ANIME AGLI INFERI

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Dopo che Nico ebbe abbandonato il campo di battaglia, i Fedeli iniziarono ad avanzare. Con Clarisse caduta e Frank gravemente ferito e incapace ancora di combattere, soltanto Hazel e Ippolita restavano al fianco del Principe a condurre i Vendicatori in battaglia.

L'impavida figlia di Plutone guidava il fianco sinistro dello schieramento, e fronteggiava le coorti guidate da Reyna e Jason, mentre Ippolita e le sue Amazzoni perdevano lentamente terreno contro Annabeth e le sue falangi. Percy girava per il campo di battaglia senza uno schema, seminando morte. Dieci semidei provarono ad assalire l'ultimo Principe rimasto sul campo, ma non riuscirono nemmeno ad avvicinarsi. Non appena Percy posò il su sguardo su di loro, i dieci semidei si contorsero dal dolore, il sangue che spingeva contro le vene per uscire. Prima che potessero rialzarsi, Vortice aveva già mandato le loro anime nell'Ade, lasciando i cadaveri nella polvere. Percy osservò il campo di battaglia, e dovette constatare che le sue forze erano inferiori numericamente, e stavano perdendo terreno. Si concentrò per qualche secondo, mentre l'aria intorno in lui si raffreddava e un'aura oscura si irradiava lentamente. Sollevò Vortice e urlando la conficcò violentemente nel terreno evocando un violento terremoto che spaccò i ranghi dei Fedeli, concedendo un po' di tregua ai suoi, che poterono avanzare nuovamente. Fu Ippolita a guidare i suoi contro le truppe di Annabeth, e riuscì a far breccia nella linea degli opliti. Percy sorrise involontariamente, si rendeva conto ogni giorno sempre più di quanto fosse straordinaria quella ragazza. A riscuoterlo dai suoi pensieri fu la voce tonante di un condottiero, che spronava i suoi a riformare i ranghi e a caricare. Percy non ebbe dubbi: sotto l'enorme elmo d'oro c'era Enea. Anche il troiano notò la vicina presenza del Principe, e dopo aver ucciso due semidei che scioccamente lo avevano assalito, rivolse le sue attenzioni al ragazzo<<Principe>> lo salutò<<Enea, che piacere>> rispose sarcastico il semidio figlio di Poseidone. <<Arrenditi Perseus, non potete vincere, Sarpedone e i suoi stanno arrivando, non avete i draghi, arrenditi, e salva migliaia di vite>> cercò di persuaderlo Enea. A quel punto Percy sembrò esitare, come valutando l'opzione. Poteva salvare i semidei che lo amavano, poteva terminare la guerra e le sofferenze, con un semplice ordine. Sarebbe morto, o sarebbe stato esiliato, ma i suoi avrebbero potuto vivere. Poi l'immagine di Annabeth e Jason assieme, a guidare i festeggiamenti per la vittoria, a godere della sua sconfitta, scacciò in lui ogni dubbio. Con sguardo triste si rivolse ad Enea <<Non credere che io non lo voglia, figlio di Afrodite>> iniziò <<Ma tu non puoi capire, nessuno di voi può, cosa si prova quando il cuore ti viene strappato dal petto, quando devi sopprimere la tua natura per sopravvivere, finché diventi ciò che hai sempre odiato, e quella rabbia, quel dolore, quella sete di vendetta, non sono più sensazioni momentanee, ma sono la benzina che ti fa andare avanti. Dimentichi chi fossi, ti concentri solo su chi sei>> continuò, mentre i suoi occhi mutavano lentamente da un verde brillante al nero << È stato un onore per me combattere contro di te, Enea figlio di Afrodite, ultimo dei Troiani e progenitore di Roma>> concluse con rispetto. Enea ascoltò ogni parola, e seppure fossero nemici, e seppur negli ultimi tempi avesse compiuto azioni ignobili, provò pena per il Principe. Un ragazzo che si era sobbarcato il peso del mondo più volte, tradito dall'unica persona che avesse mai amato<<L'onore è stato mio, Perseus Jackson, Principe degli Abissi, Eroe dell'Olimpo, Console dei Semidei, figlio di Poseidone>> e chinò il capo in segno di rispetto. Quelle parole fecero sorridere amaramente Percy <<Ah, Eroe dell'Olimpo, Console dei semidei, mi ero dimenticato di esserlo stato...>> disse a bassa voce.

I due formidabili guerrieri si misero in posizione, entrambi con le armi in mano. Percy brandiva la sua fedele compagna Vortice, novanta centimetri di bronzo celeste grondante di sangue, mentre la lancia d'oro imperiale di Enea rifletteva superba la luce del sole. Enea era completamente armato, con scudo e armatura, mentre Percy portava solo una leggera armatura in cuoio, senza scudo. Fu Enea a colpire per primo: caricò il Principe, cercando di spezzare la sua difesa combinando affondi con la lancia a violenti colpi con lo scudo. Percy indietreggiò, ma parò senza problemi i colpi del rivale, seppur non riuscendo a contrattaccare. Con una capriola all'indietro il Principe si allontanò dal nemico, potendo riprendere fiato. Sicuro della distanza, abbassò la guardia, ma Enea lo sorprese. Sfruttò la sua distrazione e scagliò la propria lancia, colpendolo di striscio al ventre. Il Principe cadde in ginocchio urlando, ed Enea sguainata la sua spada lo caricò nuovamente. Percy si rialzò e contrattaccò con rabbia, lasciandosi andare ai suoi poteri: gli occhi si fecero blu, i canini si fecero aguzzi, i muscoli si gonfiarono. Ignorando il dolore si scagliò su Enea, colpendolo violentemente, riuscendo perfino ad ammaccare leggermente il leggendario scudo del troiano. Enea riuscì a schivare un paio di stoccate e portarsi alle spalle del principe, e con un calcio lo scaraventò a terra. Percy rotolò nella polvere per qualche metro, prima di riuscire a rialzarsi. Fece appello a tutte le sue energie, e fece scaturire un potente getto d'acqua dal terreno. Non appena entrò in contatto con l'acqua, Percy si sentì immediatamente rinvigorito. Enea tentò una nuova carica, mentre il Principe lo attendeva in posizione di difesa.

𝐁𝐥𝐨𝐨𝐝 𝐚𝐧𝐝 𝐏𝐨𝐰𝐞𝐫 - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora