Due persone. Due anime.
Maledettamente diverse e a tratti dannatamente simili.
Il destino ha voluto far incrociare le loro vite. E un motivo ci sarà.
O pịù di uno.
Due poli opposti.
Il bianco e il nero. La purezza ed il peccato. Stella ed Axel. Le...
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Per tre giorni e tre notti non ho fatto altro che pensare e ripensare a come potermi sbarazzare di Smith. I miei amici stanno facendo il possibile per scoprire qualcosa sul suo conto ma nulla, quell'uomo conduce una vita talmente piatta e noiosa che quasi mi spaventa.
Dev'essere un fottuto serial killer.
Si, è così per forza, altrimenti non si spiega come faccia ad avere una vita così monotona e ad essere definito un "modello da seguire", dai suoi colleghi e da alcuni studenti del nostro corso.
Stronzate.
Sono tutte stronzate.
Penso e ripenso mentre mi preparo, mentre faccio colazione, mentre guido, mentre sono con i miei amici, per fino mentre scopo, ormai è un pensiero fisso e ciò urta il mio sistema nervoso. Ogni tentativo da parte mia e dei miei amici non è servito a nulla. Ho parlato con quasi mezzo campus, soprattutto con alcune ragazze che ricordo di essermi portato a letto e anche quelle di cui non avevo memoria e che ho scoperto solamente l'altro giorno, ma nessuna di loro ha a che fare con quel figlio di puttana.
Finito di prepararmi esco dalla mia camera per raggiungere la famiglia Addams al piano di sotto. Come al solito tutti sono seduti ai loro posti, giammai qualcuno osi per sbaglio sedersi per una volta da un'altra parte, è severamente vietato farlo. Mi siedo perciò al mio posto, cioè alla sinistra del boss, e per boss mi riferisco a mio nonno. E no non gli ho dato quest'appellativo solo perché mi piace o per burlarmi di lui, nient'affatto. Lo chiamo così perché lui ci tratta tutti come fossimo suoi dipendenti, suoi schiavi, insomma scegliete voi il nominativo che più vi aggrada, ma la sostanza è quella, e cioè che è un fottuto bastardo, che si crede di avere il mondo ai suoi fottuti piedi.
«Buongiorno. Che succede al principino gli hanno tagliato la lingua?» ecco che inizia, nemmeno il tempo di sedermi su questa cavolo di sedia. Abbasso il capo, mi limito a prendere un po' di caffè, anche se la ciambella posizionata proprio di fronte a miei occhi, mi chiama, e ha tutta l'aria di essere squisista.
«Quando ci si siede a tavola per fare colazione è educato salutare e dare il buongiorno a tutti i presenti, lo sai vero?» insiste, io lo ignoro, e cedo alla tentazione, allungo il braccio per tagliare un pezzo di quella ciambella e di scatto mi ritrovo la sua mano attorno al mio polso, che stringe, stringe forte, senza nessuna pietà e non si ferma fino a quando alzo lo sguardo verso di lui.
So cosa vorrebbe ora. Lo conosco e so che in questo preciso momento desidera sentirmi supplicare.
«Quella non è per te. C'è lo yogurt greco, l'avena e l'avocado se vuoi mangiare qualcosa. Ma quella merda non devi toccarla, chiaro?» urla, stringendo maggiormente la presa. Sposto lo sguardo altrove, ovunque pur di non guardarlo in faccia, altrimenti perderei la calma. Il petto fa su e giù, inspiro ed espiro, stringo forte il pugno, serro la mascella.