41. AMOS

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Nei quattro anni in cui Cara è scomparsa non ho mai permesso a nessuno di avvicinarsi in quel modo. Persino mia madre o Seth mi abbracciano alla velocità della luce per non infastidirmi. Ieri sera, invece, Iris non si è solo limitata a stravolgermi la mente con le sue parole in merito all'incidente, non si è solo presa la briga di dirmi di non dovermi sentire in colpa per ciò che è accaduto, si è pure presa il suo tempo, scostandosi a fatica, come se non volesse farlo, ma avvertisse il mio disagio. Ho sentito il suo calore vicino, percepito il suo viso sul mio petto ed è stato... stranamente carino. La vicinanza non mi ha disturbato nello stesso solito modo.

Con Colin non mi sono mai posto il problema; subito dopo l'incidente mi sono ancorato a mio figlio, come se la mia vita dipendesse da lui, e forse è stato proprio così. Se non ci fosse stato Colin, non so come sarebbe finita. Vivevo per la famiglia, per l'amore che la nutriva giorno dopo giorno, adesso a malapena lo riconosco questo sentimento. Si risveglia solo quando ho Colin vicino, quando il mio bambino mi sorride e fa sembrare che sia tutto a posto nel mondo. Eppure, ieri sera, non ho sentito quello strano fastidio al petto, quell'onda di disagio così estrema. C'era, mi solleticava la nuca, e forse l'avrei persino allontanata se fosse rimasta ancora un po', ma ha capito quando scostarsi e lo apprezzo. Sul serio.

Le sue parole mi hanno toccato nel profondo. Non mi aspettavo mi dicesse cose del genere, con quell'intensità bruciante negli occhi. Ci siamo scusati a vicenda, comprendendo che non c'entriamo in quello che è successo. Ma è davvero così? Io non c'entro niente? Continuo a lottare e lottare nella mia testa. Da un lato il senso di colpa mi attanaglia, facendomi trascorrere alcune notti insonne, dall'altro... mi domando se non abbiano ragione tutti quelli che mi circondano. Sarebbe veramente cambiato qualcosa se non l'avessi chiamata? No... mi avrebbe chiamato lei. Sarebbe stata comunque vittima di un incidente quella sera perché era il suo momento.

Quante volte me lo sono ripetuto? Quante volte ho urlato? Quante volte ho distrutto il mio corpo portandolo allo stremo in palestra?

Cara non c'è più. Non ritornerà mai da me. Se solo accettarlo fosse così semplice... Ho imparato a vivere alla giornata, ad andare avanti giorno dopo giorno, eliminando la sua presenza nella speranza che il dolore si attutisse, ma non è servito a un accidente.

Poi arriva Iris Thomson, con la sua esuberanza, la sua allegria e mio figlio si innamora di lei. La include nei suoi disegni, la definisce la sua famiglia. E lei mi guarda con gentilezza, mi provoca, mi riserva un abbraccio, mi tiene testa... e io non capisco più un accidente di cosa sento.

Cos'è che sento, poi? L'attrazione fisica è una risposta più che ovvia. Ma c'è di più? Non lo so. Ho involontariamente intavolato brevi conversazioni con lei, le ho esposto la mia paura più grande, quella di non essere un buon padre per Colin. Non ne avevo nemmeno parlato con i miei genitori, per l'amor del cielo.

Che cosa mi sta facendo questa donna?

Si sta insinuando nella nostra vita, con quel suo sorrisino impertinente e le attenzioni che rivolge a mio figlio. Torno a casa sentendo il suono delle risate di Colin, vedendolo più energico, voglioso di esplorare.

E capisco che nonostante tutti i miei dubbi, nonostante tutte le ansie che mi porto dentro e tengo prigioniere nel cuore, non permettendo loro di prendere un fiato d'aria, Iris fa bene a questa famiglia. Fa bene a Colin. A Winona.

Fa bene a te.

Scuoto il capo, distogliendo la mente da questo preciso pensiero.

Concediti di respirare, sussurra una voce delicata, infantile... mi ricorda la mia voce da bambino, molto simile a quella di Colin.

Come faccio a respirare se attorno a me vedo solo acqua gelida, se sto annegando nello stesso lago in cui è morta mia moglie?

Vuoi davvero lasciare Colin da solo?

𝐒𝐞𝐰𝐞𝐝 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora