SIGNA INFERRE

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Schierati uno difronte all'altro i due eserciti, con i loro impavidi generali alla testa dei semidei. I Fedeli erano più numerosi e avevano il Ferro di Cristo. Da quando Valiryon e Percy erano stati sconfitti, un vento di speranza si era levato tra le loro fila, ma quel giorno quel vento sembrava essersi placato. Si era placato quando avevano visto i due Principi poco lontani da loro, belli e potenti, come solo loro potevano essere. Annabeth era in sella al proprio cavallo grigio, Partenos, dinnanzi ai suoi soldati, e da sotto il proprio grande elmo scrutava l'esercito avversario e il grande Principe che lo conduceva.

Jason ed Enea galopparono veloci verso Reyna ed Annabeth, che si trovavano proprio al centro della formazione<<Ragazze, sono tutti pronti>> annunciò il figlio di Venere serio. Reyna annui, ma Annabeth non rispose, continuò a fissare i propri nemici senza voltarsi<<Annie, che c'è?>> chiese premuroso Jason. Lei si voltò verso il proprio ragazzo<<Non mi convince, qualcosa non quadra, guardate la loro formazione, alle spalle hanno le colline e ai lati il fiume...non hanno spazi per la ritirata, perché?>> sbuffò pensierosa. I Principi la preoccupavano, erano subdoli, oltre che estremamente brillanti e intelligenti. Enea spronò il proprio cavallo e si avvicinò a lei<<Annabeth, questa battaglia non vedrà nessuna ritirata...oggi si decide il destino del mondo>> le disse con voce sicura. Il figlio di Venere aveva un qualcosa nello sguardo, una scintilla di malinconia, l'espressione di chi aveva già vissuto una vita di guerra, l'espressione di chi era consapevole di ciò che sarebbe successo. Annabeth annui senza guardarlo nemmeno e si avvicinò alle truppe. In quel momento Enea lanciò un'occhiata eloquente a Jason, incitandolo e spronandolo a prendere il posto che meritava, che intese subito. Era arrivato ormai il momento di essere il leader che tutti si aspettavano che fosse. Dentro di sé Jason aveva sempre saputo che sarebbe arrivato un giorno simile, un giorno in cui avrebbe dovuto portare sulle spalle il peso del comando, il peso delle aspettative; perché lui era Jason Grace, il potente semidio figlio di Giove, e per natura doveva essere lui il baluardo degli dèi. Non avrebbe mai voluto essere così, essere un leader, ma era stato spinto ad esserlo, al contrario di Percy, che lo era per dote naturale, con un carisma e una presenza fuori dal comune. Sorrise, trovando ironico che fosse proprio Percy il nemico ora, il nemico contro cui avrebbe dovuto combattere fino alla morte, il nemico che avrebbe dovuto uccidere se necessario. Inspirò e spronò il proprio cavallo bianco, e iniziò a fare avanti e indietro davanti ai semidei, che rapiti dalla sua presenza lo fissavano ammutoliti. Era ricoperto da un'armatura romana d'oro imperiale, con dei drappeggi rosso porpora. Solo l'elmo era greco, enorme, un tipico elmo spartano, d'oro imperiale anch'esso con un crine di cavallo rossa fiammeggiante<<Semidei, soldati, amici>> tuonò <<Oggi combattiamo per salvare il mondo come lo conosciamo, per salvare il nostro futuro!>> i soldati esultarono<<Oggi o si vince da eroi, o si muore da leggende!>> fece un'altra pausa<<Combattete con coraggio, combattete con furore, combattete insieme!>> e levò il proprio gladio al cielo <<Oggi finisce il regno di terrore e paura dei Principi, oggi, oggi inizia la nuova era dei semidei!>> urlò infine <<Siete con me Fedeli?>> chiese urlando. I soldati batterono gli scudi a terra e le spade sull'elmo in assenso <<Non vi ho sentito, SIETE CON ME?>> chiese ancora una volta <<SISSGNORE!!!>> tuonarono all'unisono diecimila voci.

Il loro grido giunse fino all'esercito dei Principi, i quali risero debolmente prima di girarsi verso i propri generali <<Frank, Hazel, a voi il fianco destro, Ippolita, Clarisse, occupatevi del sinistro>> ordinò Nico risoluto. I generali si avviarono senza obiettare alle loro postazioni. Nico poi si rivolse a Percy<<Vuoi fare tu gli onori di casa?>> chiese ridendo. Il figlio di Poseidone sorrise<<Se proprio devo>> e si avvicinò all'esercito in attesa. Era sempre stato un leader, la gente non faceva altro che ripeterglielo da quando aveva dodici anni, ma ormai era molto di più: era un condottiero, un conquistatore...un idolo. Inspirò profondamente e chiuse gli occhi, e quando gli riaprì erano diventati blu come l'oceano, ma non trasmettevano paura o orrore nei suoi compagni, irradiavano il potere del Principi in maniera quasi rassicurante per i suoi soldati<<Compagni, fratelli...io non sono Jason Grace, che con le parole vi infonderà coraggio, io posso solo dirvi, che le Muse non me ne vogliano, che le parole, le poesie, i grandi discorsi...sono polvere al vento. Noi oggi combattiamo, moriamo se serve, ma lo facciamo da semidei liberi. Questo è il dono più grande che abbiamo, SIAMO LIBERI DI VIVERE LE NOSTRE VITE! Non ci sono dei o sovrani per noi, oggi noi combatteremo per la nostra libertà, per i nostri desideri e per la nostra vendetta. Oggi noi ci vendichiamo di anni di torti subiti, di ingiustizie...DI TRADIMENTI! Allora Vendicatori, siete con noi?>> e i soldati risposero con un boato così forte da costringere le Muse sul Monte Elicona ad interrompere il loro canto. Uno squillo di trombe annunciò la carica dei Fedeli, ma nessuno si mosse. Il piano era semplice, aspettare la mossa dei Principi. Percy tornò da Nico<<Oggi finisce tutto...>> gli disse il corvino <<No amico mio, oggi inizia tutto>> lo corresse, e ne era convinto. Non sapeva per quale motivo, ma percepiva una strana elettricità nell'aria, un formicolio che indicava che c'erano ancora battaglie da vincere, nemici da sconfiggere, c'era ancora una storia da scrivere. Fece qualche passò in avanti, e dopo aver scosso leggermente la testa, Nico lo seguì. Sprigionarono tutto il loro potere, liberando la loro aura. Enormi nubi oscurarono il sole, tuoni e lampi scossero il cielo, mentre scosse di terremoto facevano tremare la terra sotto i Fedeli. Dalla terra emerse una legione di non morti ed enormi voragini squarciarono il suolo. Percy e Nico si erano trasformati completamente, e non solo i loro occhi erano cambiati: i loro muscoli si erano ingrossati visibilmente, i loro canini si erano allungati, lo sguardo folle, le unghie delle mani tramutate in artigli. I Fedeli si bloccarono di colpo, atterriti e terrorizzati, nessuno sapeva che i principi fossero così potenti. Persino Enea arrestò la propria marcia<<Per gli dèi...>> mormorò sconvolto, e in quel momento iniziò a capire, ed ebbe paura. Jason osservò le proprie truppe, disorientate e impaurite, e notò che anche i suoi amici erano rimasti parecchio traumatizzati da quell'improvvisa manifestazione di potere dei principi<<Reyna, Console!>> urlò all'amica, sperando che le intendesse. La mora sembrò esitare un momento. Esitava perché, sebbene si fosse ripresa dai traumi grazie all'aiuto di Enea, temeva ancora i due Principi. Le loro voci erano le protagoniste dei suoi incubi peggiori, il perenne ricordo della sua umiliazione. Ma lei era Reyna Ramirez Arellano, figlia di Bellona e Console dei Romani, lei non poteva mollare, doveva tornare a essere nuovamente la generale che era sempre stata. Espirò profondamente prima di rivolgersi alle proprie truppe<<Legione, SIGNA INFERRE!>> urlò, e grazie al suo potere diede coraggio e vigore alle proprie truppe, che con rinnovata forza caricarono le fila di non morti evocati da Di Angelo. Jason e Annabeth sorrisero e si lanciarono alla carica alla testa delle proprie truppe, con Enea al seguito. Il figlio di Giove, i cui poteri ormai erano paragonabili a quelli dei Principi, scatenò una tempesta di fulmini sull'orda nemica, spazzando via la maggior parte dei morti. A completare il lavoro furono Enea e la cavalleria, il figlio di Venere sembrava veloce quanto il vento, e solo in quel momento liberò il potere delle proprie armi: esse erano capaci di controllare gli elementi, e grazie a queste evocava piccoli tornado di fuoco che bruciavano qualsiasi cosa incontrassero sul proprio cammino. Annabeth era assieme ai fratelli Stoll, e dirigeva l'avanzata, mantenendo l'ordine nella formazione, mentre Reyna alla testa dei Romani esortava i semidei ad avanzare.

Percy e Nico si guardarono negli occhi, sorpresi da tanto potere, ma sorrisero subito dopo: questa sarebbe stata una battaglia memorabile. Rientrarono nelle proprie fila, e montarono in sella ai propri draghi, adesso protetti da una nuova armatura realizzata da Tyson e dai ciclopi. Ippolita si avvicinò a Percy<<Non farti uccidere>> gli disse scherzando. Lui sorrise<<Nemmeno tu>> rispose affettuoso, e senza dire altro si librò in cielo insieme a Nico. Quando furono lontani dalla battaglia Nico disse a Percy<<Stanno arrivando, lo sai vero?>>. Lui annuì sbuffando<<Non so se sia stata una buona idea non dire agli altri che i Rinnegati stanno per attaccarci alle spalle...>> rifletté ad alta voce<<Forse no, ma non avevano bisogno di altri problemi...>> rispose Nico, anche lui era preoccupato e pensieroso<<Alle spalle abbiamo le colline, Anax e Valiryon ci faranno guadagnare tempo>> propose Percy<<Attaccheranno loro i Rinnegati prima che arrivino da noi, sfrutteranno le colline per un'imboscata>> continuò. Nico annuì<<Ok, torniamo giù ora>> e senza aspettare risposta calò in picchiata. Una volta a terra i due eserciti erano quasi faccia a faccia. Percy e Nico accarezzarono i propri draghi prima di vederli spiccare il volo, avrebbero monitorato la loro situazione grazie al legame empatico. Videro avvicinarsi i Fedeli alla carica<<Ci vediamo agli Inferi!>> urlò Percy e si gettò in avanti. E l'ultima battaglia iniziò.

𝐁𝐥𝐨𝐨𝐝 𝐚𝐧𝐝 𝐏𝐨𝐰𝐞𝐫 - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora