Percy era in camera sua, e come al solito sorseggiava un bicchiere di Rum, coricato su una poltrona in velluto rosso dinnanzi al camino scoppiettante. Era da un po' che rifletteva su Ippolita, da quando era arrivata aveva suscitato in lui emozioni contrastanti. Da una parte quasi la temeva, ma non capiva il perché, dall'altra lo intrigava: era bella, affascinante ma anche molto sveglia. Sentiva sempre una strana sensazione allo stomaco quando era in sua presenza, e se da una parte avrebbe voluto evitarla, dall'altra lo attraeva come una calamita. Si autoconvinse che qualsiasi cosa provasse non fosse altro che una pura attrazione fisica, però la parte più ingenua di lui, più spontanea e desiderosa di affetto, sperava potesse essere un qualcosa in più. Si passò nervosamente la mano nei capelli e sbuffò: no, quel sentimento era pericoloso, lo aveva spinto sull'orlo del baratro, e il desiderio di vendetta lo aveva portato non solo a gettarsi nel baratro, ma a stringere addirittura un patto con Tartaro. No, avrebbe potuto divertirsi con Ippolita, usarla anche, ma non poteva innamorarsi, non poteva essere di nuovo debole. Mentre beveva dal proprio bicchiere si fermò a osservare le fiamme nel camino, troppo a lungo evidentemente, perché la sua mente iniziò a ricordare avvenimenti passati e dolorosi:
Era una calda notte d'estate al Campo Mezzosangue, e Annabeth e Percy erano abbracciati stesi sulla spiaggia. Era ormai passato un anno da quando le porte della morte erano state aperte, lasciando che migliaia di eroi e semidei tornassero a camminare tra i vivi. Percy era appena tornato dall'Italia, si era recato in Italia insieme a Frank per cercare un semidio davvero potente, Orfeo, colui che con il suo canto riusciva a erigere città. Non lo avevano trovato, stranamente si rifiutava di unirsi agli altri semidei, ogni volta che lo si cercava scompariva. <<Quando siamo arrivati al Colosseo, speravamo di trovarlo a suonare la propria cetra, ma abbiamo solo trovato qualche spirito di vecchi gladiatori...>> raccontava Percy ridendo, mentre accarezzava la propria fidanzata, che lo guardava incantata. Era sempre stato bello, ma crescendo era diventato semplicemente mozzafiato, e in quel momento, alla luce della luna, era stupendo, più bello dello stesso Apollo. Annabeth avrebbe tanto voluto poterlo ammirare così ogni sera e ogni giorno, ma ultimamente lui era sempre in viaggio, e lei, lei rimaneva al Campo, a progettare edifici e monumenti, senza di lui... <<Sai, mentre ero dentro il Colosseo, mi è tornata in mente la battaglia contro Oto ed Efialte... mi sono tornati i brividi>> raccontò Percy accanto a lei. Il suo sguardo si era incupito di colpo, e i suoi occhi si fecero lucidi<<Abbiamo perso molti amici, ma adesso sono di nuovo tra noi... è incredibile>> disse trattenendo le lacrime. Annabeth si strinse di più a lui<<Abbiamo cercato Orfeo anche nel parcheggiò accanto al Colosseo, sotto cui tu avevi imbrogliato Aracne...>> continuò a raccontare, e stavolta fu Annabeth a incupirsi un po'<<Che spavento mi hai fatto prendere quel giorno, Sapientona!>> le disse scherzando lui. Lei rise e lo baciò delicatamente<<Ti ha spaventato più quello, o il Tartaro?>> chiese lei. Lui sembrò ragionarci un po'<<Senza dubbio la prima, il Tartaro non è stato niente in confronto...>> rispose deciso. La figlia di Atena rimase di stucco: come poteva solo paragonare le due cose, e per di più giudicare più terrificante l'inganno ad Aracne che il loro viaggio nel Tartaro? <<Come mai?>> chiese curiosa. Lui sorrise, e il cuore di Annabeth mancò un battito o due vedendo il suo sorriso da piantagrane, che dopo anni la faceva ancora impazzire<<Perché nel Tartaro eravamo assieme>> rispose lui spiazzandola<<Qualsiasi cosa non potrà mai farmi paura quanto la possibilità di perderti>> continuò lui guardandola negli occhi<<Ti amo, Chase>> le disse prima di baciarla con trasporto...
<<AAHHHRGH>> urlò Percy, ridestatosi. Stupido cuore, stupido lui. Si alzò urlando e imprecando dalla propria poltrona, e in un momento d'ira, lanciò il proprio bicchiere contro il muro. Il vetro si frantumò e cadde ai piedi del semidio, che, iracondo e fuori controllo, si tirava violentemente i capelli<<Io, io ti odio!!!>> urlò fuori di sé con le lacrime agli occhi, e gettò anche la poltrona nel fuoco, in preda all'ira. <<Oh no Percy...>> gli rispose una voce fredda e tagliente, una voce che lo tormentava ogni notte nei suoi peggiori incubi, una voce che gli ricordava costantemente quanto fosse debole e vulnerabile<<Non dirmi che dopo così tanto tempo, ancora pensi a me>> lo sbeffeggiò ancora la voce: quella di Annabeth. Percy sapeva che era tutto nella sua testa, ma rispose urlando ugualmente<<T-tu mi hai tradito! Tu mi hai distrutto>> prese la bottiglia di rum e gettò anche quella nel fuoco, generando una grande fiammata, che sembrava essere alimentata dall'odio e dalla rabbia del semidio, e Percy per un secondo si chiese se i suoi nuovi poteri potessero far tanto. Annabeth rise di gusto, una risata antipatica e pungente<<Si, ti ho tradito... non sei il primo uomo sulla terra ad avere le corna>> continuò a prenderlo in giro. Lui furioso cercava con lo sguardo la ragazza, sebbene sapesse che era tutto dentro di lui, e urlando per la frustrazione cadde in ginocchio continuando a tirarsi i capelli<<Eri tutto per me, ho plasmato la mia vita per te>> travolto dall'ira i suoi occhi si fecero blu, e un violento maremoto si scatenò. La voce di Annabeth si fece più vicina<<Beh, da quello che vedo, sei cambiato...forse hai imparato la lezione, chissà, magari avrei dovuto tradirti molto prima...>> ridacchiò continuando a prenderlo in giro. Il figlio di Poseidone era al limite, si alzò di colpo, prese la scrivania e la ribaltò, noncurante della confusione e del disordine<<Tu! Tu mi hai reso un mostro!!>> la accusò urlando e piangendo, abbandonando ormai ogni freno e briciolo di lucidità<<Tu, la donna per cui mi sono gettato senza esitazioni nel Tartaro!>>. Poi, d'un tratto, si spense, e come privo di vita, si accasciò al suolo, seduto contro il muro, lasciando che il suo potere si calmasse. Non sapeva perché si fosse calmato all'improvviso, ma ormai si sentiva solo un involucro vuoto, incapace di provare qualsiasi emozione, odio compreso. La voce rise di gusto<<Sono risorti tutti i semidei della storia, ma sei morto tu...>> lo prese in giro. Lui sospirò sconfitto<<Perché, perché non mi lasci andare?>> chiese affranto. In quel momento era debole, vulnerabile, come forse non lo era mai stato. Nel vuoto dinnanzi a lui si materializzò la figura di Annabeth, bellissima come la ricordava<<Non sono io che non ti lascio andare Percy...>> disse con la sua vera voce, la voce calda e vellutata che Percy aveva amato per anni, la voce della grande donna che era stata e che per cui Percy avrebbe sacrificato il mondo<<Sei tu, che non riesci ad andare avanti...>> concluse, con un tono quasi dispiaciuto, e iniziò a scomparire. <<S-si, sono io che non riesco a lasciarti andare...>> rispose affranto<<Sono io che non posso andare avanti, senza di te...>>ammise finalmente Percy. Dopo anni, finalmente aveva ammesso la verità che tanto ostinatamente aveva nascosto persino a sé stesso.
In quel momento notò che, all'ingresso, Ippolita lo guardava allibita<<Entra>> ordinò, tanto era inutile nascondersi ormai. Lei entrò, e titubante si avvicinò a lui<<Dimmi, il tuo interesse verso di me è scomparso immagino>> le disse sorridendo amaramente: erano anni che non si mostrava così vulnerabile<<Dopo che hai visto che anche io sono umano...>> continuò triste<<e che amo ancora la persona che mi ha tradito...>> evitò di guardarla negli occhi, quasi vergognandosi di sé e delle sue fragilità. Invece Ippolita pensò esattamente il contrario: averlo visto così debole, fragile, così umano, l'aveva portata solo ad essere attratta ancora di più da lui, e voleva aiutarlo, voleva aiutarlo a uscire dal baratro in cui si trovava, voleva aiutarlo ad andare avanti. Si avvicinò e si sedette accanto a lui<<In realtà no, sai, sei bellissimo anche quando piangi e ti disperi>> gli disse ironica facendolo ridere, e riuscì a rubargli un mezzo sorriso tirato<<Cosa vuoi da me Ippolita?>> chiese lui spiazzando la ragazza. Lei sospiro<<Non lo so Percy, tu cosa vuoi da me?>>. Lui sorrise<<Penso che tu abbia capito che il mio cuore non potrà mai essere tuo...>> disse triste, come se la cosa non piacesse nemmeno a lui. Lei si avvicinò maliziosa al suo orecchio<<Non è il tuo cuore quello che voglio stanotte...>> sussurrò. Lui si voltò verso di lei con il suo solito sorriso beffardo<<Oh Ippolita>> cominciò sorridendo <<Nonostante ti abbia appena detto che non potrò mai amarti, e nonostante tu abbia assistito al mio patetico sfogo, cerchi ancora qualcosa in me?>> domandò divertito e curioso. Lei si allontanò da lui<<Sai Percy, non so se sarai capace di amarmi, o se io amerò mai te>> e fece spallucce<<Ma a maggior ragione dopo aver visto chi sei realmente, voglio provar ad aiutarti a uscire dal baratro in cui ti trovi...>> spiegò, con tono affettuoso e premuroso<<è un gioco pericoloso sì... ma d'altronde... se vuoi essere un re, devi avere una regina>> aggiunse maliziosa avvicinandosi al suo orecchio. In quel momento Percy si lasciò andare e si fiondò sulle sue labbra. Lei elettrizzata ricambiò il bacio con passione, accarezzando il viso del compagno. Lui la prese di peso in braccio e si alzò da terra, e una volta in camera, la gettò sul letto<<Quanta foga, Principe>> disse lei maliziosa. Lui la guardò ridendo, e si tolse la maglia mentre si avvicinava, rivelando il proprio fisico perfetto, e per la prima volta Ippolita notò i vari tatuaggi che decoravano il suo corpo statuario<<E ancora non hai visto niente...>> la baciò ancora, accarezzandola mentre lei lo aiutava a spogliarsi. E si unirono per tutta la notte, e una volta finito, si coricarono abbracciati, e forse per la prima volta dopo anni, Percy sentì battere, seppur flebilmente e solo per un secondo, il proprio cuore.
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𝐁𝐥𝐨𝐨𝐝 𝐚𝐧𝐝 𝐏𝐨𝐰𝐞𝐫 - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧
FanfictionUn nuovo inizio, una nuova era. Dieci anni dopo l'ultima Grande Profezia l'umanità ha inspiegabilmente abbandonato la Terra. Dalle ceneri di un conflitto fratricida un nuovo nemico è sorto, un nemico malvagio, subdolo e senza scrupoli, un nemico tra...