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La casa era come sempre buia, la magia nera aleggiava nell'aria, Carlotta stava scendendo le scale di quella villa, per lei una prigione da quando era nata, per andare dal suo signore.
Odiava doverlo chiamare così e cercava di farlo il meno possibile ma a volte l'istinto di sopravvivenza aveva la meglio.

Entrò nella sala da pranzo, vuota, buia e incredibilmente triste come sempre. C'era solo un lungo tavolo di legno scuro ed un camino ora spento. E seduto a capotavola di fronte molto lontano dalla porta c'era...

"Mi volevi Voldy?" Chiese prendendolo in giro, consapevole dei rischi che correva, come ogni volta che lo aveva già fatto.
"Sono il tuo signore Carlotta, visto che padre non mi vuoi chiamare" "Oggi però non sono molto in vena di torture, stranamente. Ti è andata bene ragazza mia"
"Si si come dici tu" rispose lei, più il tempo passava più impazziva stando lì dentro e cercava in tutti i modi di non farsi trascinare nell'oscurità di quella vita che Voldemort voleva per quella ragazza, tanto potente quanto ribelle e per questo pericolosa.

"Ad ogni modo Carlotta, domani arriveranno i mangiamorte per una riunione, ora che sono riuscito a staccarmi da quel Potter nella sera di quasi un mese fa nell'ultima prova del torneo tre maghi e non essere più collegato a lui così da riuscire a toccarlo... sono tornato a tutti gli effetti" sorrise pronunciando l'ultima frase, una smorfia più che un sorriso ma Carlotta non ci fece neanche caso.
"E quindi? Che vuoi da me" disse apparentemente senza emozioni, ma dentro provava paura.

Era già successo molte volte che la torturasse davanti a dei mangiamorte ed odiava le loro risate perfide mentre godevano nel vederla soffrire e cercare di non urlare.

Perché si ormai Carlotta non urlava più già da tempo, abituata a subire da anni cercava di mantenere un pò di potere facendo vedere che riusciva a non urlare e soprattutto piangere: che era forte e sapeva controllarsi.

"Tesoro parteciperai anche tu ovviamente" disse con tono ovvio, con una punta di presa in giro, come a dire sciocca che non lo hai capito.

"E di cosa parlerete esattamente in questa riunione tra squinternati di prima categoria?" Chiese punzecchiandolo ancora Carlotta, oh quanto era simile a suo padre...
"Lo vedrai tesoro ora và a dormire" "E Carlotta" disse di nuovo facendo girare la ragazza che stava per uscire dalla porta.

"Ci vedremo direttamente alla riunione, domattina non ci sarò. Ti conviene comportarti bene davanti ad i miei seguaci oppure conosci già le conseguenze" La ragazza annuì maledicendo la vita che le era capitata e uscì da quella sala, diretta in camera sua.

La sua stanza, il suo unico posto sicuro, per quello a cui era abituata lei.
Si stese sul letto, non sapendo bene cosa fare, di certo non dormire, non aveva ancora sonno.
Si ritrovò così a pensare, guardando il soffitto, scuro anche quello.

"Signore?" Disse una vocina appena udibile bussando alla porta dell'ufficio del Signore Oscuro.
"Avanti" Si sentì dire da un'altra voce, più cupa. La porta si aprì rivelando una bambina di appena cinque anni un pò intimorita ma che prese coraggio e che si fece avanti avvicinandosi sempre di più alla scrivania dove era seduto il mago.
"Signore, posso farle una domanda?" Chiese con la vocina tremolante.
"Dimmi Carlotta"
"Ma io perché sono qui?"
"Tesoro tu sei qui perché io ti volevo qui, sai se molto potente... io sono l'unico che può aiutarti a maneggiare il tuo potere"
"Si ma... il mio papà e la mia mamma?" "Perché non ci sono?" "Voglio stare con loro..." continuò sempre più triste.
"Tua madre è morta facendoti nascere bambina, e tuo padre non ti voleva e non ti vuole perciò ti ha lasciato a me" disse perfido il mago.
La povera bambina scoppiò a piangere da sempre buona e dolce si sentì in colpa per essere stata la causa della morte di sua madre e per aver fatto arrabbiare il suo papà.
Continuava a piangere dicendo che non era stata sua intenenzione, mentre Voldemort la guardava indifferente ma poi dopo un minuto o due che piangeva Carlotta sentì un dolore atroce in tutto il suo piccolo corpo ed oltre a piangere iniziò anche ad urlare disperata. Non aveva idea di cosa stesse succedendo.
Dopo vari minuti il dolore si fermò e la bambina capì che era stato il mago davanti a lei a farglielo subire.
"Bambina mia, sei mia figlia adesso chiaro?" "E la figlia del Signore Oscuro non piange" continuò "E non voglio più sentir parlare di tuo padre o di tua madre intesi?" La bambina annuii spaventata ancora dolorante per riuscire ad alzarsi. Voldemort uscì dalla stanza e la lasciò lì.

Carlotta aprì gli occhi di scatto e si alzò dal letto iniziando a girare per la stanza cercando di togliersi quelle immagini dalla testa ma erano sempre vivide nella sua mente, nonostante fossero passati anni.
La sua prima maledizione Cruciatus.
Ne seguirono tante altre dopo quella di maledizioni, altri incantesimi e cicatrici.

Si ritrovò davanti allo specchio grande, vicino la porta del suo bagno che aveva in camera.
Si tolse la maglietta ed iniziò a guardare il suo corpo pieno di cicatrici. Rise guardandone una: inflittale perché aveva parlato senza permesso. Era a forma di X come la maggior parte di quelle che aveva, rise ancora, un taglio del genere per una cosa tanto stupida, pensò.

Guardò l'orologio: le ventitrè in punto.
"Menomale che non avevo sonno, ho dormito per due ore" si disse sorridendo, parlava molto spesso da sola.

Si preparò per la notte e si rimise a dormire pensando a quello che sarebbe potuto succedere il giorno dopo.
Voldemort l'avrebbe torturata davanti a loro? Avrebbe cercato di costringerla a torturare qualche babbano o traditori del loro sangue che un mangiamorte avrebbe portato?

Decise di dormire, sperando di non fare altri incubi ma ovviamente così non fu.
Ormai non dormiva senza incubi da quando aveva cinque anni.
Ad ogni modo qualche minuto dopo dormiva profondamente.

Non aveva idea però di quello che avrebbe scoperto domani.

Una BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora