Parte Seconda-Capitolo 10

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Non ha voglia di sciogliersi dal suo abbraccio per farlo ripiombare nel loro incubo e si attarda, lasciando che lui le accarezzi piano la schiena, le afferri dolcemente il viso con le mani, perdendosi nei suoi occhi. Per quanto i loro animi non lo siano per niente, in quegl'occhi si sente placata, ritrova quella spazio solo loro, che la catapulta in un mondo felice, quando per tenere a bada il dolore le bastava tenersi per mano, mentre lui sedeva ai suoi piedi intanto che lei fingeva di leggere; gli accarezzava dolcemente i capelli pensando a quando l'avrebbe baciata e lo stomaco le si contorceva per l'emozione, ed era felice. Ora quella felicità sembra un ricordo lontano e gli occhi le bruciano per la fatica di trattenere le lacrime.

"Dobbiamo parlare." lo sguardo di Giovanni si indurisce, come se non volesse interrompere quel momento, come se fino a che tiene i suoi occhi inchiodati in quelli di lei tutto possa andare bene. Non l'ascolta, la attira ancora più vicino a sé, facendole quasi male per quanto cerchi di far aderire i loro corpi, per quanto le sue mani facciano  pressione sui suoi fianchi, come se bruciassero, lasciandole impronte bollenti. Le bacia il viso, come se volesse assaporare tutto il suo profilo, scendendo lungo il collo, respirandole addosso, preda di un'urgenza che lo consuma, perché sa che dopo non ce ne sarà l'occasione.
Risale fino alle sue labbra e prende a torturarle, mordendole piano, passando la lingua all'interno, cercando la sua.
È una tortura così dolce che si sente sconfitta in partenza e lascia che la baci, che tutto il  corpo si abbandoni totalmente al suo. È così struggente e nello stesso tempo eccitante che non riesce a fermarsi, a fermarlo. Le sue mani le carezzano il collo, la nuca ed i brividi le scendono fino all'inguine e risalgono fino alla punta dei capelli. Potrebbe farle quello che vuole e lei non avrebbe la forza di opporsi, al diavolo tutto, tutto il dolore e l'orrore che li circonda. Invece lui si ferma, respirando affannosamente, quasi non riuscisse a riprendere il controllo. Riapre gli occhi e lei vi legge tutto il desiderio, che respinge nel profondo di sé, per non farle del male. Lei gli afferra la mano e se la porta un attimo al petto, all'altezza del cuore e lui sente quanto stia pulsano per loro, quanta vita vi sia raccolta dentro. Poi, controvoglia, lo conduce fino al divano e gli siede accanto, non interrompendo quel contatto visivo.

"Ho lasciato Luca." non sa perché la prima cosa che gli preme dirgli sia questa, forse vuole solo indorargli la pillola prima di colpirlo con tutta l'evidenza dei fatti. Lui le afferra la mano e la stringe forte, quasi stritolandola.

"Lo amavi?"

Scuote la testa, decisa e vorrebbe di nuovo rifugiarsi nelle sue braccia, invece butta giù il magone che le opprime la gola e sospira.

"Se per un attimo è stato così ora non più. Secondo lui sono innamorata di un altro."

Lo sguardo di Giovanni le brucia addosso, per quanto è intenso e lei distoglie il suo, perché deve trovare il coraggio di andare avanti e dirgli il resto.

"Sai che ero tornata a Roma perché c'era stato un altro delitto."
Annuisce piano, perché questo cambio di rotta inizia già ad infastidirlo. Preferiva che gli parlasse di loro, perché avrebbe voluto dirle qualcosa in merito ma si trova a dover ascoltare, controvoglia.

"Quello che non sai è chi sia la seconda vittima."

Uno strano tremore inizia a salirgli verso le braccia, sa che sta per arrivargli una botta forte e non vorrebbe sentire, vorrebbe urlarle di stare zitta, di non parlare, ma non può.

"È qualcuno che conosco?"

"Marco."  L'ha detto socchiudendo gli occhi, perché  non la guardi o forse solo per non vedere lo smarrimento nei suoi.
Il dolore sale piano, come un'onda che si stia prendendo tutto il suo tempo per dilaniarlo, scorrendo lenta ma inesorabile, lungo le vene. Lascia la mano di Giulia e la porta al viso, cercando di riflettere, di non farsi vincere dallo smarrimento.

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