LA LUNGA NOTTE

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<<FUOCO>>

Una pioggia di proiettili infuocati piombò sul campo dei Rinnegati, seminando il panico nei soldati appena tornati nei loro alloggi per la notte. Molte macchine d'assedio andarono distrutte, e gli incendi ne distrussero altre, ma erano ancora moltissime, troppe. Hazel non esultò con i compagni quando i colpi andarono a segno, spronò a ricaricare e colpire ancora << Forza veloci, non abbiamo molto tempo prima che le navi ci attacchino>> urlò mentre lei stessa ricaricava una catapulta insieme ad altri semidei. Riuscirono a far partire solo un'altra scarica di colpi, poi un rumore dal mare fece capire ad Hazel che la loro ora era vicina. Una pioggia di dardi, arpioni, massi si abbatte su di loro, distruggendo macchine e falciando vite. Hazel alzò le braccia al cielo, e in un secondo un grande muro di pietra eruppe dalla terra proteggendo i Vendicatori da quella pioggia letale. Un boato dal campo nemico segnò l'inizio del secondo attacco dei Rinnegati: le macchine superstiti bombardarono la porta, facendola tremare e creando impercettibili crepe nell'ossidiana delle mura, talmente invisibili che solo grazie ai suoi poteri Hazel riuscì a percepirle. Doveva fare qualcosa per cercare quantomeno di guadagnare tempo, ma senza Arion non aveva molti assi nella manica. Ebbe un'idea rischiosissima, ma non aveva molte alternative al momento << Smith, a te il comando fino al mio ritorno, intesi?>> chiamò l'ufficiale << Si signora, ma mi raccomando, torni>> rispose lui. Lei avrebbe voluto tanto poter promettere che sarebbe tornata, ma era più facile che accadesse il contrario. Sorrise al suo ufficiale e si avvicinò alla porta blindata. Prima di agire fece una cosa che non faceva da anni ormai, pregò. Pregò suo padre, il divino Plutone, Re degli Inferi e signore delle ricchezze della terra. Pregò affinché riuscisse a salvare i suoi uomini, a conceder loro abbastanza tempo per fare arrivare i rinforzi. Pregò che i Vendicatori vincessero la guerra anche per lei, che suo fratello governasse insieme a Percy seduto sui troni dell'Olimpo. Pregò che Frank sopravvivesse per vivere una vita lunga e serena, ricordandosi di lei. Inconsciamente si tocco il collo, dove una sottile collana d'oro le cingeva il collo. Era un regalo di Frank, gliela aveva data una decina di anni prima, a Nuova Roma, quando erano pretori della prospera città dopo il ritiro di Reyna, quante cose erano cambiate da allora, ma Hazel non era sicura che ciò fosse un male, non si era mai sentita mai sentita così felice come durante il suo periodo con i Vendicatori. Quando si riscosse dai suoi pensieri, mise in atto il suo piano. Non aveva ombre a disposizione per poter viaggiare, ma poteva usare i suoi poteri. Creò un tunnel sotto la porta e lo fece proseguire fin sotto l'accampamento nemico. Sbucò fuori dal terreno nascosta in dei rovi, e vedeva che il bombardamento continuava senza sosta da entrambi i fronti, doveva sbrigarsi. Sgattaiolò vicino a un gruppo di catapulte, quattro enormi macchine d'assedio venivano ricaricate da una dozzina di semidei. Hazel si abbandonò ai propri poteri e compì la prima di molte stragi: la terra inghiottì tre soldati fino alla vita, e lei gli mozzò la testa con la spatha senza dar loro il tempo di reagire o avvisare i compagni. Levò le mani al cielo e i massi delle catapulte si abbatterono sulle stesse macchine, distruggendole senza difficoltà. A quel punto i soldati si accorsero del nemico alle loro spalle, ma per molti di loro fu comunque troppo tardi. Come una furia Hazel si slanciò su di loro, colpendone due al volto con gemme preziose evocate dalla terra, stordendoli. Prima che potessero riprendersi erano già nel regno di Ade. Dopo un breve duello con altri tre semidei decisamente sfortunati rimanevano cinque legionari a sfidare la figlia di Plutone. La ragazza si concentrò, e una gigantesca crepa si apri nel terreno, facendo precipitare i poveri soldati al centro della terra. Hazel non aveva concluso nulla, solo quattro catapulte erano distrutte, ma comunque aveva guadagnato un po' di tempo. Decise di lasciarsi completamente andare ai propri poteri: vide una decina di catapulte che miravano la porta del castello e si avvicinò lentamente. Ciò che fece fu spettacolare, evocò un enorme pepita d'oro, grande quanto un carro armato, e con maggiore forza possibile la scagliò contro le armi d'assedio, distruggendone tre in un colpo solo. Prima che i soldati di guardia potessero intervenire ne aveva già distrutte altre quattro tagliando le funi con la spada e distruggendo gli assi. Evocò due puntoni di roccia solto una delle catapulte, capovolgendola e schiacciando due opliti che stavano caricando contro di lei. Ne restavano solo due, ma una decina di opliti aveva serrato la formazione a difesa di quest'ultime, nessun problema. Sollevò i massi delle catapulte scagliandoli contro i nemici, sfondando la formazione e uccidendone molti sul colpo, ferendo e stordendo gli altri. Riuscì a distruggere anche le altre catapulte, non dopo aver ucciso un paio di semidei passandoli a fil di spada e avendone schiacciati con enormi massi altri. Restavano solo una dozzina di baliste al centro della formazione nemica, dove Hazel non sarebbe mai riuscita a passare, ma un lampo di genio salvò la situazione: rimise in posizione la catapulta rovesciata e puntò direttamente le macchine restanti. Fece fuoco tre volte con i proiettili esplosivi. Cercando di far più danni possibili, e riuscì nel suo intento. Da quello che riuscì a vedere, ben otto tra baliste e catapulte erano distrutte, e altre due erano in fiamme. Non ebbe il tempo di esultare che una selva di frecce la investì, ma lei si ritirò sottoterra marciando verso il Castello Nero. Quando arrivo, nessuno esultò: la porta era caduta, le ultime raffiche l'avevano fatta crollare. L'alba stava sorgendo sul Tirreno, e per uno dei due eserciti sarebbe stata l'ultima alba nel regno dei vivi.

𝐁𝐥𝐨𝐨𝐝 𝐚𝐧𝐝 𝐏𝐨𝐰𝐞𝐫 - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora