30. IRIS

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Mi sento... affamata. Frustrata. Tormentata.

E tutto per colpa di chi? Amos Wright.

Il mio capo, la mia condanna.

Da quando mi ha toccata in ascensore, la sera del gala di beneficenza, sabato, mi ha rivoltato la mente come un calzino. Ho fatto il possibile, lunedì, per comportarmi normalmente ma tutte le volte che si distraeva o parlava con Colin lo guardavo, perché Amos mi ha fottuta per bene.

Certo, mentalmente parlando.

Stargli accanto e non poterlo toccare diventa sempre più complicato. Percepisco onde di calore ogni volta che si avvicina per prendere una tazza, per salutare Colin o semplicemente quando si accomoda sul divano e Col gli si arrampica addosso, portandolo più vicino alla sottoscritta.

Prim dice che dovrei essere chiara con lui e dirgli che mi andrebbe bene andarci a letto, anche una volta, ma la sola idea mi fa inorridire. Va bene, non ho problemi a dormire con un uomo per una sola notte, tuttavia, qui si tratta di Amos Wright, non uno qualunque. Per non parlare del fatto che è il mio dannato capo. Non posso piazzarmi davanti a lui e chiedergli se gli va di fare sesso, andiamo! E poi, se andasse male? Se non fosse bravo a letto? Se fossi costretta a guardarlo ogni giorno sapendo che ho dovuto fingere un orgasmo? Magari quello in ascensore è stato un colpo di fortuna, o magari ci sa fare solo con le mani, chissà.

Non prendiamoci in giro, per favore...

Dannata coscienza.

Ha ragione.

Non c'è modo che uno che muove le mani in quel modo non sia bravo a letto. Sa sicuramente il fatto suo e farà cantare ogni donna che si infili sotto le lenzuola con lui, deve essere così.

«Che ne dici, c'è modo di farti tornare sulla terra o pensi di continuare a fissare la tazza?» La voce di Amos mi riporta alla realtà come un fulmine a ciel sereno.

Sbatto le palpebre e sposto lo sguardo su di lui. Maglioncino nero addosso, pantaloni della tuta grigi e piedi scalzi. Pronto per l'ennesima serata film del giovedì. Mi sarebbe piaciuto far fare un giro veloce a Colin nei dintorni, ma intorno alle quattro ha iniziato a piovere e da allora non smette più.

Winona ha dovuto chiedere al marito di passarla a prendere perché non se la sentiva di guidare. Alla sola menzione di guida e pioggia fitta mi sono venuti i brividi, ma so che Win è a casa adesso, sana e salva, quindi ho potuto godermi il resto della cena senza che il panico mi attanagliasse.

Guido spesso sotto la pioggia, ma non è quando è fittissima o la neve è troppa. Lo detesto.

«Dicevi?»

«Il latte si è freddato» indica la tazza facendo un cenno col mento.

«Cacchio» borbotto. Prendo la tazza e la rimetto in microonde, giusto per trenta secondi, a Colin non piace bollente il latte. Stasera, al posto dei soliti popcorn – che stavano diventando troppo frequenti – abbiamo optato per una bella tazza di latte caldo e cereali al cacao a forma di macchinine.

Non essendo Amos un amante del latte, ha preferito prepararsi una tisana ai semi di finocchio. Non una delle mie preferite, ma nemmeno terribile.

«Ancora deciso su Peter Pan?» chiedo una volta aver tirato fuori la tazza.

«Sì. Ascolta, se domani il tempo rimane invariato preferisco evitare di portare Colin al giardino giapponese. Non voglio che si ammali di nuovo» asserisce Amos.

Annuisco in totale accordo. «Certo, non devi nemmeno dirlo. Speriamo ci sia una buona giornata, non vede l'ora di dar da mangiare alle carpe.»

«Irisss! Quando arriva il latte?» domanda Colin.

𝐒𝐞𝐰𝐞𝐝 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora