Finnè si sporse a vedere la piccola neonata che dormiva nella teca a fianco della madre, era così piccina, solo due chili e quattro, manine dalle ditina lunghe e un visetto rotondo da bambola, senza nessun segno del trauma della nascita anticipata di un paio di settimane.
Si girò verso la madre che le sembrò estremamente delicata, aveva rischiato molto, per fortuna i medici l'avevano salvata sia lei che la bimba. Ora dormiva tranquilla, finalmente libera anche dalla febbre che aveva fatto preoccupare i medici fin quando non si era accertato, che non era quel maledetto virus e che l'infezione veniva debellata dai comuni antibiotici.Nella sala si attivò il sanificante, segno che qualcuno stava per entrare. Finnè guardò al di là del vetro e vide ruotare e aprirsi il primo accesso, Dogas entrò tenendo per mano il piccolo Gabriel che si guardava intorno intimorito. Dopo qualche secondo anche la seconda porta si aprì e i due entrarono. Finnè sorrise al piccolo, gli tese la mano e lui la prese contento di vedere un volto conosciuto in quelle fredde sale. Finnè lo prese in braccio e lo mise in modo che potesse vedere la sorellina che sembrò spalancare gli occhi apposta per farglieli vedere, Gabriel rise a vedere la boccuccia spalancarsi in un sbadiglio storto. Guardò il padre e gorgogliò «Soella? Anghela!»
Dogas sorrise al figlio e sussurrò «Si Gabriel, è la tua sorellina Angela.» e si chinò a guardare la piccola, tese la mano e le sfiorò il visetto con un dito. La sua mano sembrava gigante vicino a quell'esserino. Dogas si voltò verso Sara, Finnè vide un ombra della passata paura aleggiare ancora sul suo volto. Le occhiaie profonde di due notti insonni sotto i suoi begli occhi grigi.
Lo vide chinarsi a sfiorarle le labbra. Sara non si era ancora svegliata ma sorrise nel sonno. La mano di Dogas sfiorò il volto di lei e sentì la fronte più fresca.Erano tutti sull'isola quando successe. Sara che già lavorava da un annetto e mezzo al museo dell'isola era temporaneamente a riposo per l'ultimo mese di gravidanza. Grazie al suo lavoro aveva potuto organizzare un evento a ricordo del progetto progenie e tutti i 40 partecipanti furono invitati a trascorrere un paio di settimane sull'isola. Erano stati giorni molto pieni, con eventi al museo, escursioni con arrampicate, con campeggi asili per i piccoli, nursery per alleggerire il carico alle madri con bimbi più piccoli e per permettere di partecipare a qualcuna delle visite guidate. Qualche giorno romantico da passare ogni coppia per conto suo e cene raduno che erano un vero caos tra i discorsi dei grandi e i bimbi che gridavano e piangevano per ogni sciocchezza. Quella sera era una di quelle, Sara l'aveva organizzata sulla loro spiaggia, e il bungalow era un punto di riferimento e un rifugio in cui correre per riposare testa e orecchie. La spiaggia era ben illuminata dalle torce posizionate ad ogni angolo dei due stand, uno adibito proprio per i piccoli era delimitato da bassi pannelli in plexiglas ecologico, pavimentato con un enorme pedana a livello, ed erano stati allestiti dei tavolini bassi e dei cuscinoni rigidi per sedersi, cinque ragazze erano state assunte per badare a loro e far mangiare i più piccoli nell'area ad ovest delimitata da un basso recinto.
Finnè era vicino a Sara quando la vide trasalire mentre portava altre brocche, le si avvicinò.
«Tutto bene?» le chiese.
Sara si ricompose subito e le sorrise
«Si! Credo che Angela voglia che io mi sieda un po', » disse toccandosi il pancione «solo una piccola fitta, da stamattina non mi sono seduta un attimo e ora mi sento esausta.»
Insieme si avviarono al bungalow, e si accodò anche Cinzia con i suoi due gemellini di tre anni e la piccola Saretta in braccio. Aveva dato alla piccola il nome della sua cara amica perché pensava le somigliasse molto. Finnè nel tragitto recuperò il piccolo Mett che tentava di mordere Saul il figlio di Elsa, quest'ultima sorrise a Finnè ringraziandola con gli occhi.
Nel bungalow c'era già Kira con la sua splendida chioma rossa seduta su una sedia. Come arrivarono le amiche disse: «Chiudete la porta per favore» poi guardando Sara scherzó «La prossima volta non mi chiamare a meno che tu non abbia installato una veranda insonorizzata. Credo di aver perso i timpani da qualche parte.» le giovani donne risero. Sara si alzò dalla sedia su cui si era appena seduta, per versarsi un bicchiere di succo dal tavolo imbandito che avevano preparato anche all'interno, in quel momento vide Gabriel correre con quelle sue agili gambette verso di lei, stava piangendo e indicava un altro bimbetto sulla spiaggia che aveva preso la sua macchinina, Sara fece per alzarlo ma subito lo rimise giù con un grido. Le donne gli furono subito attorno aiutandola a sedersi sulla poltrona più vicina. Dogas, che non la perdeva mai d'occhio un istante, vide dalla spiaggia e con due falcate era già al suo fianco apprensivo come non mai. Le accarezzò il viso e scendendo con lo sguardo vide allargarsi una macchia di sangue fra le gambe di lei. Urlò come un pazzo. Nel giro di pochi minuti era già li una navicella della clinica, il medico che controllò velocemente Sara disse che non c'era tempo da perdere, e che era urgente un trasferimento in clinica nella cupola. Sara sempre più pallida sussurrò a Dogas di pensare a Gabriel che si era terrorizzato sentendoli gridare. Dogas che avrebbe voluto seguirla si girò verso il piccolo che piangeva e allungava le braccine verso la madre che veniva trasportata all'interno della navicella. Fu Finnè a salire insieme a Sara. Dogas sopraggiunse una mezz'ora dopo in clinica lasciando Gabriel alla nonna.
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L'angelo di cristallo
RomantikAmbientato nell'anno 3122 dove l'evoluzione è stata segnata da scelte drammatiche come cupole protette dall'atmosfera e l'asessualità di buona parte della popolazione terrestre, scelte che verranno rimesse in discussione per la salvezza della specie...