60. IRIS

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La prima settimana lontano dai Wright scorre in un baleno solo grazie al nuovo lavoro, che adoro e mi era mancato moltissimo, e la presenza di Primrose. È tornata a casa tre giorni dopo essersi svegliata, Pam e Lance sono andati via dopo dieci giorni e le pressioni della figlia, ma si sentono ogni singolo giorno al telefono. Non li biasimo, anche io mi comporterei così con mia figlia.

Durante la seconda settimana, invece, ho fatto più fatica. Nonostante parli con Colin tutti i giorni, nonostante gli dica quanto mi manca, non è lo stesso di poterlo abbracciare quando voglio. Mi mancano i nostri pomeriggi insieme, mi mancano Winona, Flounder...

Mi manca moltissimo Amos.

Racconto a Primrose gli ultimi avvenimenti, soprattutto mentre lei si riposa e io mi occupo di dare una sistemata alla casa. Detesta non poter far nulla, ma i medici sono stati chiari: sebbene si sia ripresa e risponda bene ai farmaci, deve riposare e tornare a controllo dopo quattro settimane.

È chiaro che abbia preso alla lettera la cosa, perché non le permetto di muovere un dito. Pensava di essersi liberata dei suoi genitori e che io sarei stata più permissiva, ma non esiste. Ho rischiato di perderla una volta, non permetterò che accada una seconda.

Giorno quindici senza contatti con Amos Wright. La cosa cambierà entro lunedì, quando lo informerò che proprio oggi hanno ufficializzato i nuovi turni e che presto, a parte qualche piccolo cambiamento, tornerò a essere la babysitter di Colin.

Lavorerò al mattino, dalle nove alle quindici, giusto in tempo per poter passare a prendere Colin all'asilo nel caso ce ne fosse il bisogno, e, due volte a settimana, attualmente di mercoledì e giovedì, fino alle diciassette. La caposala mi ha informato che non sempre di giovedì dovrò andare e a me non dispiace; adesso che c'è Colin nella mia vita, voglio dedicargli le giuste attenzioni. Questi sono dei turni eccezionali, tant'è che ho ringraziato Mindy con tre baci.

Si respira professionalità, ma anche tanta dedizione in questa clinica. Finora tutti i colleghi e lo staff che ho avuto il piacere di incontrare sono stati nient'altro che adorabili. Anche i pazienti. Mi piace, davvero. E spero che sia solo l'inizio.

Ricontrollo i dettagli, assicurandomi che sia tutto in ordine e sistemo le due cartelle cliniche al loro posto. Devo soltanto aggiornare quella di Randy, un carinissimo sessantenne che ha bisogno di un'aggiustatina alla schiena, e poi posso tornare a casa, pronta a una serata sul divano insieme a Prim e Colin in video-chiamata.

Domani dovrebbe venire a trovarmi, essendo sabato, e non vedo l'ora. Di sicuro rivedere Amos non mi farà bene, ma... devo superarla. Passo dopo passo. Capire che il suo cuore è occupato e probabilmente sarà così per ancora molto, moltissimo tempo.

Sto per aprire la scheda quando bussano alla porta. «Avanti» asserisco, lo guardo sfisso sullo schermo del laptop.

«Ehi, Iris.» Eloise, una delle mie colleghe, fa capolino.

«Ehi» le sorrido.

«Stacey mi ha detto di riferirti che c'è una persona per te all'ingresso.»

Stacey è la receptionist. Niente e nessuno attraversa l'atrio senza prima essere passato sotto il suo sguardo attento. È gentile, molto simpatica e dolce, ma è anche un falco. Direi che è un perfetto lugnello 2.0, come l'ha definita Primrose dopo la mia descrizione. Ci teneva a sapere come fossero i colleghi e mi ha incastrato in un interrogatorio di due ore.

Aggrotto la fronte, confusa. Se Primrose si è azzardata a muovere anche solo un capello... mi sentirà. Eccome se mi sentirà! «Ti ha detto di chi si tratta?»

«No, solo che faresti meglio ad andare.»

Ho accennato a Stacey della condizione di Prim, ciò significa che potrebbe davvero essere lei. «D'accordo, allora vado subito. Qui ho tutto pronto, devo solo aggiornare la cartella di Randy, ci pensi tu o faccio io lunedì?»

𝐒𝐞𝐰𝐞𝐝 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora