Parte Prima-Capitolo 6

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Marco, rientrato in casa famiglia, aveva dormito tutto il giorno, sfinito dalla fuga. Era domenica pomeriggio ed ancora non si era fatto vedere in giro. Iniziava a fare freddo ed era sempre più difficile per Giulia passare i pomeriggi all'aria aperta, si rifugiava spesso in biblioteca, dove sapeva che nessun'altro mettesse piede, eccetto Giovanni.
Era diventata ormai una loro routine, lei lo aspettava lì, leggendo un libro, tanto sapeva che prima o poi sarebbe arrivato. Quando finiva le sue interminabili lezioni di solfeggio e studio del violino, entrava silenzioso in biblioteca e si sedeva ai piedi di Giulia e mentre lei gli carezzava dolcemente i capelli, parlavano per ore, della loro vita passata o di qualsiasi cosa saltasse loro in mente. Spesso Giulia gli chiedeva dettagli tecnici sullo studio del violino, era affascinata da quel mondo di cui non conosceva nulla, la sua vita era stata sempre molto silenziosa ed ora pensare di colorarla con la musica, la faceva stare bene. Ogni tanto lui suonava qualcosa solo per lei ed erano momenti unici, in cui la connessione che li univa era ancora più forte e dopo restavano in silenzio, perché il flusso di emozioni che era passato fra loro non aveva bisogno di essere spiegato, ma solo vissuto.
Quel pomeriggio Giovanni si faceva attendere. Sollevato lo sguardo all'orologio appeso al muro aveva visto che fossero già le cinque passate e con un sospiro si era immersa nuovamente nella lettura. Forse aveva troppo da studiare e non sarebbe passato, si sarebbero visti a cena, ma non era la stessa cosa, a parte qualche sguardo non avrebbero potuto parlare come nei pomeriggi che trascorrevano assieme. Trascorsa un'altra mezz'ora senza traccia di lui, decide di andare a fare due passi nel giardino. Afferra il cappotto, che ormai le sta troppo corto ed esce nella penombra della sera che ormai avanza inesorabile. Forse se si spinge fino alla collinetta dove Giovanni tiene Musetto potrebbe avere fortuna e trovarlo li. Lo intravede di spalle, avvicinandosi, è seduto in terra e accarezza il cagnolino che ha appoggiato placidamente la testa sulle sue gambe ed ad occhi chiusi si bea di tutte le coccole  del ragazzo.

"Ti prenderai un bel raffreddore."

Giovanni si volta e la guarda, mentre si siede accanto a lui.

"Ti aspettavo in biblioteca, speravo venissi."

Lui non risponde, continua a carezzare dolcemente Musetto.

"Ci hai mai pensato Giulia?"

"A cosa?" ormai ha imparato a conoscerlo e sa che il suo lasciare le frasi a metà è la volontà di iniziare un discorso e lei sa che deve solo attendere, perché riveli quello che sta attraversando la sua mente.

"Ho quasi sedici anni, ormai la mia strada è segnata, diventerò un musicista, ne sono certo e mi impegnerò con tutte le mie energie per questo. Non avrò mai una famiglia, fra due anni diventerò maggiorenne e potrò decidere del mio futuro. E tu? Potrebbe arrivare una famiglia che ti voglia in affido, ci hai mai pensato?"

"Non succederà, tranquillo."

"Perché ne sei così sicura?"

Un paio di anni prima c'era stata una famiglia interessata a lei, ma era stato solo un momento, perché la sua storia passata ed il fatto che fosse ritenuta una ragazza difficile e ribelle li aveva fatti desistere.

"Perché nessuno vuole una ragazzina come me, non sono conosciuta per essere quella che sta alle regole, spesso faccio il contrario di quello che mi viene imposto."

Giovanni sorride, voltando lo sguardo verso di lei.

"Perché non ti conoscono, altrimenti non ci penserebbero due volte a volerti con loro."

È così intenso il modo in cui la guarda che a Giulia viene istintivo abbassare lo sguardo, per sfuggirgli, ma lui non lo permette e le solleva il mento con le dita, costringendola a quel contatto visivo.

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