9. IRIS

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Giorno quattro del mio nuovo impiego.

Dovrei starmene a casa, al calduccio, poi prendere parte alla mia sessione mattutina di yoga e infine pranzare. Invece, eccomi qui, al Colman Park, sulla sponda del lago Washington a inseguire scoiattoli insieme a un bambino di quattro anni e un dobermann gigante.

Oggi è una di quelle rarissime giornate invernali in cui il gelo non ti entra nelle ossa a causa del sole che splende in cielo. È vero, ormai mancano due giorni all'arrivo di febbraio, eppure si riesce lo stesso a fare una bella passeggiata. Ci sono persino ciuffetti di erba verde, un miracolo.

Mi piace questo parco, ci sono stata un paio di volte insieme a Prim, mentre ci dirigevamo verso Colman Beach, un'area verde in cui è possibile sostare e fare il bagno nel lago. È sempre parecchio affollata, ma il trucco consiste nel prendere posto la mattina presto, così da assicurarsi la vista migliore e soprattutto una bella nuotata nell'acqua limpida e fresca.

«Okay, time-out» premo il palmo della mano sulle dita piatte ripetutamente. «Adesso basta correre, non voglio che ti prenda un accidente. Ci fermiamo, diamo da mangiare agli scoiattoli e poi ci troviamo un bel posticino in cui fermarci a pranzo. Giusto?» Guardo Amos, poco più indietro, per conferma.

Lui annuisce, molla il cellulare nella tasca del cappotto costoso e si fa più vicino.

«Come diamo da mangiare agli scoiattoli?» chiede Colin mentre lo vedo cercare la mano del padre.

Sollevo l'indice in segno di attesa e frugo nello zaino che ho portato. Trovo quello che stavo cercando e lo tiro fuori. «Eccole qua. Noccioline.»

«Mangiano quelle?» domanda, ancora una volta, il ghiro. Mi piace soprannominarlo in questo modo, è dolce e gli si addice parecchio.

«Hm-hm. Ti faccio vedere come si fa e poi ti aiuto. Evitiamo di darle a Flounder, però, non gli fanno bene.»

«Sono d'accordo. Sappiamo bene cosa succede quando ingerisce roba che non dovrebbe, vero, Flounder?» Amos sposta lo sguardo sul cane, lui finge di non averlo sentito e inizia ad annusare il terreno.

Sbuffo una risata e mi guardo intorno. Individuo un'area libera e prendiamo posto al tavolo in legno. Mi basta aprire la confezione e sentire l'odore di noccioline per far sì che piccoli scoiattoli inizino ad avvicinarsi.

«Papà, guarda!» strilla in un bisbiglio Colin.

«Presta attenzione, Col» ribatte lui.

Metto una manciata di noccioline sul tavolo e poi sul palmo della mano, abbastanza in alto da non farci arrivare Flounder, infine attendo. Ho affinato la mia tecnica con il passare degli anni; prima mi avvicinavo senza concedere loro il tempo di abituarsi alla mia presenza, ciò li portava a scappare e nascondersi. Adesso invece sono abbastanza brava: traccio un percorso di noccioline sulla superficie in cui mi trovo e aspetto che siano loro a venire da me.

Il primo scoiattolo non ci mette molto a drizzare le orecchie e avvicinarsi al tavolo, non gli importa nemmeno della presenza di Flounder, adesso occupato a sgranocchiare un rametto tra i denti.

«Eccolo» bisbiglia Colin, meravigliato.

Gli rivolgo un sorriso, poi sposto lo sguardo sul padre. Amos non ricambia, ma non mi aspettavo nulla di diverso dal suo viso gelido. Potrebbe far concorrenza a una lastra di ghiaccio, vincerebbe lui.

Mi sono già domandata un paio di volte come mai questo atteggiamento duro nei confronti del mondo ma sono sempre arrivata alla conclusione che non sono affari miei. Non mi dispiacerebbe intavolare una conversazione con lui, una normale, senza lo spavento di essere fulminata con un'occhiata, tuttavia, mi sembra che voglia chiaramente mantenere uno stretto legame professionale.

Un'idea malsana inizia a formarsi nella mia testa.

E se lo aiutassi a sbloccarsi un po'? Con discrezione, ovvio. Piccole cose che non danno troppo nell'occhio.

«Ris, guarda!» un'altra esclamazione di puro stupore da parte di Colin espressa in un sussurro.

Distolgo l'attenzione dai pensieri e mi focalizzo sui due scoiattoli adesso sul tavolo. Uno si è avvicinato alla mia mano, annusa l'aria alla ricerca del bottino. Quando gli occhietti scuri lo trovano, allunga le zampette e afferra due, tre noccioline, infilandosele in bocca.

«Com'è buffo» ridacchia Colin, dal suo posto. Amos abbassa lo sguardo sul viso gioioso del figlio e accenna un sorriso. L'angolo sinistro della bocca si solleva, rivelando una piccola fossetta.

Dio mio.

È inopportuno ciò che sto pensando al momento. Si tratta del mio capo, per amor del cielo. Il punto è che Amos Wright è sexy come il peccato, uno che viene tanta voglia di commettere. Con quello sguardo penetrante, ma allo stesso tempo uno scudo, i capelli nero pece e il viso spigoloso... delizioso. Decisamente.

Non mi è mai capitato di pensare cose del genere nei confronti dei padri dei bambini che accudivo, non c'è mai stato nessun tipo di desiderio. Ma Amos Wright? Diamine, potrebbe benissimo essere un modello da copertina, e in effetti c'è pure stato in prima pagina. Con donne degne di essere definite modelle, divinità.

Io messa a confronto sembro un folletto. Certo, quando mi impegno so essere una gran bella donna, ma sono rare le occasioni in cui posso agghindarmi come si deve, quindi torniamo sempre all'inizio: un folletto.

Altri due scoiattoli si avvicinano, così mi affretto a mettere sei noccioline sul piccolo palmo della mano di Colin, poi, senza rifletterci, afferro la mano di Amos e faccio lo stesso. Non lo guardo, penso solo a posizionare le noccioline sulla sua pelle, morbidissima, scostandomi l'attimo dopo. «Adesso non muoverti. Non ti faranno niente, sentirai solo un po' di solletico quando con le zampette prenderanno le noccioline.»

«Va bene» annuisce, euforico, Colin.

Due scoiattoli si avvicinano rispettivamente alle mani di Colin e Amos, mangiucchiano le noccioline tranquilli, mentre il resto fa lo stesso con quelle sul tavolo e la mia mano. Siamo a quota sei, perciò capisco che è giunto il momento di mettere via le noccioline. Sto chiudendo il pacchetto quando noto uno scoiattolo arrampicarsi sul braccio di Amos, arrivare fino alla spalla e appollaiarsi nell'incavo del suo collo. Lui appare imperturbabile mentre Colin ridacchia divertito e io l'osservo. Lo scoiattolo scivola, rimanendo bloccato nel taschino alto del cappotto.

«Papà, è rimasto incastrato!» ride Colin.

Lo scoiattolo non fa una piega, anzi, sembra rilassato.

«Dagli da mangiare!» esclama Col.

Osservo la scena con gusto e mi preparo mentalmente a rassicurare Colin. Voglio dire, non c'è verso che lui... i pensieri svaniscono nello stesso istante in cui Amos allunga pollice e indice, che incastrano una nocciolina, e la cede allo scoiattolo mentre lo osserva di sottecchi.

Oh. Mio. Dio.

Lo scruto con attenzione e, quando mi becca a farlo, non riesco a distogliere lo sguardo. Non ho idea di cosa renda tanto sexy un'azione del genere, eppure eccoci qui. A fissare come una guardona il mio capo.

L'improvvisa voglia di diventare uno scoiattolo mi assale e questo è un chiaro segnale che sto perdendo la testa.

«Be', direi che... che possiamo andare a pranzo, no?» biascico, alzandomi di scatto dal tavolo. Flounder si alza, spingendo il muso contro il palmo della mano. Abbasso lo sguardo e gli gratto lo spazio tra le orecchie. Gli sono così grata per avermi fornito una via di fuga dallo sguardo incatenante di Amos.

«Flounder ha fame e sono sicura che valga lo stesso per te, giusto, Col?»

Colin annuisce e si pulisce le mani. «Ho taaaanta fame!»

«Prima pulisci le mani, però» sbuffo una risata e lo aiuto con una salvietta umida al profumo di cocco. «Salvietta?» domando, porgendone una all'uomo che mi sta di fronte.

«Grazie» l'afferra e si volta per stringere la mano di Colin.

Durante il tragitto fino al piccolo ristorantino qui vicino, Colin riempie il silenzio con le sue chiacchiere entusiaste a proposito degli scoiattoli e di come domani, all'asilo, dirà a tutti i suoi compagni cos'ha fatto.

Non sono mai stata così tanto felice della presenza di un bambino come adesso.

𝐒𝐞𝐰𝐞𝐝 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora