10. IRIS

24K 746 90
                                    

La prima settimana insieme ai Wright sembra volare. Se dovessi descrivere l'esperienza con due parole sarebbero di certo montagne russe. Perché? Semplice, da un lato stare insieme a Colin è divertente e tranquillo, sembra aver preso più confidenza con la sottoscritta e ne sono contenta, desidero solo che si trovi a suo agio con me e che si senta al sicuro abbastanza da potersi confidare se ne ha bisogno.

Dall'altro lato, invece, ho iniziato a sentire questa specie di... attrazione nei confronti di Amos che tento di scacciare con ogni mezzo possibile. È un bell'uomo, sempre distaccato, certo, ma ha parecchio fascino e lo esercita più che bene, soprattutto quando decide di lavorare da casa e ad aprire la porta è lui, in pantaloni da tuta grigi e maglia termica nera che mette in evidenza ogni singolo muscolo.

Il punto è che ha bisogno di sciogliersi un po'. Trascorre troppo tempo da solo, il suo unico svago è Colin e non esce nemmeno con nessuna donna – non che mi dispiaccia davvero, a essere onesta.

Non ho mai, nemmeno una volta, chiesto a Winona o Colin dove fosse la madre in tutto ciò e non credo lo farò tanto presto. A volte, ci sono storie chiuse che necessitano di rimanere tali.

Lo ammetto, c'è parecchia curiosità, ma tutto ciò di cui deve davvero importarmi è un ghiro di quattro anni che mi obbliga da tre giorni a questa parte a fare la lotta ogni volta che deve svegliarsi. Allora inizio a solleticarlo sui fianchi, lui ridacchia ma non apre gli occhi, quindi continuo fino a quando non mi supplica di smettere e poi è pronto a fare colazione. Winona mi ha detto che le babysitter precedenti lo hanno sempre obbligato a lavarsi prima, e non sarebbe un problema, ma Colin sembra avere un rapporto strettamente necessario con l'acqua, obbligarlo a fare il bagno dopo essersi appena svegliato mi sembra assurdo.

E a proposito del piccolo ghiro...

«Se ti trovo devi offrirmi una cioccolata calda, lo sai, ghiro?» Passeggio tra i divani. So già che si è nascosto dietro l'isola della cucina, lo ha fatto davanti ai miei occhi, ma ho finto di non vederlo e ho iniziato a cercare dietro le tende.

«Tanto non mi trovi!» esclama lui.

Winona scuote il capo, un sorriso divertito sul volto mentre affetta delle carote.

«Guarda che se parli ti trovo più in fretta» lo avviso mentre continuo a gironzolare vicino al televisore. Torno vicino al tappetto e mi inclino in avanti quando capisco di stare per inciampare su uno dei pupazzetti di Colin. Mi reggo alla prima cosa che trovo, arrossendo furiosamente quando realizzo di star stringendo la mano attorno al ginocchio di Amos Wright, comodamente seduto sul divano, laptop sulle gambe e sguardo concentrato, adesso puntato su di me.

Racconterei di aver ritrovato l'equilibrio, ma sarebbe una menzogna. Perciò, non solo tocco il mio capo tentando di non cadere, ma l'azione si rivela pure inutile perché l'attimo dopo la gamba trema e mi ritrovo in ginocchio vicino alle gambe dell'uomo.

«Iris! Stai bene?!» esclama Winona, preoccupata.

Colin esce dal suo nascondiglio per niente segreto e corre nella mia direzione. «Ris! Ti sei fatta male?» Si siede al mio fianco.

«Macché» agito una mano, sminuendo la cosa, «l'ho fatto apposta perché non riuscivo a trovarti.»

«Non è vero!» esclama lui stringendo le braccia al petto.

Sbuffo una risatina e mi rialzo. «Scusami» mi rivolgo ad Amos, «ho perso l'equilibrio inciampando su uno dei pupazzi di Colin. Ecco qui il colpevole» acciuffo una fedele rappresentazione di Hulk.

«È sempre colpa di Bruce» ridacchia Colin.

«Non c'è problema. Ti sei fatta male?» domanda l'uomo. Sentirgli ripetere le stesse parole del figlio aumenta la loro somiglianza già parecchio notevole.

𝐒𝐞𝐰𝐞𝐝 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora