53. AMOS

22.3K 815 55
                                    

Sono fumante, fumante di rabbia e irritazione.

Come cazzo si permettono di comportarsi in questo modo dopo la discussione di qualche settimana fa? Sembra che le mie parole siano entrate loro da un orecchio e uscite dall'altro. Questa è completa mancanza di educazione e non è così che voglio far crescere mio figlio.

Ingrid e Arthur non erano questo genere di persone, nel modo più assoluto. So che la perdita di Cara è stata un evento che li ha segnati nel profondo, proprio come me, ma arrivare a questo punto? È davvero troppo.

«Amico, lascia il bicchiere» asserisce cauto Seth.

Abbasso lo sguardo e mollo la presa ferrea sull'oggetto. Non me n'ero nemmeno reso conto.

«Voglio sapere cos'è appena successo e perché Iris è tesa da tutto il pomeriggio. Ho finto di non essermene a corta, tuttavia, il suo disagio si riesce ad annusare a chilometri di distanza.» Mamma ci guarda in attesa, ma io sono troppo focalizzato sui Moss per risponderle.

«Amos» mi richiama mio padre, preoccupato.

E fa bene a esserlo. Sul serio. Se non fosse per il luogo in cui ci troviamo, se non fosse che rovinerei di certo la festa di mio figlio, quella che Iris mi ha aiutato a pianificare per settimane, è molto probabile che chiederei loro di andarsene. Ma non possiamo attirare l'attenzione su di noi, non posso permettere che Colin si senta in imbarazzo o a disagio com'è già accaduto ad Iris.

Sicuramente pensa che non me ne sia accorto, ma è l'esatto opposto della verità. L'ho studiata di sottecchi, anche mentre conversavo con altra gente, per assicurarmi che fosse tutto a posto. Per fortuna ci ha pensato mamma a tenerla impegnata, così come Colin.

«Forse la conversazione che abbiamo avuto non è stata abbastanza chiara» ringhio.

«Intendi quella in cui hai scalciato la sedia? Quella in cui avresti potuto ferire qualcuno?» controbatte Arthur.

«Amos» mamma si porta una mano al petto, «è vero?»

Fulmino Arthur con lo sguardo. «Ma per favore. È vero, non avrei dovuto prendermela con quella sedia, ma non ti permetto di dire stronzate come quella che avrei potuto ferire qualcuno perché sai benissimo che non è così.»

«Non mi risulta.»

«Non è un problema mio. Ero venuto a chiarire la vostra posizione e la mia, ma a quanto pare non sono stato abbastanza chiaro» affermo con tono lapidario, uno che non ammette repliche.

«Di che conversazione si tratta? Riguarda Colin e Iris?» domanda mio padre.

Ingrid mi guarda preoccupata. Adesso, però. Dopo essersi comportata in quel modo orrendo con Iris. Ha paura che rivelerò ai miei genitori cos'hanno detto a Colin. E lo farò, di questo possono starne certi, ma non oggi. «Ne parliamo poi.»

«Amos—» inizia Arthur.

«No», lo interrompo, alzando una mano. «La mancanza di rispetto che avete mostrato nei confronti di Iris e nei miei è andata veramente oltre.» Li guardo dritto in faccia. Voglio che sia chiarissima la mia posizione in questa discussione. Potranno pensare ciò che meglio credono, però la verità è che non sanno niente.

Niente di me.

Niente di Colin.

Niente di Iris.

Parlano, giudicano, non vedono altro che il loro dolore e il loro egoismo.

Decido di raccontare la verità, nonostante sia sicuro che Iris non lo vorrebbe, soprattutto per mettere a tacere le loro stronzate. Nonostante ciò, sento che è necessario. «Lo sapete a chi apparteneva l'auto contro cui Cara si è schiantata prima di finire in acqua?»

𝐒𝐞𝐰𝐞𝐝 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora