Parte Prima-Capitolo 11

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Sente qualcosa sfiorare la guancia e, sollevando le palpebre, si trova davanti i chiarissimi occhi di Giovanni che la scrutano. Sbatte le ciglia un paio di volte, perché il sole che sta collassando oltre l'orizzonte sparge gli ultimi raggi luminosi, colpendo i suoi occhi.

"Ero sicuro di trovarti qui."

Come se la sua voce fosse una coperta che l'avvolge, Giulia si solleva a sedere e circondando con le braccia il suo collo, lo attira verso di sé, costringendolo ad appoggiare le ginocchia a terra, per avvolgerla fra le braccia. Come se le sue emozioni avessero riaperto il rubinetto, piange fra le sue braccia tutte quelle lacrime che non si era permessa di lasciar scorrere in tutti quegli anni.

"Hei, tranquilla, si risolve tutto."
Il suo tono è dolce e comprensivo, ma Giulia non si sente del tutto convinta che lo pensi sul serio.

"È tutto un disastro, finirà tutto e non vi vedrò più. Paola mi odia ed io non mi fido più di lei, perché fa tanto male?"

Le vorrebbe dire che quando impariamo a volere bene a qualcuno è normale rimanere feriti quando pensiamo che ci deluda, ma le parole gli muoiono in gola. Giulia ha appena imparato a fidarsi e non è il caso di aggiungere ulteriore dolore al suo sentirsi perduta.

"Non ti odia e nemmeno tu. Lo ha fatto per il tuo bene, neanche lei vuole che tu vada via, pensa solo al tuo futuro, hai diritto di avere una famiglia che ti vuole bene."

"Ho già una famiglia che mi vuole bene." lo guarda con tanta intensità, cercando nel suo sguardo la sua stessa convinzione, che non trova.

"Giulia, siamo solo due ragazzini, abbiamo bisogno di una guida. Io ho la musica e so già quale sarà il mio futuro, ho un maestro che crede in me e quando diventerò maggiorenne, fra due anni, ho già la, strada tracciata. Tu cosa farai? Vuoi veramente accontentarti del primo lavoro che trovi per pagare l'affitto e sopravvivere?"

Giulia scuote la testa, non la convincerà che quella è l'occasione giusta per lei, non ha intenzione di far parte di quella famiglia, neanche fra anni.

"Non voglio andare a Roma, non così lontano da tutti voi, sembra quasi che tu voglia liberarti di me." si stacca da lui guardandolo seria, il volto imbronciato.

"Non fare la bimba, voglio solo il meglio per te, come Paola." le circonda il viso con le mani, odia vederla così indifesa, così sofferente.

"Il meglio per me è qui con voi, con te." lo fissa sostenendo il suo sguardo, con una convinzione che lo intenerisce.

"Non dobbiamo parlarne per forza ora. Magari quando ti incontreranno non vi piacerete e tutto cadrà nel nulla. Dagli una possibilità."

Giulia non gli risponde perché sa già che quella possibilità non l'avranno, farà in modo di farsi detestare per bene, saranno loro stessi a non voler più sapere niente di lei.

"Ora però dobbiamo rientrare, altrimenti potresti finire veramente nei guai e ti allontanerebbero sul serio."

"Ancora no, non voglio vedere Paola, ti prego restiamo ancora qui."

Ormai quello è il suo rifugio dal mondo, il posto speciale che conoscono solo loro due, dove si sono dati il primo bacio, dove lui le ha donato il suo cuore suonando per lei, dove si sente completamente al sicuro.

"Non possiamo, ho promesso che ti avrei riportato indietro subito. Mi spiace Giulia." sospira, perché sa quanto entrambi vorrebbero sospendere il tempo e restare chiusi nel loro mondo ancora a lungo, ma ciò non è possibile.

"Va bene." abbassa lo sguardo e si alza un piedi, rassegnata a tornare in quella casa. Musetto si intrufola fra le sue gambe, come a volerla salutare e lei si abbassa appena per lasciargli una carezza sulla testa.
Quando entra in casa tutta la tristezza la avvolge nuovamente, Paola è in piedi che l'aspetta, tormentandosi le mani. Non appena la vede la stringe fra le braccia e lei rimane immobile, lasciandosi abbracciare senza reagire. Vede lo sguardo di intesa e gratitudine che scambia con Giovanni e per un attimo si sente incastrata, come se entrambi stessero tramando alle sue spalle, ma scaccia subito quel pensiero. Giovanni non permetterà che la portino via, lui tiene a lei. La stretta delle dita, intrecciate saldamente alle sue, la fa sentire al sicuro e si lascia accompagnare in camera.

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