59. AMOS

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Trascorro un'intera settimana senza vedere Iris Thomson. Perché? A causa del suo nuovo lavoro. L'hanno presa in una clinica di fisioterapia denominata Rapid Skeletal Therapy. L'ho sentita menzionare qualche volta, ma non avevo idea di dove si trovasse. Non è molto distante da casa di Iris, ci impiega una ventina di minuti ad andare e tornare. Una mezz'ora con i mezzi. Lo so perché ho fatto le mie ricerche, solo per accettarmi che fosse un luogo professionale e indicato per il suo impiego.

Dopo il colloquio mi ha informato che aveva ottenuto il lavoro e che per le successive due settimane non avrebbe potuto badare a Colin a causa dei turni. Le ho chiesto se sarebbero cambiati e lei è stata molto vaga.

Colin sente la sua mancanza, ma Iris gli ha parlato e si sentono continuamente al telefono, in video-chiamata. A me non rivolge nemmeno un'occhiata in più, si limita solo al saluto. E la cosa mi manda in bestia.

Ciò che mi fa perdere la testa, non è tanto il saperla lontana, ma sentire la sua cazzo di mancanza.

Non dovrebbe succedere.

Non posso... non riesco nemmeno a pensare che possa essere successa una cosa del genere.

Eppure... torno a casa e mi aspetto di vederla.

Vado a letto e fisso quello stupido scoiattolo che Colin ha deciso di sistemare sul mio comodino.

La cosa più orrida? Non faccio un accidente per toglierlo o spostarlo. Lo fisso, lo studio, cerco di capire cosa ci sia di tanto speciale in un animale del genere o in una maledetta lucertolona che affascina così tanto Iris Thomson.

Penso di trovare Colin tra le sue braccia quando la mattina entro in camera sua e invece tocca a me coccolare mio figlio. Non che mi dispiaccia, certo.

Winona mi osserva sempre, ma non commenta mai.

A quest'ora dovrei già cercare una nuova babysitter per Colin, perché non ho la più pallida idea di quando e se i turni di Iris varieranno abbastanza da permetterle di vedere Colin.

Nel fine settimana non si sono nemmeno visti. Mentirei se dicessi che non aspettavo altro che rivederla, almeno per cinque minuti, ma Iris ha preferito fare compagnia a Primrose, tornata da poco a casa e ancora in difficoltà nel compiere le piccole cose. Non posso biasimarla.

«Terra chiama Amos Wright. Abbiamo una riunione tra cinque minuti, pensi di alzare il culo dalla sedia o vuoi restare a fissare la scrivania ancora per molto?»

La voce di Seth mi arriva dritta alle orecchie, ma non faccio nulla per scrollarmi di dosso questo stato di inadeguatezza che sento. «Annullala.»

Seth mi scruta con attenzione, la fronte aggrottata. «Si tratta di Iris, vero?»

Gli rivolgo un'occhiataccia.

«Sono giorni che sembra ti abbiano ficcato un palo su per—»

«Piantala» lo interrompo.

Seth sospira e afferra la cornetta del telefono. «Tesoro? Annulla la riunione, Amos è impegnato. Sì. Grazie. Grazie mille.»

Bene, almeno mi ha ascoltato. Passo una mano tra i capelli che dovrei davvero tagliare e poggio la schiena sulla sedia.

Seth prende posto di fronte a me, dall'altro lato della scrivania e mi osserva. «Dobbiamo parlare. Devo dirti due cose.»

Il suo tono, così serio e che non ammette repliche, mi destabilizza un po'. E se gli interessasse Iris? Se mi chiedesse il permesso? Nonostante non ne abbia il bisogno visto che io e Iris non stiamo insieme.

Iris e Seth non hanno mai mostrato alcun segno di interesse oltre l'amicizia uno nei confronti dell'altro, è solo la mia mente il problema. Che poi, anche se fosse, dov'è il problema? Hanno il diritto di crearsi una vita, no? Perché mai dovrebbe importarmi di vedere il mio migliore amico e la mia... che cosa?

𝐒𝐞𝐰𝐞𝐝 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora