44. AMOS

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«Posso sapere cos'hai?» sospira profondamente fissandomi Iris, di fronte a me, intenta ad asciugare i piatti che gli passo.

Colin si è addormentato giusto una ventina di minuti fa, troppo stanco dalla passeggiata in giardino e per aver giocato con Flounder. Post acchiapparello si è sistemato sul divano per guardare un cartone ma ha visto soltanto i primi dieci minuti. Tant'è che l'ho messo a letto l'istante successivo.

«Niente» mento. Non mi piace lamentarmi, soprattutto davanti ad altre persone.

Iris molla lo straccio sul ripiano e arcua un sopracciglio. «Borbotti da tutta la sera, Amos.»

«La schiena» sbotto mollando la spugna nel lavandino, «mi sta uccidendo. Sento dolore da stamattina e la passeggiata mi ha messo k.o. ma non volevo deludere Colin.»

Resta in silenzio, come se stesse contemplando qualcosa. «E non me l'hai detto perché?»

Ancora una volta, sposto lo sguardo su di lei, la fronte aggrottata. «C'è un motivo per cui avrei dovuto dirtelo?»

Iris alza gli occhi al cielo. «Pronto? Fisioterapista!» mi agita le dita davanti, con fare ovvio. «Queste manine sono magiche.»

Le fisso le dita, poi sposto lo sguardo sul suo. «Tu vuoi solo mettermi le mani addosso.» Mi sono bastati meno di dieci secondi e sette parole per smascherarla. Iris mi desidera tanto quanto io desidero lei, è ovvio che questa sia la scusa perfetta per toccarmi. Non che me ne lamenti, a dirla tutta.

Un sorrisetto impertinente si allarga sul suo volto. «Insomma, potrei negarlo, ma non sarei onesta, quindi... Beccata. Adesso posso mostrarti cosa sanno fare o preferisci lamentarti ancora per molto?»

«Stiamo sempre parlando delle spalle, giusto?» La studio con fin troppa attenzione. Stasera mi sento stanco, come se l'intera settimana mi fosse caduta sulle spalle. Ho estremo bisogno di questo massaggio, ma anche di seppellirmi dentro di lei prima di mezzanotte.

Notando la mia espressione seria, Iris scoppia in una sonora risata. È davvero carina, devo ammetterlo. Colin dice sempre che Iris ridacchia in modo pulito. Non ho mai capito cosa intendesse dire e, in realtà, credevo che nemmeno lui lo sapesse, ma adesso che ci faccio caso... realizzo che Colin ha perfettamente ragione. La risata di Iris è limpida, pulita, cristallina. Ride perché sente di farlo, non si trattiene. Io credo di aver dimenticato quand'è stata l'ultima volta che mi sono sentito così libero di esprimermi. Mi domando anche se mai ci riuscirò.

Iris mi guarda profondamente divertita, riportandomi alla realtà. «Sì, Amos, con la S. Spalle. Se poi vogliamo approfondire... Chissà, potrei comunque essere disponibile» fa guizzare il sopracciglio, concedendomi un sorriso furbo e si allontana, diretta in corridoio.

«Dove vai?» Mi ritrovo a chiederle, incapace di trattenermi.

Iris si volta nella mia direzione. «A prendere l'occorrente, fatti trovare pronto. E... ti consiglio di lasciare l'intimo per iniziare.» La vedo stringersi il labbro inferiore tra i denti, trattiene a fatica una risata.

Come se non sapessi come si fa un dannato massaggio. Alzo gli occhi al cielo e, dopo aver passato il panno umido su tutta la superficie, mi asciugo le mani e lascio la cucina.

Credo sia appena andata a rovistare nell'armadietto un olio alle trentuno erbe, mi sembra, che Winona ci ha consigliato di massaggiare sullo stomaco di Colin quando ha un po' di dolore. Se è andata a prenderlo, evidentemente può benissimo essere utilizzato anche per massaggi come quello che mi farà tra poco. Non c'è stato ancora modo di utilizzarlo in quanto Colin non ha avuto problemi – e ne sono grato. Tuttavia, sarò io a inaugurare il flacone. Pensandoci, finalmente è arrivato il momento per Iris di mostrarmi quant'è brava a svolgere il suo lavoro. In effetti, voglio proprio scoprire quanto piacevole sarà avere le sue mani sul mio corpo.

𝐒𝐞𝐰𝐞𝐝 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora