Parte Terza-Capitolo 18

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Non c'è stato verso di farla ragionare, ha preteso che li portassero da Paola, in ospedale.
Controvoglia e imprecando sottovoce per non farsi sentire, Joele aveva organizzato tutto, prendendo ogni precauzione possibile e accompagnando di persona lei e Giovanni. Sarebbe stato meglio che almeno lui fosse rimasto nascosto e al sicuro, ma si sa, cercare di ragionare con quei due ragazzi è come parlare ad un muro, uno più testardo dell'altro. Erano proprio ciò che meritava, la sua condanna a vita.
Perché per quanto cercasse di negarlo si era affezionato a Giovanni tanto quanto a sua figlia, forse perché vedeva quanto la amasse e non poteva fare a meno di provare affetto, di riflesso. L' unica condizione che aveva posto era che la visita avvenisse di notte, avrebbero dato meno nell'occhio e poi li avrebbe accompagnati a casa di Magda e Carlo, anche su questo sua figlia non aveva voluto sentire ragioni, voleva vederli e non si sarebbe fatta convincere del contrario, tutta suo padre.
All'una in punto entrano in macchina, con Miriam alla guida e i due ragazzi mimetizzati dai cappelli e dai cappucci delle giacche, sul sedile posteriore. Il viaggio dura un paio d'ore e quando giungono in ospedale, il silenzio della notte fonda li avvolge. Entrano da un passaggio secondario e salgono al decimo piano, quello dove Paola si trova, in una camera privata e scortata costantemente da due uomini armati. Un cenno di riconoscimento con Joele e si spostano per farli entrare.
Paola è stesa sotto le coperte, i tubi che le escono dal braccio scoperto dove le flebo che le iniettato in corpo l'antidolorifico e le soluzioni idratanti continuano a pompare liquidi.
Ci sono volute ore di un intervento delicato per asportare la milza e riparare i danni di quella coltellata inferta con tanta ferocia e svariate sacche di sangue, per reintegrare quello perso. L'avevano trovata gli uomini di guardia, allertati da quella sirena suonata in un orario inusuale e per fortuna che si erano insospettiti. Di Davide nessuna traccia, sembrava sparito nel nulla. L'infermiera entra osservando i visitatori con aria sospetta, ma non dice nulla, notando il tesserino che le mostra Joele. Si limita a cambiare la sacca dei liquidi per infondere dell'antibiotico che possa scongiurare ogni tipo di infezione.

"Vi aspetto qua fuori, non possiamo restare a lungo, avete una mezz'ora." Joele li lascia nella stanza, uscendo dietro l'infermiera e chiudendo la porta alle sue spalle.

Giulia intreccia le dita a quelle di Giovanni, per darsi forza, il contatto con la sua pelle è qualcosa che la rassicura e si chiede come abbia fatto a farne a meno per tutti quegli anni. Alle volte si sorprende a pensare che quei dieci anni, per quanto intensi e vissuti cercando di dare un senso alla propria vita, non le siano appartenuti veramente e che si senta completa solo ora e non solo perché si sente amata  da Giovanni. C'è un senso di appartenenza che non ha provato che con lui, che non hai mai sfiorato prima, anche se è stata amata dalla sua famiglia adottiva ma non si è mai sentita veramente parte di loro, non in quel modo viscerale in cui le accade con lui. Non con quella completezza e quell'istinto con cui si è avvicinata a Mattia, anche se lo conosce appena. Sente che darebbe la sua vita per quel bambino, come se fosse parte di lei e non se ne dà una spiegazione, sa che è così e per ora le è sufficiente questo.

"Forse dorme, non dovremmo svegliarla." si sono avvicinati al letto, osservando il suo viso pallido e gli occhi chiusi, serrati nel sonno. Giulia siede sul bordo del letto, sfiorando il viso di Paola con le dita e lei apre piano le palpebre, a fatica.

"Giulia..." sussurra appena, la voce roca per l'arsura che le secca le labbra.

"Vuoi un po' d'acqua?"
Al suo cenno di assenso le avvicina il bicchiere alle labbra, facendola bere a piccoli sorsi. Solo quando solleva lo sguardo, vede Giovanni in piedi accanto a Giulia, bloccandosi con il terrore negli occhi. I due ragazzi si scambiano uno sguardo d'intesa, intuendo il suo turbamento.

"Forse è meglio se esco, vi lascio sole."

"No, vieni accanto a me."
Lo invita ad avvicinarsi e lui siede sulla sedia che è appoggiata accanto al letto.
Paola gli afferra la mano accarezzandogli le dita, come a volersi convincere che sia proprio lui.

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