Parte Terza-Capitolo 6

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"Sveglia!"
La sua voce nelle orecchie e la luce che viene accesa improvvisamente, la fanno sussultare. Si mette a sedere nel letto improvvisato, una brandina senza coperte o cuscino e incrocia le gambe, cercando di non tremare. I vestiti le si sono asciugati addosso e sente ancora l'umidità impregnarle le ossa.

"Pensi di essere in vacanza? Non hai neanche idea cosa ho in serbo per te."

Lo sa che l'aver saputo che lei sia sterile e non possa dargli quello che vuole la rende vulnerabile, perché non c'è niente che possa trattenerlo ora, dal farle del male e ucciderla.

"Credi che a lui importi? Pensi che uccidendo me farai del male a Giovanni? Lui era innamorato di Angela, di me non gli importa niente."

Prova a insinuare il dubbio nella sua mente, sperando che questo le faccia guadagnare tempo.
La sua risata risuona per tutta la stanza, mettendole i brividi.

"Angela, è stato un gioco divertente con lei. Sai che la prima volta che mi ha visto e ha compreso chi fossi è rimasta così affascinata dalla mia parte oscura che per un attimo ho pensato che potesse essere la degna compagna, poi ha deciso che preferiva Giovanni. Che stupida, preferire una mente banale come la sua, è stato divertente ucciderla e vedere la consapevolezza nei suoi occhi, mi sono preso tutto il tempo con lei, mentre spegnevo la sua luce e quella del bastardo che portava dentro."

"Poteva essere tuo figlio, ci hai mai pensato?"

Per un attimo il silenzio risuona nella stanza, tanto che Giulia pensa che se ne sia andato.

"Mi credi stupido? Certo che ci ho pensato, ma l'idea di far del male a Giovanni ha sovrastato qualsiasi altra cosa. Mi sarei preso la stessa cosa da te, ma tu sei una stronza, come la moglie di Antonio, vuote ed inutili. Sai che io ero il regalo per lei? Desiderava tanto un figlio e non poteva averne, così lui ne ha rubato uno. Perché io e non Giovanni? me lo sono sempre chiesto. Quando lei è morta Antonio è impazzito, avevo solo otto anni, sai cosa vuol dire subire violenze da quello che pensi sia tuo padre? Quando gli ho dimostrato di non essere un debole, uccidendo per lui, ha smesso di punirmi, eravamo complici, una bella coppia. Ora basta parlare di me, sei tu la protagonista di questa storia. Ti voglio fare un regalo."

Giulia tende tutti i muscoli, perché sa che sta per arrivare qualcosa di doloroso e non è pronta, come si può essere pronti alla depravazione di una mente malata? È sempre stata la parte più difficile, accettare tutto il male che respirava intorno a sé e ora tocca a lei in prima persona. Chiude gli occhi ma deve riaprirli, sussultando, perché un rumore sordo la fa girare. Si è aperta una fessura nel muro, come un piccolo spioncino e si costringe a guardare cosa contenga. Un coltello, di quelli lunghi ed affilati, come quelli che aveva visto in casa di Davide e rabbrividisce.

"Facciamo un gioco, vedrai sarà divertente. Fammi vedere quanto sei coraggiosa, usa quel coltello su di te e non barare. Se sarai capace di procurarti delle ferite profonde forse per ora ti lascerò in pace. Non cercare di fregarmi, non sai che piacere sarebbe tagliarti quel bel corpicino."

Giulia trema al solo pensiero di cosa potrebbe farle se volesse, perché non ha nessuna possibilità di scampo, di questo è consapevole. Deve essere forte, non deve fargli annusare la sua paura, deve resistere. Prende il coltello fra le mani e punta lo sguardo dritto verso la telecamera. Deve cercare di non colpire punti vitali, qualche lezione di anatomia fatta ai tempi della sua formazione le potrà tornare utile.

"Potrai avere il mio corpo, la mia paura, non avrai mai il mio cuore, pezzo di merda."

Con lo sguardo sempre fisso in quelli che sa essere i suoi occhi solleva il coltello e se lo pianta in un braccio, all'altezza della spalla e poi lo trascina per aprire uno squarcio abbastanza profondo. Il dolore la investe improvviso, mandandole segnali al cervello e facendola urlare. Sente la nausea salire in gola e cerca di non svenire, mentre il sangue inizia a sgorgare dalla ferita copioso e la testa prende a girarle.

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