Meloncholy // amici21

81: Public danger

<<Bungiorno>> entro in sala e trovo già Canova in videocall.
<<Ciao Grace>> mi saluta il produttore.

Michele Canova è stato colui che ha scelto di lavorare al mio ultimo pezzo e sono stata contentissima di questo.
Non vedo l'ora di poter ascoltare il mio inedito finito e spero accada il prima possibile.

Continua a chiedermi pareri, facendomi ascoltare alcune cose per capire che genere di base possa piacermi di più, ed io mi concentro su come vorrei fosse il risultato finale.

Lavoriamo insieme per circa un'ora e mezza, quando mi comunica che può andare bene così.
<<Posso chiederti tra quanto più o meno potrò ascoltarlo?>>
<<Tra poco inizio a lavorarci, quindi credo che possa esser pronto entro dopodomani. Appena sarà finito te lo faccio avere>>
<<Grazie mille, davvero>>
Sorrido.
<<Grazie a te, Grace. Ci sentiamo>>
Lo saluto e raccolgo le mie cose, raggiungendo la sala relax.

<<Questa volta non ci sei riuscita, ti ho sentita arrivare>>
Albe, seduto al tavolo, mi guarda fiero.
Accanto a lui c'è Alex.
<<Peccato>>
Li raggiungo e mi siedo dall'altro lato del tavolo.
<<Che state facendo?>> chiedo, guardando i vari fogli sparsi sul tavolo.
<<Alex mi sta aiutando con delle canzoni>>

<<A te come è andata con Canova?>> alza di nuovo lo sguardo su di me.
<<Bene. Spero che venga fuori un buon risultato.>>
<<Quanto devo ancora aspettare per ascoltare quest'inedito?>> mi chiede il moro.
<<Forse sarà pronto a breve>>
<<Oh lo voglio ascoltare anche io poi, vecchia>>
<<Mi dispiace, ma in quanto suo ragazzo ho la priorità>> ribatte l'altro, prima di alzarsi e avvicinarsi a me.
<<Aspe, ho capito bene?>> il biondo alterna lo sguardo da me al ragazzo.

Alex si siede al mio fianco, stringendomi la vita tra le braccia.
<<Hai capito benissimo>> conferma
L'altro si accascia sulla sedia, aprendo le braccia.
<<Ce l'avete fatta finalmente>> Sospira, facendo ridere sia me che il ragazzo seduto accanto a me.

Restiamo a parlare per altri dieci minuti circa, poi Albe ci saluta per andare a lezione e rimaniamo soli.

<<Hai altre lezioni?>> mi chiede, lasciandomi un bacio sulla spalla.
<<No, ho il resto della mattinata libera. Tu?>>
<<Anche io, andiamo in casetta dai>>
Si alza, prende il suo zaino e poi anche il mio.
Lo blocco, non volendo che porti altro peso.
<<Faccio io>>
<<Lascialo a me e non fare storie>>
Mi arrendo e dopo essersi messo i nostri zaini in spalla, mi fa segno di seguirlo fuori dagli studios.

<<Dopo mi daresti una mano a spostare le mie cose nella stanza blu?>> mi chiede, quando siamo quasi arrivati.
<<Certo.>> annuisco.
<<Aspetta, la stanza blu? La stanza di Gigi?>> lo guardo, riflettendo solo adesso sulla sua domanda.
<<Si, ieri sera abbiamo chiarito. Era passata ad entrambi da parecchio, mancava solo parlarne>>
<<Sempre detto che sarebbe tornato tutto come prima>> alzai le spalle, con un sorrisetto sulle labbra.
<<Per questa volta, mi fa piacere darti ragione>>

Entriamo in casa e la troviamo particolarmente silenziosa.
Probabilmente saranno tutti a lezione.

Passiamo un pò di tempo insieme, stando semplicemente sul divano.

<<Se non hai altro da fare, secondo me possiamo iniziare anche adesso>> gli propongo.
Annuisce, dicendo che in teoria dovremmo metterci poco.

Raggiungiamo la stanza verde e per prima cosa inzia a staccare tutte le sue cose dalle pareti.
Mi avvicino al comodino aprendone un cassetto e, tra tutto il casino che c'è dentro, trovo varie foto.
Una di queste lo ritrae con una donna molto simile a lui, che deduco sia sua madre.
<<È la mamma>> conferma, vedendomi con quella foto tra le mani.
<<Lo immaginavo. Siete molto legati voi due?>>
Fisso l'immagine, dove entrambi sorridono e sembrano particolarmente felici.
<<Diciamo. Le voglio bene e so che lei ne vuole a me, ma il nostro non è quel tipo di rapporto dove ci raccontiamo tutto. Come confidente, adesso che andiamo più d'accordo, ho mio padre.>>