Imbarazzo

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«Bene! Dogas!» acconsentì lei con un cenno della testa «Dogas, lei sa perfettamente che non siamo noi a scegliere il nostro destino..» fece una pausa e lo fissò di nuovo per vedere se la seguiva, « Sarebbe dovuto essere uno degli eccelsi a comunicarle le nuove disposizioni che sono state votate dai maggioritari, ma a quanto pare sono stati intrattenuti da altri accadimenti che queste nuove scelte hanno concatenato.» aveva cominciato a camminare avanti e indietro torcendosi le mani e ora di nuovo si era fermata a fissarlo. Lei si avvicinò a lui e gli si parò di fronte come fosse davanti ad un plotone di esecuzione e disse:
« Siamo stati scelti e assegnati!» gliela buttó lì e attese la reazione.

Dogas la stava osservando e sembrava completamente disinteressato a quanto aveva appena detto, lo sguardo di lui stava scivolando dai capelli verso le spalle e poi giù alla curva dei fianchi, quando tornarono a fissarsi sui suoi vide di nuovo quel lampo insieme ad una espressione leggermente stizzita di lei che subito lo portarono a far mente locale delle parole appena pronunciate da lei.
«Scelti?» sbottó « Da chi? E per cosa?»
Lei arrossì di nuovo e gli girò le spalle, questo gli permise di ammirarne le forme e lo turbò  più di quanto si aspettasse. Un abito che sembrava quasi antico le lasciava le spalle e la schiena scoperta e le fasciava le forme fino ai fianchi e scendeva giù ad accarezzarle le gambe lasciando intravedere le esili caviglie e i piedi calzati non dalle solite comuni calzature ma da sandali con stringhe. Dai piedi tornó su ai fianchi e ammiró il sedere e la curva della schiena. Era tutto molto strano. Dagli insegnamenti impartitegli dai maestri era stato istruito a impedire agli istinti primordiali di prendere possesso di lui. Tutte le reclute venivano addestrate al controllo. Quando la p332, un virus per cui non si riusciva a trovare cura, causò aborti e feti deformati i metodi antichi di procreare erano stati soppiantati da una ben più studiata procedura di creazione in vitreo e impiantologia. Vennero proibiti gli intrattenimenti con le madri, che vennero isolate nel padiglione 7 per non essere contaminate. Quanto lo avevano lasciato dormire? Cosa era cambiato nel frattempo?
Cosa aveva spinto gli eccelsi a permettere ad una giovane di vestire in questo modo? Era ormai consuetudine adottare un abbigliamento e modi amorfi e asessuati, tanto che era inibito ogni genere di interesse e se capitava che qualcuno provasse degli interessi veniva subito ibernato. Le madri avevano facoltà di scegliere da chi ottenere il seme, ma non gli era permesso avere contatti con il donatore.
E ora gli mandavano una fanciulla che sembrava risvegliare qualcosa che non aveva mai personalmente conosciuto. E conoscendo gli eccelsi tutto ciò era stato studiato.
Risalì con lo sguardo la schiena nuda della ragazza e si soffermò sulla curva della nuca dove un po' di capelli sfuggiti dall'acconciatura formavano un delizioso boccolo, dal movimento di quel ricciolo capì che la ragazza tremava.
«Da quanto consentono la ricrescita dei capelli?» la domanda gli uscì di getto.
La giovane si volse verso di lui presa alla sprovvista.
«Saranno tre o quattro anni...» rispose e poi come ripensandoci aggiunse:
«ma non a tutti...» e la voce gli si spense a fine frase. Abbassò lo sguardo a guardarsi le mani che continuava a torcersi.
Dogas piegò la testa di lato cercando di scorgere sul suo viso cosa la turbasse di ciò che gli aveva appena rivelato.
«Non a tutti? » chiese «con che criterio scelgono a chi lasciarli crescere?»
Lei alzò il mento e con rabbia rispose:
«Con lo stesso criterio con cui noi siamo stati scelti e assegnati!»
Dogas addrizzò la schiena e la fissò piccato. Perché era arrabbiata con lui?
Allungò il collo, si protese verso di lei e gesticolando con una mano le disse:
« Mia cara signora, come da anche lei affermato poco fa, non abbiamo possibilità di scelta. Non siamo noi a decidere. Quindi non capisco perché lei abbia questo atteggiamento nei miei confronti. Come se io ne sappia qualcosa! Scelti ha detto? Scelti e assegnati?
A cosa di grazia? A guardarla si direbbe ai lavori forzati, ma qui mi sfugge il nesso con i capelli e i suoi abiti non conformi!»
La ragazza aveva incrociato le braccia ed era di nuovo arrossita. Che strana cosina era, un mix di rabbia e timore. Di nuovo Dogas la interrogó:
« Posso sapere almeno il tuo nome? Mi pare alquanto ìmpari che tu sappia il mio nome oltre cosa ci aspetta, mentre io non so neanche chi sei.»
«Sono Sara! Figlia della madre Caterina e del seme del generale Forus, nata nel 3104, cresciuta dalle madri per 10 anni, ibernata per 3 anni e svegliata 5 anni fa per essere istruita.

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