Parte Seconda-Capitolo 9

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Guarda dallo spioncino per capire chi abbia bussato alla porta e quando intravede Giorgia si rilassa, facendola entrare.

"Grazie per essere venuta, non avrei saputo come fare altrimenti."

La sua assistente entra in casa come un maresciallo, appoggiando la spesa sul tavolo della cucina e guardandolo dal basso verso l'alto.

"Sarebbe ora che ti facessi quella barba, da quanto sei chiuso qui dentro?"

Ha perso il conto, forse una quindicina di giorni, era sicuramente una settimana da quando Giulia era stata lì.

"Guarda questa casa in che condizioni pessime si trova, dobbiamo chiamare qualcuno per sistemarla."

"Non ora, anche se mi sono stancato di stare chiuso qui dentro, se non arriva qualcuno a liberarmi mi sa che andrò fuori di testa."

Ha alzato leggermente la voce, perché sa che lei lo sta ascoltando e vuole fargli sapere la sua insofferenza.

"Perché non esci? Non sarai mica agli arresti domiciliari?"

"Non per ora, ma anche l'avvocato mi ha consigliato di essere cauto, meno mi faccio vedere in giro, meglio è."

Giorgia sospira rassegnata, gli uomini, hanno sempre bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro e lei che ha tre figli ed un marito assente, che se n'è andato di casa anni prima, lo sa bene.

"Oggi è il tuo giorno fortunato, vatti a fare una doccia che intanto sistemo un po' e cambio le lenzuola del letto."

Giovanni la ringrazia con un sorriso appena accennato, per fortuna che c'è lei che ha sempre curato i suoi impegni anche se raramente l'ha seguito nelle sue lunghe tournée in giro per il mondo, è riuscita a gestire tutto restando stabile in Italia. Tanto con lui c'era Angela. Una fitta di nostalgia lo coglie. L'aveva amata, o almeno aveva creduto che fosse così ed ora, nonostante si senta tradito ed ingannato, non può che sentirne la mancanza. Non si spiega chi possa essere la persona con cui aveva allacciato una relazione, non si era mai accorto di nulla, lei era sempre la solita, in fondo l'essere affettuosa non faceva parte di lei, anche se sapeva far sentire la sua presenza. Il suo sostegno non gli era mai mancato e non riesce a darsi una spiegazione. Si rilassa con una lunga doccia bollente e si attarda nel vestirsi ed asciugarsi i capelli, anche se non rade la barba, sistemandola solo un po'.
Non che sia chissà quale incolta foresta, era sempre stata una di quelle cose che faticava a crescere sul suo viso ed incominciava a vedersi solo dopo giorni che non si radeva.
Quando torna in sala Giorgia ha sistemato la spesa, cambiato le lenzuola e messo a fare la lavatrice, riordinando il caos che regnava in casa poco prima.
Gli mette davanti una tazzina di caffè e lui la ringrazia con lo sguardo.

"Figlio mio, togliti quell'espressione da cane bastonato, si risolverà tutto al più presto, ne sono convinta."

Che incrollabile certezza la muove e lui non può che esserle grato.

"Ora devo andare, I ragazzi hanno bisogno di me. Tre figli maschi, puoi immaginare una crudeltà maggiore di questa?" gli passa distrattamente la mano fra i capelli, un gesto che lui sa essere di estremo affetto, il massimo che può pretendere da quella donna dura e decisa, ma con un cuore buono. Rimasto solo si guarda in giro. Quella casa non la sente più sua, è così vuota e silenziosa e lui ha un disperato bisogno di qualcuno accanto. Non una persona qualsiasi, ma lei. Ormai i suoi pensieri, i suoi sogni, ogni istante del giorno sono occupati dalla sua immagine e non riesce più a sopportare quella distanza. Non sa quando si farà viva di nuovo, non ha modo di contattarla e l'unico punto di incontro è quel cellulare da cui sa che lei lo ascolta. Non può dire niente di compromettente, perché forse non è l'unica a sentire e anche quel punto di contatto è così labile, da disturbarlo. Non può sopportare oltre, deve uscire da quella casa prima di impazzire, deve rivederla prima di perdere completamente la ragione.
Prende uno zaino e butta dentro qualche cambio d'abito, non sa quanto tempo starà via, non più di un paio di giorni. Conosce il suo indirizzo di casa, per quella volta che avevano preso il taxi insieme e spera di poterla trovare lì, non sa dove altro rintracciarla e non può andarsene in giro a chiedere di lei. Lascia il telefono sul tavolo della sala, in carica, sperando che si accorgano il più tardi possibile che non ricevono più segnali, perché lui non è in casa e sale in macchina, direzione Roma. Durante tutto il viaggio cerca di distrarsi ascoltando musica dalla radio e pensando a tutto ciò che è cambiato nella sua vita nell'ultimo mese, tutto come se fosse su una macchina sparata a trecento all'ora, bendato e l'unica salvezza fosse rappresentata da Giulia. Forse si sta aggrappando troppo a lei, al ricordo di quella ragazza dolcissima di un tempo, che gli era entrata sottopelle e che aveva faticato a dimenticare. Quando era arrivato a Boston si era sentito tremendamente solo e per mesi non aveva che pensato a lei, come un chiodo fisso e tante volte era stato tentato di chiamarla, per sentire la sua voce, per parlare con lei. Poi la sua vita aveva subito un'accelerata pazzesca con la sua arte e anche il ricordo di Giulia era lentamente svanito, rimanendo come un piccolo seme piantato nel suo cuore, che aveva smesso di germogliare, ma non era mai morto, ben radicato dentro di lui. Rivederla aveva riportato a galla tutte quelle sensazioni in un attimo, come se dieci anni non fossero passati e come se loro non fossero cambiati, in tutto quel tempo.
Invece doveva realizzare che non fosse così, perché se quel germoglio aveva ripreso a crescere e fiorire, in una maniera così rapida da prendere possesso di ogni fibra del suo corpo, loro non erano più gli stessi. Lei era diventata una donna sicura di sé e volitiva ed i ruoli si erano invertiti, ora era lui ad aggrapparsi come se fosse la sua unica ragione di vita e aveva paura che la necessità che aveva di lei fosse dettata dal bisogno di non sentirsi solo. Doveva vederla di nuovo, capire se i suoi sentimenti fossero reali e non offuscati dal dramma che stava vivendo. Arriva sotto casa sua che è già buio. Non sa cosa fare, potrebbe presentarsi alla sua porta, ma non sa esattamente quale di quei palazzi ed appartamenti sia quello giusto. Decide di attendere, se lei non passerà la nottata in ufficio prima o poi la dovrebbe veder comparire, a meno che non sia già dentro casa. Decide che aspetterà un paio d'ore e se non la dovesse veder entrare, andrà a cercarla.
È fortunato, perché dopo neanche mezz'ora, intravede la sua sagoma avviarsi verso uno dei palazzi ed è sola. Scende dalla macchina e la segue e quando si fruga in borsa alla ricerca probabilmente delle chiavi, le scivola alle spalle, posandole una mano sul fianco e l'altra sulla bocca, perché non urli per la sorpresa.

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