. Quei brividi e quelle cosiddette farfalle nello stomaco quando i suoi occhi incrociavano i miei o quando ci baciavamo.

"Dimmi che non stai insieme a nessuno" disse quando ci staccammo per riprendere fiato.

"No" risposi solamente non aggiungendo altro.

Un ragazzo c'è stato e c'è tutt'ora. Secondo Colin e Abigail gli piaccio, ma lui non piace a me. Lo conosco da due anni, ma non riesco ancora a stare così tanto vicina a lui senza incrociare le braccia all'altezza della pancia o allontanarmi istintivamente. E ciò è l'ennesima prova che l'unico ad esserci riuscito è stato Mattheo, ma non lo dissi, perché se conoscevo bene Mattheo Nelson sapevo bene che si sarebbe montato la testa. E in più credo che non gli andrebbe a genio che chi mi ha lasciato a piedi questa notte è la stessa persona che ci prova con me da più di un anno.

"Tu?" domandai subito dopo deglutendo pesantemente all'idea che potesse stare con qualcuna.

Sentivo una morsa allo stomaco all'idea che ci fosse qualcuna nella sua vita. Ricordo ancora quella bionda del collegio che ha baciato solo per farsi odiare o il giorno di capodanno quando Sadie l'ha baciato.

"No" disse guardandomi negli occhi e capii che fosse sincero.

Senza volerlo emisi un sospiro di sollievo all'idea che nessuna donna fosse entrata nella sua vita nonostante siano passati tre anni dall'ultima volta in cui si siamo visti.

"È da quando ci conosciamo che me lo chiedo" presi parola quando improvvisamente la mia mente pensò a quella domanda che mi ponevo da quel giorno di ottobre quando ho messo piede in quel collegio.

Glielo avevo già chiesto, ma nessuno dei due era riuscito a dare una risposta alla mia domanda.

"Cosa?"

"Perché di te non ho paura."

"Hai paura ancora degli uomini?"

"Sì. E dopo tre anni, dopo un così lungo periodo senza vederti o avere tue notizie non riesco a stare con qualcuno, ma tu ci sei sempre riuscito ad abbassare le mie paure" quando stava per rispondermi il suo telefono iniziò a squillare.

Con fatica distolse lo sguardo da me e lo portò sul suo smartphone che non smetteva di vibrare, "scusami" disse prima di accettare la chiamata e allontanarsi da me di qualche passo.

Lo osservai mentre parlava al telefono. Il mio sguardo andò dalla camicia bianca fino ai pantaloni eleganti neri che indossava. Il suo stile non era per nulla cambiato, esattamente come il mio.

Nonostante avessi subito violenza sessuale sei anni fa non avevo mai smesso di indossare ciò che piaceva a me. Perché la causa degli abusi non è mai quello indossa la vittima, ma quello che fa lo stupratore.

In questi tre anni ero maturata di più secondo mia zia. Mi ero finalmente diplomata con grande sorpresa di Candice Baker ed ora la aiutavo di tanto in tanto con l'azienda, solo quando lo riteneva strettamente necessario. Mi ero trasferita in modo permanente a Roma e facevo parte di un'associazione che aiuta le donne vittime di violenza sessuale. Non posso dire che mia zia era al settimo cielo quando le avevo comunicato di voler lavorare in quell'ambiente, ma mi ha lasciato libera di fare le mie scelte.

NON TI SCORDARE DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora