Parte Prima-Capitolo 3

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Erano trascorse ormai due settimane dal suo arrivo alla casa famiglia e Giulia si era abituata ad i ritmi dettati dalle regole di quel posto. Si svegliava la mattina e faceva colazione con gli altri, incrociando lo sguardo di Giovanni, che sembrava volerla proteggere, come faceva con le altre ragazze. Marco era insolitamente tranquillo, anche se lui continuava a controllare ogni sua mossa. Poi andava a scuola, cercando di ignorare i commenti alle sue spalle, pensando che quelle ore sarebbero finite presto. Il pomeriggio lo passava studiando o leggendo. Non aveva più condiviso momenti così intensi con Giovanni, lui era sfuggente in quei giorni, Giada le aveva detto che stava preparando un esame importante e si faceva vedere poco un giro, sempre chiuso in camera con il suo violino. Aveva parlato con Giada e si erano raccontate le loro storie, lei era stata temporaneamente allontanata dai genitori, che stavano passando un periodo difficile tra alcol e droga e non erano in grado di prendersene cura. Non avevano interrotto i rapporti, si vedevano una volta al mese in un incontro di due ore, sotto la sorveglianza di uno psicologo. Lei era triste e confusa, ma non arrabbiata e per questo Giulia faceva fatica a comprenderla.

"Quindi non li odi e vorresti tornare a vivere con loro? Dopo quello che ti hanno fatto?".

Giada stringe le labbra, come se fosse sul punto di piangere e cercasse di trattenersi.

"Scusa, non volevo giudicarti, sarà che ho cancellato la mia famiglia dalla mia vita, ma non vuol dire che tu debba fare altrettanto. Mi spiace se ti ho ferito."

La abbraccia stretta e Giada ricambia.

"Non importa, spero che possano stare bene e sì, vorrei tornare con loro, ma non ora, prima devono dimostrarmi che sono cambiati."

"Te lo auguro, davvero." Non sa invece cosa augurarsi per sé stessa, se la vita in quella struttura le sta stretta e vorrebbe andarsene, l'idea di avere una nuova famiglia, adottiva od affidataria, non la entusiasma per niente. Gli adulti sono persone orribili e lei si augura di diventare meglio di quelli che ha conosciuto, un giorno.
Il sabato pomeriggio Paola la costringe ad andare a fare compere con lei. La scarrozza in giro per Bologna alla ricerca di qualche vestito carino da farle acquistare. All'inizio Giulia è abbastanza scocciata e la segue con il broncio, non mostrando entusiasmo per niente. Ben presto si lascia coinvolgere, lungo quella via pedonale ricolma di negozi, molti per giovanissimi come lei, incomincia a provare felpe, jeans e magliette carine, scegliendone alcune, che Paola paga senza fiatare. Giulia è piacevolmente sorpresa dalla sua compagnia discreta, le sta accanto senza giudicare le sue scelte, anche quelle più bizzarre, come quel paio di scarpe gialle di plastica, che sembrano più adatte ad una giornata in piscina che ad essere indossate per andare a scuola.

"Prova qualche vestito Giulia, potrebbe capitare l'occasione per indossarlo."

"Per andare dove?" la ragazza si stringe nelle spalle, arricciando il naso perplessa.

"Non si sa mai, voi ragazze avete sempre qualche festa o qualche occasione per farvi carine."

Giulia sbuffa, non che non le piaccia sembrare carina o indossare qualcosa di più femminile, ma proprio non le viene in mente nessuna occasione per cui ciò dovrebbe accadere.

"Tra non molto sarà Natale, potresti comprarlo per quell'occasione."

Il Natale, un'altra festa che le mette una tristezza infinita, ma non obietta e afferra il primo vestito decente che le capita sotto il naso per andarlo a provare, magari così Paola la smetterà di farle pressione.

Il risultato non è niente male e quando esce dal camerino per farsi vedere da Paola la donna le sorride soddisfatta.

"Ti sta proprio bene, lo prendiamo."

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