Erano stati svegliati dai rumori provenienti fuori dalla finestra delle macchine che si mettevano in moto, era ora di andare. Avevano dormito pochissimo e si erano appena abbandonati entrambi al sonno, quando fuori era ancora buio pesto. La prima a tirarsi su nel letto è Giulia, deve andare con gli altri e non vuole essere lasciata indietro. Si fionda in bagno, lavando velocemente il viso e i denti, senza mettere neanche un accenno di trucco, se non un'abbondante strato di crema idratante e il correttore per le occhiaie, che questa mattina fanno bella mostra di loro a ricordarle le notti insonni.
Il cuore non la smette di saltare irregolarmente nel petto e lo stomaco è stretto in una morsa che le impedisce di ingurgitare persino l'acqua. Non è mai stata così tesa, neanche nelle missioni più pericolose, quelle che richiedevano tutta la sua abilità informatica per essere portate a termine. Esce dal bagno e lo trova in piedi vicino al letto, già vestito."Perché non mangi qualcosa?"
Lei scuote la testa, avvicinandosi al comodino e tirando e fuori la pistola, che aggancia nel fodero che porta sul giubbotto antiproiettile, che la fa sembrare meno esile di quello che è in realtà."Non riuscirei. Tu piuttosto, passeranno alcune ore prima che possiate raggiungerci."
"Non ti preoccupare, le passerò con il mio violino e ti penserò. Mi raccomando fai attenzione."
La avvicina a se baciandola dolcemente sulle labbra e lei infila le mani sotto la cintura dei pantaloni, sfiorando la parte bassa della sua schiena, in una dolce carezza che lo fa rabbrividire. Con un ultimo sospiro si stacca da lei, osservandola indossare la giacca e raccogliere i capelli, perché non le ricadano sul viso. Si guardano e Giulia si alza sulle punte dei piedi per sfiorare la sua guancia con le labbra, in un ultimo bacio, prima di uscire all'esterno. Giovanni la segue, facendo un cenno di saluto agli altri prima di vederli salire in macchina. Partono sgommando sull'asfalto e presto scompaiono in fondo alla strada, li segue con lo sguardo fino a quando gli è possibile. Rientra in casa e siede sul letto, lo sguardo fisso di fronte a lui, la testa preda di mille pensieri. Ora è tutto nelle loro mani e lui non può proteggerla, deve fidarsi di loro, di Mattia, di Miriam e di Giulia, che sa badare a sé stessa più di quanto lui possa immaginare. Fruga nel cassetto e tira fuori il cellulare che aveva tenuto conservato e mai usato da quando vivono nascosti e lo infila in tasca. Ha bisogno di rilassarsi e si versa un bicchiere di vino nonostante fuori sia ancora buio e lo sorseggia guardando l'alba crescere. È sicuro che gli scatenerà un mal di testa assurdo ma non gli importa, ha bisogno di scacciare l'ansia dal suo cuore e insieme al vino butta giù un blando calmante, di quelli non chimici, ha buttato via definitivamente quelle schifezze e prova a non lasciarsi sopraffare dai suoi demoni. La musica può essergli d'aiuto e, afferrato il violino, esce all'aperto investito dal freddo pungente della mattina che gli schiarisce le idee. Siede sulla prima panchina che trova e socchiudendo gli occhi appoggia il mento al suo fidato amico e compagno di vita, la mano che stringe l'archetto sollevata a mezz'aria. Non appena avvicina la bacchetta alle corde tutto prende corpo e la mano inizia a muoversi come se avesse vita propria, mentre l'altra pizzica le corde per estrarre l'anima da quello strumento, in uno struggente rincorrersi del suono con il battito furioso del suo cuore. Immerso nel suo mondo non sente la paura e il dolore e riesce a placare l'agitazione che gli è scivolata fino in fondo all'anima. Il mondo intorno sparisce e rimane solo lui, la musica e il suo amore, profondo e intenso come acqua che calma l'arsura.
******Non era stato facile per lei tornare lì dopo quello che era successo a Paola. La casa famiglia era stata chiusa e ora era sotto sequestro, perché luogo di un tentato omicidio. Era il posto ideale per attirare Davide, perché per quanto lui conoscesse quei posti, per essersi nascosto ad osservarli con suo padre tante volte, loro ne avevano una padronanza maggiore. Ogni palmo e centimetro di quella casa e di quel giardino era terreno conosciuto. Aveva passato i mesi più felici dei suoi primi tredici anni e lì aveva incontrato Giovanni e Paola, due persone che in modi diversi erano state importanti per la sua formazione. Lì era stata veramente felice per la prima volta, il posto dove tutto era iniziato. Sussulta quando la macchina si ferma, perché non sa se è pronta a rivedere quei luoghi, vuoti e tristi senza il vociare dei bambini, senza il calore delle loro risate, senza il volto comprensivo di Paola ad accoglierla. Non ha tempo di pensare perché il lavoro da fare prima che arrivi Giovanni è tanto e segue Joele e Miriam nella perlustrazione dei dintorni, alla ricerca di possibi nascondigli dove Davide potrebbe appostarsi. Le sembra di essere tornata indietro nel passato e può fingere che sia un'altra missione alla ricerca di un serial killer qualunque e che lei e Joele siano solo colleghi di lavoro, come un tempo.
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RomanceIl passato è qualcosa che spesso torna, presentando tutto il suo doloroso conto. È quello che succede a Giulia e Giovanni, giovani ragazzini orfani che uniscono le loro solitudini, stringendo un'amicizia che va oltre il semplice affetto ed è un vero...