33. IRIS

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«Mi dispiace, scricciolo, ma è una buona idea quella di Win, no?» Lo aiuto a spogliarsi.

«Sì, però prometti che ci andiamo?» replica, scacciando via i calzini.

«Ma certo che sì!»

La gita al giardino giapponese è saltata, venendo riprogrammata per la prossima settimana. Nevica dalle sette di questa mattina e non credo si fermerà presto. Meglio non rischiare.

Visto che Colin era tanto giù, durante la colazione, Winona si è offerto di farlo restare da lei a dormire. A quanto pare suo figlio è venuto a trovarla insieme alla moglie e il nipote, che è poco più grande di Colin. Si conoscono, sono persino amici, quindi Colin ne è rimasto soddisfatto. Ne sono contenta, almeno so che non sarà intristito per il resto della giornata.

«Adesso sbrighiamoci a fare questo bagnetto, così possiamo vestirci e stare al caldo» dico mentre lo sollevo dal pavimento e lo aiuto a sistemarsi nella vasca. Come da rituale, Colin si irrigidisce. Gli accarezzo la schiena, disegnando piccoli cerchi e gli bacio la fronte. «Tutto bene, tesoro?»

Flounder poggia il muso sul bordo della vasca, guardandolo con attenzione. Gli rivolgo un sorriso veloce e torno da Colin.

«Non mi piace fare il bagno» sospira.

Rimango sorpresa dalla sua ammissione. Lo avevo già dedotto dal suo comportamento ma né lui né Amos mi hanno mai detto nulla. All'inizio ho pensato fosse normale, non a tutto piace trascorre tanto tempo in ammollo, ma con il passare delle settimane ho notato la sua reticenza nei confronti del bagno, facendomi capire che deve esserci per forza qualcosa sotto.

Il fatto che Colin l'abbia appena ammesso mi riempie il cuore di gioia perché significa che si fida davvero di me.

«Ti va di dirmi il perché? Sai che puoi contare su di me, Col.»

Colin fa ondeggiare piano lo squaletto nell'acqua mentre Flounder il pesce galleggia. «Nonna Ingrid e nonno Arthur mi hanno detto una cosa... sulla mia mamma.»

Risucchio un respiro, sconvolta dalle sue parole. È la primissima volta che sento Colin nominare sua madre. Dio, voglio sperare che quegli avvoltoi non abbiano fatto danni, altrimenti mi sentiranno.

«Vai avanti.» Gli accarezzo i capelli per tranquillizzarlo.

«Hanno detto... hanno detto che la mia mamma non c'è più perché stava facendo un bagnetto e si è addormentata. E se...» Colin fa fatica ad andare avanti, molla il pupazzetto e punta lo sguardo nella mia direzione. «E se mi addormento pure io? Io non voglio...»

Non ci penso due volte: tiro fuori dalla vasca Colin e lo avvolgo in un accappatoio, poi me lo trascino al petto. «Ascoltami bene, d'accordo? Non ti succederà nulla, Colin. C'è papà, ci sono io... siamo qui con te e sei al sicuro, okay? Te lo prometto.»

«Va bene» annuisce sul mio petto.

La furia che provo in questo momento nei confronti di quei... di quelle persone è incredibile. Ma come possono fare una cosa del genere? Come possono spaventare un bambino così piccolo e innocente dicendogli che sua madre è morta facendo il bagno?! È follia. Pura.

Non so quando, ma conto di parlarne il prima possibile con Amos. Qualcosa mi dice che lui non sappia nulla di questa faccenda, altrimenti mi avrebbe avvertito della situazione delicata in cui si trova Colin.

«Adesso... vestiamoci. Oggi ti aspetta una bella giornata. Lunedì devi raccontarmi tutto di Louis, sì?»

«Hm-hm. Anche a lui piace tanto Cars. E anche La Sirenetta!» esclama, come se la conversazione di poco prima non fosse esistita. La bellezza infantile si trova proprio qui, davanti ai miei occhi.

𝐒𝐞𝐰𝐞𝐝 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora