Capitolo 14

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Crystal's Pov
"Perché non parliamo di qualcosa di più interessante?" domandò a un palmo dal mio volto.

"Colin non è un'argomento interessante?" chiesi con ancora il suo dito sulle mie labbra.

"Non per me" rispose continuando a fissare i miei occhi.

"E cosa sarebbe interessante per te?" inclinò il capo d'un lato avvicinando di più il suo volto al mio.

Stava per rispondermi fino a quando non guardai un punto oltre alla sua spalla e mi alzai di scatto andando verso il mio armadio, "non ci credo" borbottai con uno sbuffo prendendo le chiavi nella mia mano.

"Non ci credo neanch'io" sentì borbottare alle mie spalle da Mattheo.

"Allora, cos'è interessante per te?" chiesi voltandomi verso di lui, ma non avvicinandomi.

"Non aprirai quella porta?" inarcò un sopracciglio.

"Non ancora. Ho tutto il tempo per sbatterti fuori di qui" gli sorrisi in modo divertito.

Lo vidi sdraiarsi nel letto e mettere le mani sotto la testa come sotto un cuscino, fissò il soffitto a lungo fino a tornare a parlare "gli angeli" disse con un'espressione pensierosa nel volto.

"Perché li trovi interessanti?" incrociai le braccia al petto.

"Scherzi non è vero? Sai per quanto tempo l'uomo si è chiesto se gli angeli esistono oppure no?" alzò la testa per potermi guardare.

"Per tutta la sua esistenza. È per questo che mi chiami angelo?"

"Non esattamente."

"E allora perché questo soprannome?"

"Te lo già detto. Hai le ali spezzate."

"Tutti hanno le ali spezzate" sospirai andandomi a sedere nel letto.

"Non tutti. Alcuni riescono a ripararle e le usano anche se sono ammaccate" disse in tono serio.

"Stia parlando di te stesso?"

"L'ho notato dai tuoi occhi."

"Cos'hanno i miei occhi che non vanno?"

"Sono spenti."

"Spenti" ripeté più a se stesso che a me.

"Forse hai ragione" sussurrò per poi piegarsi a prendere qualcosa sotto il letto.

Lo guardai con un cipiglio sul volto, "ti ricordo che quello è il mio letto" affermai in tono contrariato.

"Lo so, angelo" rispose in modo calmo.

Non sembra neanche lui.

Ritornò sul letto sdraiandosi e tirando fuori una bottiglia, "vuoi?" mi mostrò una bottiglia di vodka e deglutì pesantemente guardandola con le mani che tremavano.

"È solo vodka. Non un'arma letale" ridacchiò per essere sbiancata di colpo.

"Non bevo" evitai il suo sguardo.

"Menti" disse stappando la bottiglia in un solo colpo.

"Affatto" scossi la testa.

Il cuore iniziava a battere velocemente, la testa mi girava, le mani e le gambe tremavano. La paura, quella paura che non facevo vedere mai a nessuno si stava prendendo possesso di me.

"Non ti ci vedo proprio" borbottò portandosi la bottiglia alla bocca.

"A fare cosa?" domandai piano.

"A non bere" disse studiando con attenzione il mio volto in cerca di una risposta.

"Eppure è così" mi alzai di scatto punta dall'infrenabile voglia di allontanarmi da lui. Arrivai alla finestra e diedi le spalle a Mattheo guardando fuori e mi ricordai di quel giorno.

NON TI SCORDARE DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora