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24 Agosto
Era passato quasi un mese da quando Carlotta era arrivata a Grimmauld Place.
Lei ed il padre si erano avvicinati, ma la ragazza non riusciva ancora a chiamarlo come tale.

La casa era ormai quasi come nuova. Lavoravano tutti i giorni per ripulirla da esseri ignoti o vari incantesimi oscuri e oggetti altrettanto oscuri di cui Sirius non voleva conservarne il ricordo.

Ad intralciarli c'era sempre Kreacher che ogni volta cercava di prendere quante più cose possibili appartenute alla sua padrona, Walburga Black, andando a nasconderle sotto il suo "letto".

"Oggi ragazzi dobbiamo pulire quella stanza lì" Disse Molly.
"Che c'è là dentro mamma?"
"Non ne ho idea Ron"
"Lì dentro credo ci sia il pianoforte di mio padre" Disse Sirius.

Carlotta sorrise. Amava la musica, la faceva distaccare dal mondo facendola sempre sorridere. Anche con le lacrime agli occhi cantava o suonava ed un irrefrenabile sorriso le spuntava sulle labbra, senza che lei potesse farci nulla. Con la musica tornava sempre a sorridere.

"Figo" Commentò Fred.
"Si beh, era un bel pianoforte ora che ci penso"

Entrarono nella stanza e Sirius aveva ragione, era un bellissimo pianoforte nero a coda, i tasti eran bianchi e per nulla rovinati, il legno del piano splendeva. Sembrava nuovo, molto probabilmente Orion aveva fatto un incantesimo per farlo conservare al meglio nel tempo.

Lo sgabello sembrava un trono, anche se senza schienale. La pelle nera perfettamente tirata era tenuta ferma ai quattro angoli da dei bottoni d'argento con inciso lo stemma della casata dei Black.
Le quattro gambe erano in legno liscio come il pianoforte.

Carlotta era ferma sull'uscio della porta, gli altri l'avevano superata e la guardavano interrogativi. Lei era come se non li vedesse. C'era soltanto lei in quella stanza... e la musica.

Iniziò lentamente a dirigersi verso il pianoforte, era davanti ad esso.
Cominciò in silenzio a sfiorare i tasti come in trans.

Il silenzio riempiva la stanza, era una scena affascinante, a tal punto che gli altri presenti in quella stanza si erano ammutoliti, guardando affascinati la ragazza che, con una delicatezza la quale non si sarebbero mai aspettati potesse possedere, sfiorava quei tasti bianchi rapita.

Il primo a rompere i silenzio durato minuti o forse soltanto pochi secondi fu Sirius.
"Sai suonarlo?"

La ragazza alzò gli occhi di scatto. Probabilmente ricordandosi solo in quel momento di non essere sola.
Li fissò per qualche secondo.
"Si..." rispose infine mormorando.
Tornando poi con gli occhi sui tasti.

"Ci fai sentire qualcosa?" Questa volta a parlare era stato Ron.
La ragazza lì guardò di nuovo, per più tempo questa volta, poi pensò tra sé è sé "Perché no?".

Così si sedette allo sgabello, era comodissimo, mise delicatamente le mani sui tasti, le sue dita si adagiavano perfettamente su di essi come se fossero stati destinati a stare insieme.

Gli altri la guardavano rapiti.
Lei prese un respiro ed iniziò a suonare. Una musica dolce riempì la stanza.
Si sedettero tutti sui divanetti in pelle nera presenti nella stanza, lasciandosi trasportare dalle dolci ma decise note provenienti dalle corde del piano percosse dai martelletti.

Dopo una trentina di secondi, con lo stupore di tutti, la ragazza iniziò a cantare.

Aveva una voce stupenda, dolce ma decisa, nessuno osava fiatare.
La fissavano come se fosse stata qualcosa di ultraterreno in quel momento e in effetti un po' era così, una luce diversa sembrava circondarla, un sorriso sincero di pura spensieratezza, aleggiava sulle sue labbra, come se in quel momento nel mondo esistesse solo lei e le note del pianoforte.
L'avrebbero ascoltata per ore.

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